Si chiederà ai medici di abolire la coscienza?

Polemiche per il nuovo Codice deontologico dei medici, che trasforma l’eutanasia in “pratica per la buona morte” e obbliga gli obiettori a farsi complici dell’aborto. Alcuni Ordini pronti a ricorrere al Tar pur di non applicarlo

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Verrà presentato soltanto oggi, ma già detiene uno storico record di polemiche. È il nuovo Codice deontologico dei medici. Approvato lo scorso 18 maggio a Torino dal Consiglio nazionale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), il testo sta suscitando perplessità e malumori all’interno della categoria.

L’annuncio trionfale dell’approvazione da parte di Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo, aveva celato la presenza di una piccola fronda, destinata a dilatarsi, all’interno del Consiglio Nazionale. Dei 106 ordini votanti, infatti, si sono registrati 10 voti contrari e 2 astenuti. Una minoranza sì, ma significativa. I contestatori fanno notare che non era mai successo, d’altronde, che il Codice deontologico non venisse votato all’unanimità.

“Siamo contrari a questo documento e sto pensando di fare un ricorso per bloccarlo. Comunque da noi potremmo non applicarlo”, fa sapere Roberto Rossi, presidente dell’Ordine di Milano, il secondo più grande d’Italia. Sulla scia dei medici milanesi si sono posizionati gli Ordini di Bologna, Lucca e Massa Carrara, pronti anche loro a ricorrere al Tar pur di non applicare il nuovo Codice. Insofferenze si rilevano anche a Ferrara, Piacenza, Latina e Potenza.

Gli articoli che destano maggiori preoccupazioni sono il 3 e il 22. Il primo sostituisce il termine “eutanasia” con “pratiche per la buona morte”. Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine di Bologna, rileva qui il rischio di un’assimilazione alle cure palliative, “mentre dev’essere ben chiaro che l’eutanasia è un’altra cosa”, afferma. L’articolo 22, che disciplina la clausola di coscienza, prevede invece l’obbligo di fornire informazioni “per consentire la fruizione della prestazione”. Detto con un esempio, gli obiettori all’aborto dovranno indicare alla donna incinta dove può andare ad abortire, diventando di fatto complici di un’azione che disapprovano per motivi di coscienza.

“Ho già parlato con gli avvocati di un eventuale ricorso contro il testo approvato alla fine della scorsa settimana – spiega Rossi – . Devo sentire il nostro consiglio in proposito. C’è anche l’idea di non applicare il nuovo codice deontologico ma restare con quello del 2006, o di emendarlo senza considerare gli articoli che ci convincono di meno. La legge ci permette di farlo ed è la stessa idea che hanno i colleghi di Bologna”.

Rossi lamenta poi uno scarso coinvolgimento da parte del Consiglio Nazionale. “In sede di discussione non c’è stata molta possibilità di dialogo – spiega all’Adnkronos -. Abbiamo partecipato attivamente al dibattito, abbiamo presentato un sacco di emendamenti, ma alla fine tutto il lavoro è stato ‘compresso’ in poco tempo”. Il numero uno dell’Ordine meneghino trova inoltre “inqualificabile e non democratico” il fatto che il testo definitivo del nuovo Codice sia “secretato per tutti noi fino alla conferenza stampa di venerdì prossimo”.

In attesa di novità, il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco assicura all’Ansa “azioni di risposta” affermando che “le decisioni prese vanno rispettate”.

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Federico Cenci

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