"Siamo chiamati a fare i giornalisti, non a fare prediche dalle nostre colonne"

Francesco Zanotti, presidente della Fisc, interviene nel dibattito suscitato da mons. Galantino a proposito di quei giornalisti “più bigotti dei bigotti”

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Giornalisti cattolici bigotti? Il Copercom (Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione) promuove una riflessione tra i presidenti del Coordinamento a partire da quanto dichiarato nei giorni scorsi a Radio vaticana da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a proposito dei comunicatori cattolici. “Abbiamo fior di professionisti – ha affermato il presule – che per un malinteso senso di ecclesialità e di fedeltà alla Chiesa, diventano più bigotti dei bigotti”.

Sul tema è intervenuto oggi Francesco Zanotti, presidente della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), che ha dichiarato: “Noi siamo chiamati a fare i giornalisti. Punto. Non i giornalisti cattolici. Non mi stancherò mai di ripeterlo: cosa deve avere di diverso un giornalista cattolico da un giornalista che cattolico non è? Forse sarà meno giornalista? La nostra è una professione delicata, spesso nell’occhio del ciclone. Siamo chiamati a essere oltre che professionisti, soprattutto professionali. Non solo come gli altri, ma molto più degli altri, per vincere un certo pregiudizio attorno al nostro mondo. Da credenti svolgiamo la professione di giornalisti. Mi pare tutta un’altra faccenda”.

E ha poi proseguito: “La fede che professiamo e che tentiamo ogni giorno di incarnare decide della nostra vita. Le dà un senso, un senso pieno, autentico. E ciò vale anche per la nostra professione. L’incontro con Gesù Cristo è decisivo anche per me che faccio il giornalista, così come lo è per chiunque. O crediamo a questo fatto così determinante o rischiamo il bigottismo, cioè dire e non fare, enunciare e non essere, il “per Dio” solo delle apparenze da cui deriva il termine bigotto”.

Zanotti, che invita dunque i colleghi “a non fare prediche dalle nostre colonne”, caldeggia uno stile che renda protagonista “la gente”, “raccontando quelle storie di straordinaria quotidianità di cui sono ricche le nostre comunità locali”, poiché “il bravo giornalista, non bigotto, si pone in disparte, fa il narratore. Vede, scruta, scava e racconta, con occhi e cuore attenti alle persone”.

Il presidente della Fisc auspica infine “un sano ripensamento del nostro ruolo e della nostra professione che io intendo anche come missione-vocazione”.

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ZENIT Staff

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