"Se la famiglia va in frantumi, viene meno una preziosa rete di solidarietà"

L’omelia di mons. Francesco Cavina per la festa del Santo Patrono di Carpi, san Bernardino da Siena

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“Se vogliamo salvare la coesione sociale e civile tutti siamo chiamati, con serietà ed impegno, ad interessarci, a difendere e a promuovere la famiglia naturale. Se la famiglia va in frantumi viene meno il più importante dei contro-poteri naturali alla manipolazione della persona, viene meno un insostituibile generatore di bene comune e una preziosa rete di solidarietà”.

Monsignor Francesco Cavina, nell’omelia pronunciata martedì 20 maggio per la festa del Patrono di Carpi, San Bernardino da Siena, ha posto l’accento sulla “mutua e reciproca influenza” tra famiglia e società sottolineando che “una città è l’immagine delle sue famiglie, e viceversa”.

Occorre, ha detto, “arginare il decadimento dell’identità culturale e del quadro valoriale” e “superare il forte individualismo che corre il rischio di uccidere e devastare la nostra società. San Bernardino con il suo carisma morale ed etico invita tutti, credenti e non credenti, al recupero delle virtù umane e civiche per costruire una società ed una convivenza giuste, operose e fondate sul bene comune”.

il Vescovo ha evidenziato il “desiderio di cambiamento”, la “voglia di autenticità, la necessità di una sapienza nuova della vita” che ha ritrovato nei giovani incontrati nel corso dell’anno pastorale e sui luoghi di lavoro. “Ho avvertito la nostalgia di valori veri, la necessità di costruire relazioni fondate sull’onestà, la correttezza, la fiducia; il desiderio di sentirsi partecipi di una società dove la famiglia sia riconosciuta come il bene fondante e primario a cui appartenere”, aspirazioni, queste, che ha affidato all’intercessione del Santo.

Durante la Messa, anche la benedizione del busto di San Bernardino da Siena. “Ripensare alla sua vita, riprendere i suoi scritti infuocati d’amore per Dio e per la giustizia, entusiasmarci per la sua lotta alla corruzione, pregarlo” è il modo per celebrarlo, ha detto il vescovo; il suo esempio è “un duro rimprovero alla nostra distrazione e superficialità e alla nostra cultura puramente commerciale, liberista ed edonista”, è “una scarica elettrica che ci rianima e ci spinge a riconoscere che il senso religioso è parte integrante della dignità della persona umana e ad interrogarci sulle idee centrali e fondamentali della vita”.

Il presule ha invitato infine “ad innalzare lo sguardo verso l’alto” per ricordarsi che la vita trova “pieno sviluppo solo nell’incontro con il Signore Gesù, Salvatore dell’uomo”.

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ZENIT Staff

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