Sara Simeoni: campionessa di semplicità e solidarietà

Intervista a tutto campo con la madrina di RUNAID’s, manifestazione a sostegno dell’Assistenza Domiciliare Sanitaria ai malati di Aids

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Domenica prossima a Roma, nel Parco di Villa Glori, si correrà a favore dell’assistenza ai malati di Aids. Per il secondo anno, la Caritas promuove RUNAID’s, manifestazione podistica tesa a sostenere l’Assistenza Domiciliare Sanitaria a quanti sono affetti da questa grave sindrome.

Madrina dell’evento sarà un personaggio di straordinario prestigio, signora dello sport italiano che nel corso degli anni ha dimostrato di possedere, oltre a doti atletiche che l’hanno resa famosa a livello internazionale, una profonda sensibilità. Medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1980 e primatista mondiale del salto in alto, Sara Simeoni si racconta a ZENIT dimostrando una schiettezza e una disponibilità davvero degne di una campionessa.

“Sono stata invitata e vado volentieri”, confida candidamente al telefono dalla sua casa di Rivoli Veronese. Non ha esitato neanche un istante, ha riconosciuto la nobiltà dell’iniziativa e si è lasciata coinvolgere sin da subito: “Sì, perché penso che sia una cosa fondamentale nei confronti dei malati di Aids poter garantire loro un’assistenza domiciliare”.

Non è la prima volta che si presta ad iniziative di solidarietà. “Lo sportivo – afferma, del resto – riesce a sviluppare un rapporto molto diretto con il pubblico, molto coinvolgente. È così che diventa un veicolo importante su cui puntare per diffondere messaggi positivi”. Al di là della patina dello spettacolo, lo sport nasconde una grande umanità che “non esula dai problemi quotidiani che ogni giorno, sulla propria pelle, vivono tutte le persone”.

Parole, le sue, che infrangono la percezione comune che oggi si ha degli sportivi più noti: lontani dalla realtà, abitanti di un iperuranio che si ciba di pettegolezzi e ossessiva attenzione mediatica. Quello della Simeoni è invece un richiamo alla semplicità e all’impegno, vere chiavi del successo agonistico. Dichiara che “in particolar modo oggi bisognerebbe riscoprire l’importanza della famiglia, è qui che vengono indicati i modelli da seguire”. Gli atleti è “all’interno dell’ambiente familiare che ricevono gli stimoli giusti per confrontarsi e migliorare”. Le qualità innate, infatti, sono importanti ma “da sole servono a poco”. “Il modo per renderle proficue è l’impegno e la serietà, altrimenti rimangono doti latenti”, chiosa la Simeoni.

Il suo punto di vista è forse “fuori moda”, come ha dichiarato lei stessa in un’intervista rilasciata a poche ore dalla morte del suo caro amico Pietro Mennea, nel marzo scorso. “Il mio esempio e quello di Pietro – ribadisce a ZENIT – è basato su valori quali la serietà, il lavoro, la costanza, il rispetto delle regole e dell’avversario. Diciamo che questi valori risultano fuori moda in un contesto in cui si è abituati ad ottenere tutto e subito, con un impegno soltanto superficiale”.

“Forse qualcuno penserà che sia da matti restare radicati su questi valori”, ma i risultati conseguiti dalla Simeoni e da Mennea ne dimostrano l’efficacia. Ed è proprio su quei successi sportivi che il discorso scivola: “Le vittorie ottenute all’epoca erano meno spettacolari ma forse più coinvolgenti, stando alle testimonianze d’affetto che ricevo ancora oggi da persone che incontro per strada e che, salutandomi, non riescono a trattenere qualche lacrima ripensando alle immagini dei miei successi sportivi”. Testimonianza del fatto che solo l’autenticità lascia tracce indelebili nei cuori della gente. “Io ho sempre espresso quello che sentivo – ammette – a prescindere dal fatto che fossi ripresa da una telecamera o meno”.

Ciò che sente, Sara Simeoni, è anche un forte legame con la sua terra, che ha abbandonato suo malgrado, a un certo punto della carriera, “per andare a cercare altrove delle strutture impiantistiche” idonee alla sua volontà di diventare la campionessa che è oggi. “Il legame con la mia terra non s’è però mai spezzato, tanto che sono tornata a vivere nel paese in cui sono nata. Oggi qui sono felicissima, adoro la semplicità e il contatto con la natura”. Rivoli si trova a pochi chilometri da Verona, “città dove ho studiato e mosso i primi passi in atletica”.

Nella città scaligera, in questi giorni, la Simeoni si sta battendo per salvare l’impianto di Atletica “Consolini”, che il Comune vorrebbe destinare alle gare di football americano. “È un patrimonio storico che la città deve tutelare, avere uno stadio d’atletica è importante non solo per chi fa agonistica ma è un’opportunità di aggregazione per tutta la cittadinanza”.

Grazie a questo impegno, il nome della Simeoni sta riapparendo spesso sui giornali. Confida: “Dopo essere stata un pochino emarginata dai Palazzi dello sport, oggi mi stanno riscoprendo timidamente. Quando c’è da sostenere qualcosa o qualcuno, si ricordano di me”. Chi non se l’è mai dimenticata, sono i tanti italiani che ancora si emozionano riguardando le immagini di quel corpo longilineo che salta molto più in alto di un’asticella allo stadio di Mosca.

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Federico Cenci

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