Foto: Livioandronico2013 - Commons Wikimedia (CC BY-SA 4.0)

Scola presiede ricognizione canonica reliquie apostoli Filippo e Giacomo

La cerimonia oggi pomeriggio a Roma, nella basilica dei SS. XII Apostoli

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Sarà presieduta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e titolare della basilica dei SS. XII Apostoli di Roma, la cerimonia di conclusione della ricognizione canonica sulle reliquie degli apostoli Filippo e Giacomo il Minore. L’appuntamento è oggi pomeriggio alle 17 quando, accompagnate da una solenne processione, saranno portate in basilica le reliquie dei due Santi, composte in due teche, per la celebrazione dei secondi Vespri degli apostoli, presieduti da Scola. Al termine, sarà data lettura degli atti della ricognizione, avviata lo scorso 5 aprile, e saranno firmate le pergamene da riporre all’interno delle teche.
Un momento suggestivo, che si pone nella lunga e intensa storia devozionale per questi due martiri: su ogni teca saranno quindi apposti i sigilli del cardinale Scola come titolare di questa basilica romana, del Vicariato di Roma, del Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, fra Marco Tasca, e il sigillo della basilica. Quindi alle ore 18.30 il cardinale presiederà la celebrazione eucaristica di ringraziamento.
Filippo e Giacomo, entrambi del I secolo d.C., il primo originario di Betsaida, in Galilea, il secondo – detto Giacomo il Minore – dai dati biografici incerti, si misero alla sequela di Gesù, di entrambi parlano i Vangeli ed entrambi furono martirizzati. Dal 560 circa, epoca di Papa Pelagio I, i resti dei due apostoli sono conservati nella basilica romana che, dagli anni ’60 del Quattrocento, è retta dai Frati Minori Conventuali per volontà del cardinale Giovanni Bessarione e di Pio II Piccolomini. Le spoglie dei due apostoli furono ritrovate nel 1873, nell’altare di marmo frigio di Pelagio, sotto l’altare maggiore, sopra il quale nei secoli ne erano stati sovrapposti altri.
La precedente ricognizione sui resti dei due apostoli risaliva al 1879 poi, nei mesi scorsi, i lavori di restauro alla cripta hanno permesso di constatare un elevato livello di umidità che ha consigliato di richiedere una nuova ricognizione canonica per verificare lo stato di conservazione dei resti dei due apostoli di Gesù.
Lo scorso 5 aprile, in forma privata, si era infatti proceduto ad estrarre dal sacello della cripta la doppia urna (di legno e di rame) contenente sei contenitori in vetro con le ceneri di un corpo dissolto, le polveri di un colobion (antica veste liturgica), tessuti polverizzati, cinque denti, una scapola e una tibia, assieme ad altri frammenti ossei.
Una variegata equipe scientifica, composta da personale docente di diverse Università italiane, Istituti di ricerca e laboratori, del Ministero dei beni e della attività culturali e della Fabbrica di San Pietro del Vaticano, sotto il coordinamento tecnico e scientifico del professor Nazareno Gabrielli, ha sottoposto le reliquie a numerosi e avanzati esami i cui risultati saranno pronti a primavera.
Nei prossimi giorni si provvederà a ricollocare le due teche, in acciaio e cristallo a tenuta stagna, contenenti le reliquie della ricognizione alle quali si aggiungeranno il piede di san Filippo e il femore di san Giacomo il Minore (sinora esposti in reliquiari), anch’essi sottoposti a nuovi esami così come tutti i campioni prelevati nella ricognizione dell’’800 e lasciati da parte, evidentemente per consentire nel futuro studi più approfonditi, come è infatti avvenuto. Nelle due teche sarà inserito gas argon per assicurare, nel tempo, una migliore conservazione delle reliquie dei due santi apostoli.
Una parte delle reliquie torneranno nella cripta, all’interno di un bellissimo sarcofago paleocristiano del IV secolo, proveniente dall’adiacente palazzo dei Santi Apostoli, mentre la teca più piccola sarà sistemata sotto l’altare maggiore della basilica. Qui i pellegrini, girando attorno all’altare, potranno vedere l’antico altare del VI secolo e venerare le reliquie dei due santi.
Gli esiti degli esami, dunque, arriveranno nei prossimi mesi, di certo si sa che nelle ceneri erano presenti svariati materiali: tessere di mosaico in pasta vitrea, chiodi in ferro, frammenti di legno alcuni dei quali decorati, frammenti di carbone, schegge di marmo, frammenti di intonaco anche dipinti, foglie d’oro, tessuti di diversa natura, resti di insetti, di volatili e di piccoli roditori, parti di fiori e semi.
“Sono molto soddisfatto – commenta fra Agnello Stoia, parroco della basilica – per la devozione dimostrata da così tante persone e anche per il coinvolgimento di numerose istituzioni culturali e di studiosi, entusiasti ed onorati di avere come oggetto di studio le reliquie degli apostoli. Sono stato inoltre molto sorpreso dalla quantità e qualità di reperti che palesemente dicono dell’antichità e della amorevole cura con cui queste reliquie sono giunte fino a noi. Adesso sono ansioso di vedere la conclusione di questo studio e di conoscerne i risultati finali”.
Sotto il profilo devozionale, sono numerosissimi i pellegrini giunti dall’Italia e anche dall’Oriente a venerare le reliquie dei due santi, mentre si sono rinsaldati importanti legami proprio con le Chiese orientali. A maggio, infatti, una delegazione partirà da Roma e Assisi alla volta di Smirne, in Turchia, per portare nella terra evangelizzata dall’apostolo Filippo alcune reliquie che saranno consegnate nelle mani del patriarca ecumenico Bartolomeo.
 

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ZENIT Staff

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