Scambio di lettere tra Benedetto XVI e il Presidente della Germania

Solidarietà internazionale per l’Africa colpita dalla crisi 

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 21 giugno 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo qui di seguito  il testo delle lettere tra Benedetto XVI e il Presidente della Repubblica Federale di Germania, Horst Köhler.

* * *

Berlino, 4 marzo 2009

Vostra Santità,

sono molto lieto del fatto che Ella, nel mese di marzo, intraprenderà il Suo primo viaggio in Africa. Ciò è un buon segnale per le popolazioni dell’Africa. Proprio nella crisi attuale e sullo sfondo della necessaria riorganizzazione dell’ordine mondiale, è importante che non perdiamo di vista il continente africano.

Volutamente ho posto io stesso uno degli accenti del mio lavoro sullo sviluppo di una nuova collaborazione tra partner con l’Africa. Penso che il futuro dell’umanità del nostro mondo si decida sul destino dell’Africa. Per me è del tutto evidente che possiamo risolvere i problemi del nostro tempo solo coinvolgendo anche l’Africa. Ciò vale sia per il superamento della crisi finanziaria, sia per la gestione delle conseguenze del cambiamento del clima. Sono convinto che noi europei possiamo trarre vantaggio, in modo diretto, da una collaborazione approfondita con l’Africa. Con ciò non si tratta soltanto della questione delle materie prime, di sbocchi e altri interessi economici. Si tratta pure della ricchezza culturale, delle tradizioni e della creatività degli africani. Chi si apre all’Africa e alla sua gente, sperimenta un arricchimento. Ma l’aiuto per l’Africa è anche un imperativo della carità cristiana.

Sono profondamente colpito dal modo attraverso il quale le tradizioni africane contribuiscano alla riconciliazione, all’equilibrio e alla pace, di come la coesione familiare aiuti a superare anche fasi di travaglio o di sconvolgimenti, di come la mobilità, spesso forzata a causa del bisogno, nell’epoca della globalizzazione possa trasformarsi in un vero vantaggio, o di come, in Africa, grazie ad un’immensa forza ed energia culturale, si creino novità senza negare le radici del passato. Non da ultimo, sono stato sempre di nuovo colpito anche dalla genuina gioia di vita delle popolazioni in Africa.

La ricchezza più importante dell’Africa è senza dubbio il potenziale costituito dalla sua gioventù. Pertanto, l’obiettivo centrale della collaborazione dovrebbe portare ad un miglioramento radicale delle opportunità educative e delle possibilità di occupazione sul posto. Possiamo e dovremmo anche offrire più occasioni per l’incontro tra i giovani. Inoltre, con la promozione di programmi di scambio, si offrono delle possibilità di cui anche i nostri giovani possono trarre vantaggio.

Ho incontrato molti giovani africani che hanno idee assai concrete di come potrebbe realizzarsi un futuro positivo per il nostro pianeta. Vogliono coinvolgersi attivamente per impegnarsi per questo futuro, insieme con i loro coetanei in Europa, Asia e America. Due anni fa, in occasione dell’Africa forum in Ghana, organizzato personalmente insieme al Presidente Kufuor, giovani africani e tedeschi hanno espresso questo desiderio in modo impressionante nella Dichiarazione di Accra. Mi sono permesso a quel tempo di inviarLe una copia di questa Dichiarazione. Spero vivamente che Ella possa essere colpito in modo simile dagli incontri con giovani africani, come è avvenuto per me.

Sono dispiaciuto che le nostre attuali informazioni sull’Africa siano, purtroppo, ancora determinate da pregiudizi e che sappiamo davvero troppo poco circa i progressi già realizzatisi nel continente africano. In Africa molte cose sono cambiate, molte altre sono in movimento, creandosi così un’Africa nuova. In occasione di numerose visite in Africa e durante i miei forum di discussione con Presidenti africani e rappresentanti della società civile, ho ripetutamente fatto l’esperienza di come oggi gli africani parlino con una nuova coscienza di sé. Riconoscono e valutano i propri problemi e le cause di essi e sviluppano i loro approcci alle soluzioni. Tutto questo, secondo me, ci pone in una condizione rilevante per convincere i nostri cittadini dei Paesi più industrializzati del fatto che sia possibile e conveniente un aiuto a favore dell’iniziativa personale in Africa.

In questo contesto è degna di nota anche la franchezza, con la quale gli interlocutori africani individuano ed affrontano anche gli squilibri presenti nel nostro rapporto. Lo stesso vale per le contraddizioni insite nella politica dei Paesi industrializzati. In questo contesto molto spesso si menzionano le sovvenzioni per l’agricoltura e la politica in materia di pesca dell’Unione Europea. Se prendiamo sul serio una collaborazione fra partner, dobbiamo pertanto anche occuparci più seriamente della domanda su che cosa vada cambiato sul nostro versante, affinché lo sviluppo dell’Africa possa svolgersi in modo positivo e duraturo.

