Se è a voce bassa, la concelebrazione è valida?

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

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Un lettore portoghese ha rivolto la seguente domanda a padre Edward McNamara: Come bisogna interpretare nella concelebrazione l’indicazione “a voce bassa”? Vuol dire con la bocca chiusa? Tale concelebrazione rischia di essere non valida? – J.M.D., Porto, Portogallo

Pubblichiamo di seguito la risposta di padre McNamara:

Per essere valida la Messa di un concelebrante è indispensabile pronunciare le parole della consacrazione. 

Questa proclamazione vocale, anche se udibile solo dal sacerdote stesso, è necessaria per rendere la Messa lecita ed è essenziale per la validità della consacrazione.

Papa Pio XII sottolineò questo elemento in un discorso del 1956 sulla concelebrazione silenziosa. Il tema è stato successivamente formalizzato in un decreto del Sant’Uffizio dell’8 marzo 1957, dichiarando che, secondo l’istituzione di Cristo, solo chi pronuncia le parole della consacrazione celebra validamente.

Tuttavia, come emerge dal qui sotto menzionato n° 218 dell’Ordinamento Generale del Messale Romano,la voce del celebrante principale deve sempre prevalere e mai essere sovrastata dai concelebranti.

Per la validità non è necessario che i concelebranti recitino una delle altre parti della Preghiera eucaristica. Ma una celebrazione degna e lecita richiede che un’attenzione speciale venga data a quelle parti che devono essere recitate da tutti, che dunque hanno un certo grado di obbligatorietà.

Alcune parti della Preghiera eucaristica possono essere opportunamente recitate da un concelebrante unico che le pronuncia con le braccia allargate. Per un buon motivo, il celebrante principale, tuttavia, può decidere di recitare lui stesso queste parti.

I n° 216-236 dell’Ordinamento Generale offrono una descrizione dettagliata delle parole e dei gesti di ogni Preghiera eucaristica. Per motivi di spazio riportiamo solo quei numeri che si riferiscono a ciò che i concelebranti recitano insieme:

“216. Il prefazio viene cantato o detto dal solo sacerdote celebrante principale; il Santo viene cantato o recitato da tutti i concelebrantiinsieme con il popolo e la schola.”

“217. Terminato il Santo, i sacerdoti concelebranti proseguono la recita della Preghiera eucaristica, nel modo sotto indicato. Soltanto il celebrante principale compie i gesti, salvo indicazioni contrarie”.

“218. Le parti che sono pronunciate da tutti i concelebranti, in modo particolare le parole della consacrazione, che tutti sono tenuti ad esprimere, si devono recitare sottovoce, in modo che venga udita chiaramente la voce del celebrante principale. In tal modo le parole sono più facilmente intese dal popolo. Le parti che devono essere dette insieme da tutti i concelebranti, se sul Messale sono musicate, è bene che vengano cantate”.

Preghiera eucaristica I o Canone romano

“222. Da Santifica, o Dio fino a Ti supplichiamo, Dio onnipotente il celebrante principale compie i gesti, tutti i concelebranti però recitano insieme tutte le formule, in questo modo:

a)Santifica, o Dio: con le mani protese verso le offerte;

b) La vigilia e Dopo la cena: a mani giunte;

c) Alle parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;

d) In questo sacrificio e Volgi sulla nostra offerta: con le braccia allargate;

e) Ti supplichiamo, Dio onnipotente: stando inchinati e a mani giunte fino alle parole: perché su tutti noi che partecipiamo di questo altare; poi, eretti, i concelebranti fanno il segno di croce alle parole: scenda la pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo”.

“224. Alle parole Anche a noi, tuoi ministri, peccatori, tutti i concelebranti si battono il petto”.

Preghiera eucaristica II

“227. Tutti i concelebranti recitano insieme tutte le formule da Santifica questi doni fino a Ti preghiamo umilmente, in questo modo:

a) Santifica questi doni: con le mani stese verso le offerte;

b) Egli, offrendosi liberamente e Dopo la cena: a mani giunte;

c) Le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;

d) Celebrando il memoriale e Ti preghiamo umilmente: con le braccia allargate”.

Preghiera eucaristica III

“230. Tutti i concelebranti recitano insieme tutte le formule daOra ti preghiamo umilmente fino a Guarda con amore, in questo modo:

a) Ora ti preghiamo umilmente: con le mani protese verso le offerte;

b) Nella notte in cui fu tradito e Dopo la cena a mani giunte;

c) Le parole del Signore, con la mano destra protesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;

d) Celebrando il memoriale e Guarda con amore: con le braccia allargate”.

Preghiera eucaristica IV

“233. Tutti i concelebranti dicono insieme tutte le formule daOra ti preghiamo, Padre, fino a Guarda con amore, in questo modo:

a) Ora ti preghiamo, Padre: con le mani protese verso le offerte;

b) Egli, venuta l’ora e Allo stesso modo: a mani giunte;

c) Le parole del Signore, con la mano destra protesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;

d) In questo memoriale e Guarda con amore: con le braccia allargate”.

“235. Per quanto riguarda le altre Preghiere eucaristiche approvate dalla Sede Apostolica, si osservino le norme stabilite per ciascuna di esse”.

“236. La dossologia finale della Preghiera eucaristica viene recitata solamente dal sacerdote celebrante principale e, se sembra opportuno, insieme agli altri concelebranti, non invece dai fedeli”.

Infine, la necessità di una pronuncia vocale, udibile almeno al celebrante, è richiesta anche quando un sacerdote celebra da solo.

“Udibile” non è la stessa cosa di “dizione chiara”. Un sacerdote che, a causa di una malattia, non può pronunciare chiaramente le parole, può ancora validamente celebrare. Ciò che è escluso è una recitazione puramente mentale, che potrebbe invalidare l’avvenuta celebrazione.

***

I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.orgSi chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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ZENIT Staff

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