Sfarzo e amore per i poveri tra Francesco d'Assisi e Maria Cristina di Savoia

Ciò che può apparire contraddittorio trova spiegazione nelle “Fonti Francescane”

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Papa Francesco al termine della recita dell’Angelus, domenica 26 gennaio 2014, ha affermato: “Ieri, a Napoli, è stata proclamata beata Maria Cristina di Savoia, vissuta nella prima metà del secolo diciannovesimo, regina delle due Sicilie. Donna di profonda spiritualità e di grande umiltà, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, diventando vera madre dei poveri. Il suo straordinario esempio di carità testimonia che la vita buona del Vangelo è possibile in ogni ambiente e condizione sociale”. Quindi Maria Cristina di Savoia dal Pontefice è definita mater pauperum, proprio come secoli prima san Francesco d’Assisi fu denominato pater pauperum! Infatti la “Reginella santa” – come ebbero a chiamarla i napoletani – non solo beneficò molti, ma la sua opera caritativa dopo che morì a soli 23 anni, fu portata avanti dal francescano suo coetaneo padre Ludovico da Casoria.

Tuttavia sfogliando il catalogo della mostra Il Tesoro di Napoli. Il Capolavori del Museo di San Gennaro si può vedere che nella preziosissima collana gemmata di san Gennaro vi è anche un gioiello donato nel 1832 da Maria Cristina di Savoia decorato con motivi vegetali e impreziosito da smeraldi e diamanti. Più precisamente si tratta della sévigné – un tipo di spille da corsetto a forma di fiocco che nella parte anteriore reca pietre preziose mentre nella parte posteriore smalti e disegni incisi che prese da Madame de Sévigné, famosa scrittrice francese che le prediligeva – che appartenne già a sua madre, l’arciduchessa Maria Teresa d’Asburgo-Este.

Vedendo la sfarzosità di tale gioiello, ma anche tutto il ricco “tesoro di san Gennaro” nasce spontanea la domanda: “Perché tutto questo spreco? Si poteva benissimo vendere e dare il ricavato ai poveri!” (cfr. Vangelo secondo Marco 14,3-9; Vangelo secondo Giovanni 12,1-8). Ma viene in mente anche frate Francesco d’Assisi, da alcuni denominato il Poverello, che nella prima lettera ai custodi scrisse: “I calici, i corporali, gli ornamenti dell’altare e tutto ciò che serve al sacrificio, debbano averli di materia preziosa. E se in qualche luogo il santissimo corpo del Signore fosse collocato in modo troppo miserevole, secondo il comando della Chiesa venga da loro posto e custodito in un luogo prezioso” (in Fonti Francescane, n. 241).

Quello che può apparire contraddittorio o incompatibile – sfarzo e amore per i poveri – sia per Francesco d’Assisi che, secoli dopo, per Maria Cristina di Savoia non si escludevano.

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Per un approfondimento cfr. Francesco e Chiara d’Assisi. Percorsi di ricerca sulle fonti. Atti delle giornate di studio Edizioni e Traduzioni (Milano, 28 ottobre 2011 – Roma, 9 marzo 2012), Editrici Francescane, Padova 2014 il dossier in http://www.assisiofm.it/maria-cristina-di-savoia-3607-1.html

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Pietro Messa

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