Non si può negare che i problemi in Africa siano molto complessi. Ciò si manifesta ben presto a chi visita il nostro vicino continente. Sono tuttavia convinto che la visita e soprattutto i colloqui pazienti valgano la pena. Già la dimostrazione ai nostri partner africani che siamo capaci di ascoltare, ci fa fare un primo passo importante verso il superamento degli squilibri, affrontando le contraddizioni.

So che la gente del Camerun, dell’Angola e dell’intero continente africano attende la Sua visita con grande gioia. Le auguro un viaggio pieno di successo ed appagante anche per Lei personalmente.

Suo Horst Köhler

 

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Dal Vaticano, 4 maggio 2009

Stimatissimo Signor Presidente Federale Köhler!

alla vigilia del mio primo Viaggio Apostolico in Africa ho ricevuto la Sua lettera, assai istruttiva, con la quale Ella mi informava dei Suoi numerosi incontri con persone del continente a noi vicino e mi partecipava le Sue idee sullo sviluppo dell’Africa e le Sue prospettive circa il futuro di quel continente. Le Sue riflessioni mi hanno accompagnato durante il mio viaggio. Ora, dopo il mio rientro, posso confermare con piena convinzione le Sue esperienze: L’Africa è un continente giovane, pieno di gioia di vita e di fiducia, con un enorme potenziale di creatività. Certo, gli interessi stranieri e le tensioni della sua propria storia gravano ancora sul presente e minacciano l’avvenire. Ma la fede viva, la fresca forza morale e la crescente competenza intellettuale creano un clima di speranza che resiste alle sfide e ne rende possibile il superamento.

Grazie alle visite Ad-limina, negli ultimi quattro anni ho potuto avere colloqui personali già con la maggior parte dei Vescovi africani sullo stato delle loro rispettive Diocesi e farmi un’idea della situazione di esse. Quest’autunno, a Roma, il Sinodo dei Vescovi africani sul tema La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace: «Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 13-14) offrirà l’occasione per un ampio scambio di idee e per la creazione di  un  comune  programma pastorale.

La fede può offrire un contributo decisivo per l’interiore e necessaria formazione umana. Al riguardo, a Yaoundé ho citato una parola di Lattanzio, scrittore ecclesiastico africano del quarto secolo: «Il primo dovere della giustizia è riconoscere l’uomo come un fratello. Infatti, se lo stesso Dio ci ha fatti e ci ha generati tutti nella stessa condizione, in vista della giustizia e della vita eterna, noi siamo sicuramente uniti da legami di fraternità: chi non li riconosce è ingiusto». In tal senso la Chiesa cerca di formare le coscienze e di operare quasi dall’interno affinché gli africani, come protagonisti dello sviluppo dei loro Paesi, usino i loro numerosi doni a favore dell’edificazione della società e della pace. Un comportamento onesto e solidale che non ceda alla legge del più forte e non cerchi soltanto il proprio interesse è infatti come una speranza che agisce, un seme che porta già in sé un futuro migliore. In tale contesto è richiesto anche l’appoggio
della comunità internazionale non malgrado, bensì proprio a motivo dell’attuale crisi finanziaria ed economica che tocca particolarmente  l’Africa e i Paesi più poveri.

Ognuno di noi è pensato, voluto e amato da Dio. Su questa base ho anche potuto incoraggiare la Chiesa in Africa a continuare ad assistere le vittime della violenza e delle malattie come l’Aids, la malaria e la tubercolosi e a lottare efficacemente contro tali terribili flagelli. Ispirati da un autentico umanesimo, la cui misura perfetta è Gesù Cristo, i cristiani presteranno anche in futuro il loro servizio negli ospedali e nelle scuole, ed accanto a loro ci saranno numerose persone di buona volontà. In questo senso ho potuto dire che la Chiesa, suscitando nei cuori degli uomini l’amore verso i sofferenti e la disponibilità ad aiutare, fa molto di più contro le malattie devastanti che tante altre istituzioni.

L’incontro con i nostri fratelli e sorelle africani e, in modo particolare, con i bambini e con i giovani, mi ha fatto bene. Spero e prego che lo scambio interpersonale e la collaborazione internazionale continuino a crescere e portino abbondanti benedizioni agli uomini di tutti i continenti, specialmente all’Africa.

Con l’espressione della mia alta considerazione e con i migliori auguri di benedizione per Lei e per Sua famiglia.

Benedetto PP. XVI

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ZENIT Staff

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