Sinodo e divorziati risposati: no a cambi di dottrina, sì a pastorale "colma di misericordia"

Briefing oggi in Sala Stampa vaticana con il card. Coccopalmerio e mons. Durocher. Le discussioni entrano nel vivo e si parla di rispetto per divorziati risposati e omosessuali e delle nuove procedure di nullità matrimoniale

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“Niente di nuovo sotto il sole”, direbbe il Qoelet. I Padri Sinodali hanno ormai scaldato i motori entrando nel vivo delle questioni prefissate dall’Instrumentum laboris e finora in Aula si è assistito ad un “crescendo di partecipazione, passione e coinvolgimento”, come ha fatto notare padre Lombardi nel quotidiano briefing con i giornalisti in Sala Stampa vaticana, al quale erano presenti anche il cardinale Francesco Coccopalmerio e mons. Paul-André Durocher.

Tuttavia nulla di sconvolgente è avvenuto all’interno del grande assise vaticano, soprattutto riguardo ai temi “caldi” come l’accesso ai sacramenti per le persone in situazioni ‘irregolari’, imposto dalla stampa internazionale come punto nodale del Sinodo 2014.

Sull’argomento l’assemblea rimane infatti divisa in due correnti: da un lato, chi afferma l’impossibilità dell’ammissione ai sacramenti nel caso esistesse un legame matrimoniale valido. Quindi fedeltà alla dottrina e alla indissolubilità del matrimonio come proposto da Cristo. Dall’altro, chi vede nella chiave della misericordia l’approccio giusto per affrontare e “fare discernimento” su certe situazioni vissute dai fedeli. Quindi non si nega la dottrina, ma si cerca di venire incontro alle esigenze concrete attraverso una pastorale che non sia “repressiva”, ma “colma di misericordia”. 

Come già precisato dal cardinale Vingt-Trois nel briefing di lunedì scorso, tuttavia il Sinodo non è un dibattito parlamentare, pertanto non si può parlare di una maggioranza o una minoranza nei due fronti. “Nel Sinodo non si fa la conta – ha sottolineato padre Lombardi – tantomeno pensiamo di dividere i ‘freddi dai caldi’, i ‘duri dai buoni’. Il Sinodo fa un suo cammino, le persone si incontrano, parlano, procedono nell’approfondimento, nella conoscenza vicendevole”.

E proprio in virtù di questo clima di libertà e parresìa auspicato dal Papa all’inizio dei lavori, “stanno venendo fuori tante confessioni, testimonianze… – ha riferito il cardinale Coccopalmerio – Ognuno dice ciò che pensa e con passione. Tra le due posizioni non c’è antagonismo, contrapposizione da nemico, ma ascolto cordiale, umile e sincero”.

I due poli si sono trovati infatti d’accordo sulla necessità di adottare un “atteggiamento di rispetto” per persone come i divorziati risposati, perché spesso “vivono situazioni di disagio o ingiustizia sociale, soffrono in silenzio e cercano in molti casi, attraverso un percorso graduale, di arrivare a partecipare più pienamente alla vita ecclesiale”.

L’ermeneutica, insomma, è quella indicata da Bergoglio: salvare la dottrina, ma partire dalle singole persone, dalle loro necessità, sofferenze, urgenze. Ci si trova di fronte all’interrogativo posto duemila anni orsono da Cristo, ha osservato Coccopalmerio: “Quando ti cade il bue o il figlio nel pozzo il giorno di sabato cosa fai? La legge del sabato c’è, la rispetto, ma ho dei casi che impongono il mio intervento. Ci sono persone che hanno bisogno di me”. Pertanto, ha insistito il porporato, si devono dare risposte a “persone concrete che sono in condizioni di gravità e urgenza”.

