Sicurezza e rispetto, la chiave per affrontare il tema dei rifugiati

Monsignor Tomasi interviene all’UNHCR

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di Roberta Sciamplicotti

GINEVRA, giovedì, 1° luglio 2010 (ZENIT.org).- “Una combinazione di sicurezza, rispetto della dignità umana e diritti umani” è la chiave per affrontare in modo efficiente e costruttivo la situazione dei rifugiati nel mondo.

Lo ha affermato l’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e alte organizzazioni internazionali a Ginevra, intervenendo il 22 giugno scorso nella città svizzera al 48° Meeting del Comitato Permanente del Comitato Esecutivo dell’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR).

La delegazione della Santa Sede, ha affermato il presule, sostiene “l’intenso sforzo” compiuto dall’UNHCR a favore dei rifugiati e delle persone “in situazioni che destano preoccupazione”.

Le ultime statistiche, ha sottolineato, affermano che “il movimento involontario di persone nel globo aumenta”. Il numero di persone di cui si è occupato l’UNHCR è infatti aumentato fino a 43,3 milioni nel 2009, la cifra più alta dagli anni Novanta.

“Sicurezza, rispetto della dignità umana e diritti umani” costituiscono la combinazione per far fronte a questa sfida, nei confronti della quale serve innanzitutto “un rinnovato sforzo per evitare lo sfollamento forzato prima che inizi e per anticipare eventi che potrebbero provocare problemi alla difesa”.

“Ugualmente importante” è poi “mantenere un forte consenso internazionale sul regime di protezione, fondato sul diritto internazionale in un momento in cui gli attori non statali non giocano seguendo le sue regole”.

Risposte adeguate

La difesa, ha ribadito monsignor Tomasi, “è un impegno etico che è alla base di un’azione efficace”.

“La responsabilità che dobbiamo ai gruppi vulnerabili della nostra famiglia umana richiede risposte adeguate per porre rimedio alla violazione dei diritti e assistere le vittime”, ha indicato.

“Lo stesso senso di coerenza deve guidare gli Stati a trasferire in appropriati servizi di protezione gli impegni che hanno assunto”.

Secondo il presule, non si può infatti dire che uno Stato abbia fatto fronte alle sue responsabilità “quando le persone che versano in condizioni preoccupanti sono lasciate in situazioni di indigenza”.

Ad ogni modo, ha riconosciuto che è “sicuramente un segno lodevole e incoraggiante il fatto che, malgrado le enormi difficoltà provocate dall’attuale crisi economica e finanziaria, i contributi per i rifugiati siano aumentati”.

“Una cultura di interazione umana amichevole nel nostro mondo globalizzato può favorire un’ulteriore solidarietà”, ha aggiunto.

Il ruolo dei media

Monsignor Tomasi ha quindi ricordato l’importanza dei media e della presentazione che fanno della situazione.

“Il loro ruolo nel presentare una percezione positiva delle persone forzosamente sfollate, una giusta indicazione delle vere cause di questo sfollamento e un giusto e realistico senso di solidarietà possono contrastare la disinformazione e la manipolazione politica di paure di popoli e culture sconosciuti”, ha rilevato.

Possono inoltre mostrare che “i rifugiati e le persone forzosamente sfollate hanno talenti e capacità da offrire”, e segnalare “i vantaggi della costruzione di un futuro comune”.

L’Osservatore Permanente ha quindi concluso il suo intervento citando le parole di Papa Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2010: “I rifugiati desiderano trovare accoglienza ed essere riconosciuti nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali; in pari tempo, intendono offrire il loro contributo alla società che li accoglie. Preghiamo perché, in una giusta reciprocità, si risponda in modo adeguato a tale aspettativa ed essi mostrino il rispetto che nutrono per l’identità delle comunità che li ricevono”.

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ZENIT Staff

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