"Senza la Chiesa, Gesù finisce per ridursi a un'idea, in balia dei nostri umori"

Nella Messa per la Solennità di Maria Ss. Madre di Dio, il Papa ricorda l’indissolubile legame tra Cristo e la Chiesa, riflesso di quello tra Lui e sua Madre. Esorta poi a lottare contro ogni moderna forma di schiavitù

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Come i pastori, che tornarono da Betlemme con un canto di ringraziamento dopo aver visto il Bambino e la sua giovane mamma, anche noi fedeli possiamo affrontare questo 2015 appena iniziato con gioia e speranza contemplando il volto di Cristo che risplende in Maria.

È una ode alla Madonna l’omelia di Papa Francesco di oggi nella Messa della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, celebrata nella Basilica Vaticana, nella ricorrenza anche della 48a Giornata Mondiale della Pace.

“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”, esclama Bergoglio rievocando le parole di Elisabetta nella sua benedizione sulla Vergine Santa. Una benedizione – spiega – che si pone “in continuità” con la benedizione sacerdotale che Dio suggerì a Mosè per trasmetterla ad Aronne e a tutto il popolo, e di cui Maria è la prima destinataria.

“Nessun’altra creatura ha visto brillare su di sé il volto di Dio come Maria”, sottolinea infatti il Santo Padre; Lei “ha dato un volto umano al Verbo eterno, così che tutti lo possiamo contemplare”. E sin dalla nascita nella umile greppia si è posta accanto al suo Figlio, condividendone “intimamente” tutta la missione fino alla morte sul Calvario.

Cristo e sua Madre sono inseparabili”, afferma Papa Francesco, “tra loro esiste un rapporto strettissimo, come tra ogni figlio e la sua madre”. Maria, prosegue, “è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la conoscenza della fede”. La Vergine è la “donna di fede” che “ha fatto posto a Dio nel suo cuore, nei suoi progetti”; è la “credente” capace di cogliere nel dono del Figlio “l’avvento di quella ‘pienezza del tempo’ nella quale Dio è entrato personalmente nel solco della storia della salvezza”.

Per questo “non si può capire Gesù senza sua Madre”, chiosa Bergoglio.

Allo stesso modo, “non si può capire la salvezza operata da Gesù senza considerare la maternità della Chiesa”. Cristo e la Chiesa sono altrettanto inseparabili, rimarca il Santo Padre, “perché la Chiesa e Maria vanno sempre insieme e questo è proprio il mistero della donna nella comunità ecclesiale”. Cita poi il beato Paolo VI quando, nella Evangelii nuntiandi, scrisse che “separare Gesù dalla Chiesa sarebbe voler introdurre una dicotomia assurda”.

Proprio la Chiesa è infatti “la grande famiglia di Dio, che ci porta Cristo”: solo nella “Santa Madre Chiesa gerarchica” (come amava dire Sant’Ignazio di Loyola) possiamo incontrare il Figlio di Dio. Perché “è la Chiesa che Lo annuncia” ed è “nella Chiesa che Gesù continua a compiere i suoi gesti di grazia che sono i Sacramenti”.

Pertanto, “nessuna manifestazione di Cristo, neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa, dalla concretezza storica del Corpo di Cristo”, sottolinea il Pontefice. Senza di essa, soggiunge, Gesù “finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento”, e il nostro rapporto con Lui “sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori”.

Come una madre, dunque, la Chiesa “custodisce Gesù con tenerezza e lo dona a tutti con gioia e generosità”. Dona, cioè “la pienezza della benedizione del Signore per ogni uomo e per l’intera umanità”. E compito di ogni credente è di “irradiare su tutti popoli la benedizione di Dio incarnata in Gesù Cristo”.

In questa missione l’esempio è sempre Maria, “la prima e perfetta discepola di Gesù, modello della Chiesa in cammino”. La Vergine Santa “apre questa strada di maternità della Chiesa” e con la sua testimonianza “discreta e materna” cammina al suo fianco fin dalle origini.

La Madre di Dio è poi Madre di tutti i popoli. Per questo Bergoglio invoca la sua dolce e premurosa intercessione per le sorti dell’intera famiglia umana, affinché “il Signore doni pace a questi nostri giorni: pace nei cuori, pace nelle famiglie, pace tra le Nazioni”.

Un ultimo pensiero, infine, al tema della Giornata Mondiale della Pace: «Non più schiavi, ma fratelli». “Tutti – conclude il Papa – siamo chiamati a essere liberi, tutti a essere figli e ciascuno secondo le proprie responsabilità, a lottare contro le moderne forme di schiavitù. Da ogni popolo, cultura e religione, uniamo le nostre forze. Ci guidi e ci sostenga Colui che, per renderci tutti fratelli, si è fatto nostro servo”.

A braccio poi esorta a guardare e contemplare Maria, e propone “di salutarla insieme, come ha fatto quel coraggioso popolo di Efeso, che gridava davanti ai suoi pastori quando entravano in Chiesa: ‘Santa Madre di Dio!’”.

“Che bel saluto per la nostra Madre…”, esclama il Vescovo di Roma, e ricorda una storia – “non so se è vera” – che alcuni, fra quella gente, avevano i bastoni in mano, “forse per far capire ai Vescovi cosa sarebbe accaduto loro se non avessero avuto il coraggio di proclamare Maria ‘Madre di Dio'”. Quindi aggiunge: “Invito tutti voi, senza bastoni, ad alzarvi e per tre volte salutarla, in piedi, con questo saluto della primitiva Chiesa: ‘Santa Madre di Dio!’”.

Il testo completo dell’omelia è disponibile qui.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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