Saint Anthony of Padoa

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Semi di speranza in nome di sant’Antonio

Tra gli approfondimenti il progetto della Caritas Antoniana per la festa del 13 Giugno, un ritratto di Sarajevo in attesa della visita del Papa del 6 giugno, la chiesa del Santo a Istanbul

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Esorta i cristiani a uscire, ad aprirsi, a incontrare “l’altro”, proprio come aveva fatto il frate Antonio, l’editoriale del direttore fra Fabio Scarsato, che apre il numero di giugno del «Messaggero di sant’Antonio». Un invito che riprende quanto scritto da papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium: essere cristiani toccando le “piaghe del Signore”, ovvero “la miseria umana… la carne sofferente degli altri”. È appunto l’insegnamento del Santo, che viene ricordato in tutto il mondo il 13 giugno con la preghiera, le processioni e, soprattutto, con il bene e la carità fatti in suo nome ai tanti che ne hanno bisogno.

E proprio alla carità è dedicata la storia di copertina. L’ampio dossier La foresta che cresce descrive il prossimo progetto di sviluppo per la festa del Santo che la Caritas Antoniana promuove in Indonesia, nell’orfanotrofio di Bandar Baru (un centinaio di ospiti) gestito dai frati minori conventuali.

L’obiettivo è dare un’opportunità ai numerosi giovani e bambini della provincia di Tiga Juhar, un territorio molto povero dove i più piccoli versano in uno stato di grave abbandono e i giovani, senza prospettive, rischiano di perdersi nella dipendenza e nella criminalità.

Il progetto prevede la costruzione di un edificio per la scuola media e superiore e l’impianto di una piantagione di salak, una pianta da frutto. La coltivazione di quest’ultima fa parte di un progetto pilota per trovare un’alternativa più ecologica alla palma da olio, una monocoltura intensiva che sta compromettendo vasti territori nell’Indonesia.

Il progetto complessivo della Caritas Antoniana non mira solo a offrire un lavoro ai ragazzi che per raggiunto limite di età devono lasciare il brefotrofio costruito grazie ai lettori del «Messaggero» nel 1992 , ma anche a rendere significativa la presenza dei frati in questo territorio che, pur caratterizzato da un passato di tolleranza, oggi rischia la penetrazione del fondamentalismo.

Il reportage scritto da fra Giancarlo Zamengo, direttore generale del «Messaggero di sant’Antonio», “inviato speciale” a Bandar Baru, e curato dalla giornalista Giulia Cananzi, vuole dimostrare che, se ci si apre a un reale ascolto, si riesce a cogliere il rumore sommesso della foresta che cresce, che ha molta più forza dell’albero che cade.

In vista del viaggio del papa del 6 giugno nella capitale della Bosnia-Erzegovina, a vent’anni dalla fine del conflitto che infiammò i Balcani, Mario Boccia firma il dossier esteri Il volto di Sarajevo. Il Messaggero accende i riflettori su una città divisa e piena di problemi che sogna un futuro di pace.

Le ferite della guerra nel Paese (100mila morti, per il 67,8% musulmani, e oltre la metà dei cittadini costretti a lasciare le proprie case diventando profughi) non sono ancora rimarginate e il giornalista mette in luce le contraddizioni della propaganda etno-nazionalista, ancora forte, e le responsabilità dei principali gruppi che combattevano, cattolici, ortodossi, musulmani, nessuno dei quali completamente innocente.

All’interno anche un’intervista a cura di Antonio Gregolin al vescovo ausiliare di Sarajevo, Pero Sudar, che analizza le disastrose conseguenze della frammentazione etnica della Bosnia e dell’Erzegovina, seguita agli accordi di Dayton, e la grave crisi economica e politica di quella terra da cui tanti, soprattutto i giovani, vogliono andarsene.

In Le candele di Istanbul, Andrea Semplici racconta la vicenda della chiesa di sant’Antonio nella capitale turca. Affidata alla cura pastorale dei frati minori conventuali, la chiesa è meta di pellegrinaggio e luogo di devozione anche per i musulmani. Centinaia ogni giorno, soprattutto di martedì, giorno del Santo, e soprattutto donne. Entrano nella chiesa, si rivolgono ad Allahim (mio Dio) e pregano “Aziz Antuan”.

E le loro richieste di intercessione non sono diverse da quelle che i devoti cristiani fanno a sant’Antonio in questa chiesa, nella Basilica padovana o nelle chiese della altre zone del mondo: salute, lavoro, serenità, aiuto ai figli. Perché sant’Antonio unisce cristiani e musulmani, sa parlare una lingua universale e, come dicono i frati di Istambul, anche «i musulmani vengono in questa chiesa perché è la casa di Dio».

Ogni martedì avviene anche nella chiesa turca la raccolta e la distribuzione del pane ai poveri della città, che oggi sono per lo più profughi siriani e curdi, persone rom.

Il mensile del Santo continua il viaggio nell’alimentazione con lo sguardo rivolto a Expo 2015. L’approfondimento di Luisa Santinello Potere vegetariano analizza il fenomeno del vegetarianismo (375 milioni di seguaci nel mondo) e i perché della scelta di abolire la carne e il pesce nel piatto, con un focus sul vegetarianismo nella fede.

Nel numero di giugno del Messaggero non mancano poi interviste (come quella a Anderious Oraha sulle persecuzioni dei cristiani in Iraq), i fondi di Ritanna Armeni, Goffredo Fofi, Michela Murgia, e molti altri spunti di approfondimento.

Su Santantonio.org l’indice completo della rivista e ampi stralci dei principali servizi.

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ZENIT Staff

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