Ai giornalisti, il presidente del Dicastero per i Testi legislativi ha poi riportato il caso – già citato nel suo intervento in Aula – di una persona “che si trova in situazione illegittima ma che non può uscire da questa situazione”. Ovvero una donna ‘accasata’ con un uomo abbandonato ingiustamente con tre bambini, che lei ha allevato e cresciuto amorevolmente. “E noi diciamo abbandona questa unione anomala? ‘Ma io non posso!’ risponderebbe lei. In questi casi qualcosa dobbiamo fare – ha rimarcato il cardinale – Se il Sinodo inizia a pensare a questo ottiene grandi risultati”.

Coccopalmerio ha inoltre informato dei nuovi orientamenti emersi circa lo snellimento dei processi di dichiarazione di nullità matrimoniale, una esigenza, questa, rilevata da più parti. In generale in Aula si è parlato di integrare più laici competenti nei Tribunali ecclesiastici; di stare attenti a non scadere nella superficialità e di salvaguardare il rispetto della verità e i diritti delle parti.

Più nel dettaglio, ha spiegato il porporato, si è proposto di eliminare la doppia sentenza conforme, esigere un solo giudice collegiale e applicare una procedura amministrativa, non sostitutiva di quella giudiziale, bensì complementare ad essa. Si è proposto, cioè, che spetti al vescovo decidere quali richieste di verifica di nullità trattare per tale via amministrativa. Ad esempio, ha detto Coccopalmerio, nel caso di un matrimonio certamente nullo, pur non avendo alcuna prova, né testimoniale né documentale, ma solo l’attestazione a voce di uno o entrambi i contraenti che il vescovo riconosce come “credibili” (li conosce, sa che non hanno interesse a dire il falso), allora egli può dichiarare il vincolo inesistente. In ogni caso, ha ribadito il cardinale, “si tratta sempre di vedere se il matrimonio c’è o non c’è. Il problema è sì adottare procedure, ma che non vadano contro l’attestazione della realtà”.

In concomitanza al Sinodo, lavora poi la Commissione per la riforma del processo matrimoniale canonico, recentemente istituita dal Pontefice, di cui fa parte lo stesso cardinale. Essa, ha spiegato, “lavora con il Sinodo, ma indipendentemente dal Sinodo”. Prima dell’avvio dell’assemblea i membri si sono incontrati per la prima riunione, altre dieci sono programmate dal 19 ottobre in poi.

Tra gli argomenti affrontati in conferenza stampa anche il riferimento alle possibilità di divorzio previste dalle Chiese ortodosse. “Se n’é parlato spesso – ha ammesso il cardinale -. Il problema è capire cosa succede nelle Chiese orientali. Solo il primo matrimonio è il vero matrimonio, il mysterion, le altre sono unioni accolte, accompagnate benedette per la pace delle persone, ma non sono considerate un vero matrimonio”. Inoltre, ha soggiunto, “è difficile fare accostamenti tra dottrina e prassi canonica, e quindi che il matrimonio della chiesa latina possa trovare qualche continuazione in altri tipi di unione sul modello delle chiese ortodosse. Il Sinodo lo ha preso in considerazione e qualcuno l’ha ipotizzato, ma la vedo una via difficile”.

Poco si è parlato invece delle unioni omosessuali, se non nella linea di una “pastorale dell’ascolto e dell’accoglienza”, invocata comunque per tutte le situazioni ‘difficili”. Laddove hanno chiesto “un cambio di linguaggio più rispettoso”, i Padri Sinodali hanno comunque ribadito che “il matrimonio è solo quello tra uomo e donna”. E a chi chiedeva al cardinale Coccopalmerio se, insieme all’accoglienza, potesse arrivare una ‘benedizione’ della Chiesa per le coppie gay, il porporato ha tagliato corto: “Per noi – per la cultura umana in genere – il matrimonio è quello fatto da uomo-donna. Le coppie omosessuali non le giudichiamo, le riteniamo in buona fede, ma dire che benediciamo questo tipo di unioni proprio no! Tantomeno le consideriamo matrimonio o famiglia”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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