"Siamo sedotti dal Risorto"

La catechesi a Rio di mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo

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“Non pensate che la Gmg sia come una piccola pastiglia che vi prendete per ritrovarvi all’improvviso cambiati e sanati ma è necessario che voi queste cose le portiate nel cuore e le rendiate concrete nella dimensione dei luoghi dove voi state abitualmente. Io non posso andare in discoteca ad esempio, ma voi si! Ricordate che nessun luogo è inadatto a Dio se li vi abita un uomo!”

E’ subito incisivo l’attacco della catechesi di monsignor Edoardo Menichelli, arcivescovo della diocesi di Ancona-Osimo, con i gruppi dei ragazzi provenienti dalla Puglia e dalla Lombardia che ha incontrato la mattina di giovedì 25 luglio nella parrocchia di San Giuda Taddeo a Niteroi.

E il tema della giornata è stato quello della missione. “Cari ragazzi – ha continuato l’arcivescovo – bisogna recuperare i verbi di moto del vangelo, andate, ammaestrate battezzate perché esprimono tutti un’azione una presa di solidarietà e di coscienza e naturalmente anche una risposta ad un invito. Ma per fare i discepoli bisogna anche essere discepoli, perché se non lo si è, non possiamo raccontare nulla, il nostro evangelizzare è quello relativo ad un’esperienza fatta che deve essere quella del Risorto o meglio l’esperienza del sepolcro vuoto perché, noi siamo sedotti dal Risorto”.

E monsignor Menichelli ha affrontato con i giovani anche il problema del grande vuoto culturale di cui spesso soffrono le nuove generazioni. “La missione, – ha continuato – presuppone una grande moralità, esistenziale del dove stai e culturale di cui oggi se ne avverte una grande necessità, perché c’è un deficit terribile e anche un subbuglio di idee pseudoculturali tremendo.”

Ma quanto è difficile per questi giovani mettere in pratica ciò che stanno vivendo in queste straordinarie giornate? “Il problema – spiega il vescovo a margine della catechesi – non solo per questa ma per tutte le altre Gmg alla fine, è quello che non possiamo limitarci a questi incontri, non dobbiamo abbandonare questi ragazzi una volta tornati nelle nostre case, ma è necessario che noi li accompagniamo! Allora c’è bisogno di una sorta di sezionamento della pastorale senza scartare nulla, ma andare verso compiti privilegiati, con una particolare cura verso i giovani e le famiglie che sono a rischio”.   

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Marina Tomarro

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