"Signore, libera il tuo popolo dallo spirito del clericalismo"

A Santa Marta, Papa Francesco afferma che quando nella Chiesa “manca la profezia” il clericalismo prende il sopravvento, il popolo di Dio “piange nel suo cuore” perché non trova il Signore

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A Papa Francesco il clericalismo proprio non piace. In più di un’occasione, l’ha definito una patologia di cui è affetta la Chiesa moderna. Anche oggi nella Messa mattutina a Santa Marta, nel terzo lunedì d’Avvento, il Pontefice ha stigmatizzato tale atteggiamento affermando che esso trova spazio quando nella Chiesa manca la profezia. Quindi, la vita stessa di Dio.

Commentando le letture del giorno, il Santo Padre ha evidenziato che il profeta è “l’uomo dall’occhio penetrante che ode le parole di Dio” ed è l’uomo dei “tre tempi”. L’uomo, cioè, che conserva dentro di sé il passato, il presente e il futuro. Il profeta, ha spiegato il Papa, guarda al passato, perché “è cosciente della promessa e ha nel suo cuore la promessa di Dio, l’ha viva, la ricorda, la ripete”. Poi “guarda il presente”, guarda cioè il suo popolo, e poi “sente la forza dello Spirito per dirgli una parola che lo aiuti ad alzarsi, a continuare il cammino verso il futuro”.

“Promessa del passato; contemplazione del presente; coraggio per indicare il cammino verso il futuro”, sono dunque le caratteristiche del profeta. Per questo, ha ricordato Papa Francesco, “il Signore sempre ha custodito il suo popolo con i profeti, nei momenti difficili, nei momenti nei quali il Popolo era scoraggiato o era distrutto”. E anche quando la Vergine Maria “era ai piedi della Croce”, ha aggiunto, è stato “necessario l’intervento del profeta”.

Tuttavia, “non sempre il profeta è ricevuto, tante volte è respinto”, ha osservato il Pontefice. Gesù stesso denuncia i Farisei dicendo che i loro padri hanno ucciso i profeti, “perché dicevano cose che non erano piacevoli: dicevano la verità, ricordavano la promessa!”. “E quando nel popolo di Dio manca la profezia – ha sottolineato il Papa – manca qualcosa: manca la vita del Signore!”.

Non solo: “Quando non c’è profezia la forza cade sulla legalità”. Prende così il sopravvento il legalismo, ha avvertito Bergoglio: lo si nota nel Vangelo di oggi, in cui i sacerdoti vanno da Gesù “a chiedere la cartella di legalità: Con quale autorità fai queste cose? Noi siamo i padroni del Tempio!”. Queste persone, ha rimarcato Francesco, “non capivano le profezie. Avevano dimenticato la promessa! Non sapevano leggere i segni del momento, non avevano né occhi penetranti, né udito della Parola di Dio. Soltanto avevano l’autorità!”. 

Insomma, “quando nel popolo di Dio non c’è profezia, il vuoto che lascia viene occupato dal clericalismo”, secondo il Vescovo di Roma. E succede che “la memoria della promessa e la speranza di andare avanti vengono ridotte soltanto al presente: né passato, né futuro speranzoso. Il presente è legale: se è legale vai avanti”. In questo regno del legalismo, a rimetterci però è il popolo di Dio – ha detto Bergoglio – che “non trova il Signore” e quindi “piange nel suo cuore”. Proprio “come piangeva la mamma Anna, la mamma di Samuele, chiedendo la fecondità del popolo, la fecondità che viene dalla forza di Dio, quando Lui ci risveglia la memoria della sua promessa e ci spinge verso il futuro, con la speranza”.

La preghiera dei cristiani in questi giorni di preparazione al Natale deve essere dunque: “Signore, che non manchino i profeti nel tuo popolo!”. “Tutti noi battezzati siamo profeti”, ha concluso il Papa, e ha suggerito l’orazione da rivolgere a Dio: “Signore, che non dimentichiamo la tua promessa! Che non ci stanchiamo di andare avanti! Che non ci chiudiamo nelle legalità che chiudono le porte! Signore, libera il tuo popolo dalla spirito del clericalismo e aiutalo con lo spirito di profezia’”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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