"Sergente Roncalli. Dal buio della guerra una luce di pace"

L’intervento di don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII, domani al Festival della Cultura di Bergamo

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“Sergente Roncalli. Dal buio della guerra una luce di pace” è il titolo della Relazione che don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa GiovanniXXIII, terrà domani, mercoledì 14 maggio, alle 21, presso il Centro Congressi Papa Giovanni XXIII di Bergamo, nell’ambito del Festival della Cultura. 

Dopo la sua Canonizzazione dello scorso 27 aprile, il Festivalnon poteva non rendere omaggio a questa figura così importante per la città lombarda. La relazione di don Bolis si avvale poi di immagini rare e artisticamente rielaborate da Antonio Chiesa che ritraggono Roncallinegli anni della Prima Guerra mondiale. A partire dai Diari di guerra del sergente Roncalli, il direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII, individua alcunelinee di pensiero che, nate negli anni del primo conflitto mondiale, troveranno pieno sviluppo nel suo pontificato. 

L’esperienza della Grande Guerra, a cui il giovane Roncalli ha partecipato come “sergente di
sanità” e cappellano militare nell’ospedale di Bergamo, ha segnato profondamente il suo
spirito e il metodo pastorale di approccio alle anime, lasciando ampie tracce nei suoi scritti.
L’incontro ha lo scopo di evidenziare questa relazione, avvalendosi delle parole stesse di
Roncalli provenienti dai suoi scritti e discorsi. L’impegno per la pace e la ferma condanna di ogni guerra, sbocciati nell’Enciclica Pacem in Terris, sono infatti maturati attraverso un lungocammino iniziato dalla drammatica esperienza della Grande Guerra. 

«I dolori dell’Europa sono grandi – affermava Roncalli (Discorso sul Sacro Cuore. 11 giugno 1915) – tante giovani vite sacrificate, tanti interessi individuali,  domestici, civili, nazionali, sociali compromessi e mandati in rovina, tutte le conseguenze di una guerra che è sempre un flagello anche se è guerra vittoriosa, compongono un cumulo di affanni, spremono lacrime e lacrime, così come dal cozzo degli eserciti e dei popoli scaturisce un fiume di  sangue».

La condanna della guerra è netta, ma ciò non implica il disprezzo dei genuini sentimenti verso la Patria, la quale merita il sacrificio per i grandi valori della libertà e della giustizia. Le parole di Roncalli raccontano l’emozione di trovarsi davanti alla morte di tanti giovani e alla sofferenza dell’umanità, ma anche l’esperienza del contatto con persone di varia provenienza, cultura e religione: protestanti, atei, massoni, musulmani. Un incontro con mondi diversi, ai quali il futuro Papa si apre promettendo di presentarsi a tutti non «con il flagello in mano», ma con molta dolcezza, comprensione e rispetto della libertà, ispirandosi all’esempio di Gesù.

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ZENIT Staff

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