Siamo disposti a riconoscerci bisognosi della sua misericordia?

Il mese di luglio è dedicato al Preziosissimo Sangue di Gesù

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Il mese di Luglio è dedicato tradizionalmente al preziosissimo Sangue di Gesù, una devozione che rischia di essere allontanata dal cuore dei fedeli per l’ondata d’incredulità che sta travolgendo i nostri tempi.

È fruttuoso domandarci quali siano state le ragioni che hanno indebolito la devozione al sangue di Gesù. Il mondo di oggi ignora il valore salvifico di quel sangue dell’alleanza che ha la capacità di stabilire un legame di misericordia con Dio e di ancorare le radici della nostra speranza alll’eternità. Quel sangue, versato sulla croce, ci rende consanguinei con il Figlio di Dio e ci dona una vera fratellanza con il prossimo.

Chi contempla il sangue di Cristo quando sgorga dal suo costato trafitto, chi si nutre di questo sangue prezioso, assume per partecipazione la natura divina.

La precondizione per entrare in questo mistero vitale è quello di riconoscersi peccatori, avere l’umiltà di credere al Suo amore redentore e lasciarsi perdonare per il male commesso. Solo così nasce dentro di noi un cuore nuovo, un cuore dal quale pulsa il suo sangue, un cuore capace di amare.

Questa nuova vita, nella quale circola questo sangue, diviene destinataria di un profondo cambiamento interiore: matrimoni distrutti diventano fecondi, relazioni tra genitori e figli ricostruiti, nascita di vocazioni inaspettate, sono il frutto nato dal seme del sangue versato da Gesù.

Quel sangue, effuso dalla sua piaghe, vuole sanare le nostre ferite. Il mondo che rifiuta di credere nel valore salvifico e vivificante di questo sangue, riversa questa incredulità sul prossimo, spargendo sangue innocente. Le tante guerre che affligono le varie zone del pianeta, la piaga della fame nel mondo, i tanti aborti che vengono praticati in tantissime nazioni, la sperimentazione sugli embrioni, la tratta di essere umani, lo scarto degli anziani, l’altissimo tasso di disoccupazione dei giovani, sono ferite sanguinanti provocate dall’uomo al suo simile, quando rifiuta il dono di amore del sangue di Gesù.

Accogliere con fede e speranza il sangue di Gesù significa rendersi disponibili ad affrire a Dio le sofferenze del proprio martirio. Quando si parla di martirio non si deve intendere solo quello della carne; esiste anche il martirio spirituale. Maria è madre del martirio spirituale. Maria ha vissuto il suo martirio dell’anima, quando la carne del Verbo di Dio è stata inchiodata sulla croce e quando una lancia ha trapassato il costato de suo Figlio.

Maria che ha dato il sangue al suo Divin Figlio nel momento dell’incarnazione, ha accettato interiormente che quel sangue venisse sparso per la remissione dei peccati del mondo. La sofferenza della passione di Gesù Cristo, per Maria si è trasformata in letizia spirituale quando ha visto quel sangue distribuito durante le celebrazioni eucaristiche. Più di tutti gli altri Maria ha riconosciuto in quel sangue il sacrificio del suo Figlio e, per questo, più di tutti, ha compreso a pieno il valore salvifico dell’effusione di quel sangue umano e divino.

La Chiesa, legata indissolubilmente con Maria, continua a offrire il sangue del suo Signore, affinchè ogni fedele possa sentirsi amato da Dio.  Se il culto del corpo di Cristo trova la sua collocazione davanti al tabernacolo o nell’adorazione eucaristica, il culto al sacratissimo sangue di Gesù trova i suoi adeguati spazi nella celebrazione eucaristica e nella preghiera del cuore.

Il sangue di Gesù ci insegna che la vita cresce solo quando la si dona. Noi possiamo sacrificarci per l’altro, solo perchè Dio si è sacrificato interamente per noi.

Ma noi siamo disposti a riconoscerci bisognosi della sua misericordia? Crediamo veramente che la salvezza ci viene in virtù della fede nel sacrificio del Figlio di Dio? Crediamo al valore eterno di quell’alleanza che garantisce il suo perdono a tutti coloro che invocano Dio con cuore sincero?

Il sangue di Cristo, sparso durante la flagellazione, l’incoronazione di spine, il colpo dei chiodi e della lancia, rende feconda ogni anima capace di rimanere sotto la croce della propria vita.

Vivere sotto la croce di Gesù, attraverso l’accettazione della propria croce, significa lasciarsi immergere in quel sangue per farsi guarire dai propri dubbi, impazienze, incredulità e tiepidezze che contaminano la nostra vita cristiana.

Solo attraverso l’atto di fede di rimanere ai piedi della croce di Gesù, il nostro sangue sarà mescolato con il sangue di Gesù. Le nostre sofferenze fisiche di una malattia, le nostre persecuzioni e discriminazioni ricevuti dai parenti, dai vicini di casa o dai colleghi di lavoro, i nostri travagli interiori nel vedere i rifiuti dei figli a incamminarsi sul serio nella vita cristiana, assumeranno un valore salvifico per gli altri.

Solo così quel sangue diventerà per ognuno di noi bevanda di vita e calice di salvezza.

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Osvaldo Rinaldi

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