Senza Dio l'uomo non sa dove andare

Come la dottrina sociale della Chiesa rimette l’umanità al centro della società

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di Diego Fabián Arias Padilla
della Universidad Católica di San Pablo

ROMA, martedì, 7 febbraio (ZENIT.org) – Senza Dio l’uomo non sa dove andare né riesce a capire chi è1. Così inizia la conclusione della Caritas in Veritate di Sua Santità Benedetto XVI; questa frase che è sopratutto un messaggio contundente di come la dottrina sociale della Chiesa si debba compiere nella società. Difatti, il messaggio finale che deve essere quello della DSC è lasciar impresso che il principale ostacolo dell’uomo di fronte allo sviluppo è lasciare da parte il creatore, così [lo sviluppo] diverrebbe un umanesimo inumano2.

La Dottrina Sociale della Chiesa cattolica (DSC) è lo strumento che possiamo utilizzare all’interno della Chiesa per dialogare con le varie scienze, visto che ha intrinsecamente una dimensione interdisciplinare3 che le permette di raggiungere la società grazie ad una lettura complessa della stessa società e ad un criterio di valorizzazione dei risultati delle varie scienze sociali4. Le scienze sociali e la DSC sono intimamente relazionate non da un’esigenza moralista bensì dal fatto che esse [le scienze] proprio essendo scienze e per un motivo epistemologico5 devono tenere in conto relazioni che vengono da esse ma che non si possono né fondare né orientare in esse; è per questo motivo che la DSC ha qualche cosa da dire visto che, essendo di natura teologica morale6, orienta la condotta delle persone7. Se non esistesse la via della DSC che è fondamentalmente la via della carità come valore principale, per esempio non potrebbe esistere la relazione fra mercato e solidarietà. La via della carità che non si reduce solo alle relazioni circoscritte dev’essere realmente un criterio supremo ed universale di tutta l’etica sociale8; deve prendere in considerazione la centralità della persona umana presente nella società, nella scienze sociali e [farlo] evidentemente con l’aiuto della DSC.

La società che porta in se vari saperi ed attori ha bisogno della DSC. È in essa che la Chiesa può e deve conversare con la parte concreta dei saperi. La fiducia nella Chiesa può realizzarsi a traverso la DSC ed è nella DSC che la teoria pensata nel Magistero può farsi realtà e sopra tutto dimostrarsi concretamente. Questo particolare lavoro è responsabilità del laico, è lui che rafforzando la sua vita morale e spirituale può realizzare questo autentico cambio sociale nella società civile in modo diretto, nel suo stesso lavoro, nell’impresa, nelle scuole, nelle università. Se il laico riesce ad applicare la via della carità nelle sue azioni quotidiane, nelle sue relazioni umane, l’effetto moltiplicatore di questa azione non avrà limiti e potremo dire che sarebbe il compimento della frase “non vi dimenticate mai che i buoni vincono sempre, alla fine”9.

La DSC, attraverso la via della carità e considerando la sua dimensione interdisciplinare, dispone della forza necessaria per causare un cambiamento sociale in nuovi fenomeni nella società attuale. La prima è attraverso l’impresa, in particolare modo attraverso la responsabilità sociale della impresa, e la seconda è nelle Università Cattoliche. Ognuna [delle due situazioni] con opportunità specifiche ma con lo stesso strumento [che è la DSC]. Abbiamo trovato e preso la DSC come modo esatto per dialogare fra il mondo imprenditoriale e la etica; e allo stesso modo abbiamo considerato che la DSC è il punto esatto per riuscire a rafforzare progressivamente la identità e la missione dell’Università Cattolica in modo da rispondere alla esigenze della Ex Corde Ecclessiae. Sappiamo che il cammino individuato è difficile e che dobbiamo ancora trovare il modo concreto per passare dall’aula all’azione per compiere la nostra missione di laici, ciò nonostante, è una grande sfida in cui ci siamo impegnati con responsabilità, e siamo coscienti che con l’aiuto di tutti potremo continuare ad imparare, affinché la DSC sia percepita non come uno studio astratto di principi bensì come il metodo esatto di collocare l’uomo nel centro della società e anche come quel grande strumento di evangelizzazione che è, al momento di trasmettere, di avere fiducia e specialmente di credere che senza Dio non si sa dove andare.

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1 Benedetto XVI, Caritas in veritate, nº. 78.

2 Lug. cit.

3 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, nº. 76.

4 . Asolan P. , . Felice F. , Apuntes sobre la doctrina social de la Iglesia: Las tareas pendientes de la pastoral social, p. 145, Fondo Editorial UCSP, Arequipa – Perú.

5 G. Crepaldi, S. Fontana, La dimensione interdisciplinare della Dottrina sociale della Chiesa, Cantagalli, Siena, 2006, p. 129.

6 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 73.

7 Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, n. 41.

8 Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 204.

9 S. Zamagni, L’economia del bene comune, Città Nuova, Roma – Italia, p. 13.

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ZENIT Staff

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