Se la famiglia è al centro, il Guatemala arriverà lontano

Storico successo della Marcia per la vita e la famiglia in Guatemala, dove il presidente Molina ha ribadito la sua opposizione a matrimoni gay e aborto

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Un’unica grande bandiera sventola in America Latina, quella del rispetto della famiglia e della custodia della vita. C’è come una brezza che accarezza il continente e la fa garrire. Brezza che domenica scorsa, 11 maggio, ha spinto i cittadini del Guatemala a scendere in strada per la loro Marcia Nazionale per la vita e la famiglia.

In un Paese di nemmeno 13 milioni di abitanti, almeno 57 mila sono state le persone che hanno deciso di raccogliere l’invito di 32 associazioni della società civile e della Conferenza episcopale. Con l’impulso dello slogan Se la famiglia è al centro il Guatemala arriverà lontano, gli organizzatori hanno voluto diffondere la gioia che nasce dalla nuova vita, la sua rilevanza per la società, l’importanza dell’unità familiare e, soprattutto, la promozione dei benefici che le famiglie apportano allo sviluppo integrale della società.

“Il Guatemala richiede ai suoi governanti di dare visibilità all’importanza della famiglia e promuovere iniziative pubbliche che la sostengano e la promuovano”, ha detto Alexandra Skinner Klee, presidente di La Familia Importa, un’associazione tra quelle organizzatrici dell’evento.

Durante la Marcia è stato letto un messaggio del Segretario di Stato vaticano, mons. Pietro Parolin, il quale, a nome di papa Francesco, ha invitato il Paese a proteggere il diritto alla vita “dal concepimento alla morte naturale, perché è un bellissimo dono di Dio”.

“Sua Santità – si legge ancora nel testo – invita tutti i guatemaltechi a proteggere le persone innocenti, che sono concepite e non ancora nate, e a lavorare per il benessere delle famiglie, soprattutto per i suoi membri più svantaggiati”.

La famiglia, prosegue la lettera, è “la scuola migliore” in cui vengono trasmessi “i valori della solidarietà e del rispetto reciproco”, i quali “danno dignità e nobilitano gli uomini”.

La Marcia Nazionale per la vita e la famiglia ha ricevuto anche un sostegno internazionale. Tra gli altri, hanno inviato attestati l’Alleanza Latinoamericana per la Famiglia (ALAFA), il Congresso Mondiale delle Famiglie, l’Istituto di Solidarietà Internazionale e Diritti Umani.

In un comunicato congiunto, alcune associazioni straniere auspicano che “il Guatemala sia sempre un Paese che protegga il diritto alla vita” così come “il matrimonio quale unione sacra tra un uomo e una donna” e che riconosca la famiglia naturale come base della società.

Il governo guatemalteco sembra possedere una spiccata sensibilità rispetto a certi temi. Nel giugno scorso, alla vigilia dell’Assemblea dell’Organizzazione degli Stati Americani, il presidente del Guatemala, Otto Pérez Molina ha espresso la sua contrarietà ai matrimoni omosessuali e all’aborto.

Molina ha precisato che il trattato dell’Organizzazione che prevede aborto e matrimonio egualitario non è vincolante. Pertanto il suo Paese, che è “per la vita”, non lo ha ratificato. Decisione accolta con favore dalla gran parte dei guatemaltechi, molti dei quali domenica scorsa hanno invaso le strade della capitale.

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Federico Cenci

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