Se vuoi essere santo, entra in un Carmelo

Avviato il processo di canonizzazione di una religiosa brasiliana

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di Alexandre Ribeiro
 

TREMEMBÉ, martedì, 9 febbraio 2010 (ZENIT.org).- “Il Carmelo è un giardino di santi. Se vuoi essere santo, entra in un Carmelo”. Con gioia e buonumore le Carmelitane di Tremembé (a 135 km da San Paolo, in Brasile) hanno annunciato l’avviamento della causa di canonizzazione di Madre Maria do Carmo da Santíssima Trindade.

Questa domenica il Vescovo di Taubaté, monsignor Carmo João Rhoden, ha presieduto la cerimonia di introduzione della causa della religiosa, nota come Carminha di Tremembé, fondatrice del Carmelo Santo Volto e Pio XII, dove oggi vivono 19 Carmelitane.

Madre Thereza Maria, una delle responsabili del processo di canonizzazione, non esagera nel descrivere il Carmelo come un “giardino di santi”. Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce e Santa Teresina del Bambin Gesù, per ricordarne solo tre, sono santi carmelitani dottori della Chiesa.

Ma qual è la gioia di vivere in un Carmelo? “E’ vivere per Lui, vivere per Gesù”, hanno risposto col sorriso sulle labbra, quasi in coro, le cinque religiose che hanno ricevuto ZENIT la settimana scorsa per parlare della loro Madre fondatrice.

Madre Maria do Carmo (Carmen Catarina Bueno) nacque a Itu, nello Stato di San Paolo, il 25 dicembre 1898. A 18 anni era fidanzata, ma quando entrò in un rinomato collegio religioso di San Paolo – che il fidanzato, di una famiglia ricca, aveva indicato perché aumentasse le sue conoscenze e si preparasse al matrimonio – disse di sì alla vocazione religiosa.

Nel collegio di San Paolo, tra gli studi umanistici e l’amore per la letteratura e la poesia, lesse la “Storia di un’anima”, della futura Santa Teresina. Decise allora di essere come la giovane di Lisieux, carmelitana.

Nel 1926, a 27 anni, Carminha entrò nel Carmelo San Giuseppe a Rio de Janeiro. Lì fu maestra delle novizie, vicepriora e priora. Nel 1955 lasciò Rio per andare a fondare il Carmelo Santo Volto e Pio XII a Tremembé.

Sotto la sua guida e con la sua determinazione, in due anni era stata costruita un’ala e mezza del monastero. Qualche anno dopo tutta l’area era strutturata, con cappella, refettorio, giardini…

Lì visse in preghiera e umiltà, virtù sottolineata dalle religiose con cui viveva. Dedicò grande attenzione alla formazione del noviziato e alla cura delle sorelle di comunità.

Con grafia ferma, descrisse durante tutta la vita in poemi il suo spirito e la sua dedizione totale all’amore di Dio.

Riflettendo sulla morte, confessò in un sonetto: “Dio, Padre mio, non posso più soffrire / la nostalgia del cielo che consuma… / l’ansia torturante di vederti (…)”.

Madre Carminha morì nel 1966 per emorragia cerebrale. Aveva 67 anni. La sua fama di santità valicò la clausura del Carmelo nel 1972. Si progettava di trasferire il monastero nella città di Mairinque (San Paolo); la sua tomba venne aperta e il suo corpo venne trovato incorrotto.

“Sembrava il pomeriggio del seppellimento”, racconta Madre Teresa Margarida, priora del Carmelo. “Perfino i fiori si erano conservati”, ha aggiunto la priora, che visse 10 anni con Madre Carminha.

Da allora, la fama di santità si diffuse nei Carmeli e nelle comunità. Il popolo di Tremembé si mobilitò e impedì che il corpo e il monastero cambiassero città.

Una deposizione registrata del medico che accompagnò la riesumazione rivela la sua sorpresa: “Sono profondamente emozionato” disse il dottor Mário Degni, dell’Università di San Paolo.

Gli stessi tecnici che procedettero alla riesumazione dissero di tornare a porre il corpo nella tomba, lasciando due aperture per il passaggio dell’aria, per vedere se il cadavere si decomponeva.

Il corpo andò in decomposizione, come si è constatato con riesumazioni successive.

L’indicazione della Chiesa, tuttavia, “è non mettere mano”, ha spiegato Madre Thereza Maria, che riconosce che per disinformazione è stato commesso un errore facendo le aperture nella bara.

La decomposizione del corpo non ha ad ogni modo compromesso la devozione. I fedeli hanno iniziato a rivolgersi sempre più all’intercessione di Madre Carminha per chiedere guarigioni e benedizioni di Dio.

Secondo le Carmelitane di Tremembé, ci sono due casi di miracoli che potrebbero già integrare un processo di canonizzazione: quello di un neonato guarito da una lussazione congenita al ginocchio (oggi è un bambino di due anni che correva nel giardino del Carmelo un giorno prima della visita di ZENIT alle religiose) e il caso di un adulto guarito da peritonite acuta quando i medici già disperavano. Oggi è un signore che diffonde la devozione a Madre Carminha.

Solo Dio sa se in futuro il nome di Madre Carminha di Tremembé brillerà nel giardino dei santi del Carmelo, ma ciò che la Chiesa sa è che ogni giorno aumentano i fedeli che si rivolgono alla religiosa.

[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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