Santa Sede: se non cambia il cuore, le leggi non bastano

L’Arcivescovo Tomasi interviene a Ginevra alla Conferenza sul Razzismo

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di Roberta Sciamplicotti

GINEVRA, mercoledì, 22 aprile 2009 (ZENIT.org).- “Senza un cambiamento di cuore le leggi non sono efficaci”, ha affermato l’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite e altre Organizzazioni Internazionali a Ginevra, intervenendo alla seconda Conferenza dell’ONU sul Razzismo, in svolgimento nella città svizzera dal 20 al 24 aprile.

La delegazione vaticana, ha spiegato, “condivide l’aspirazione della comunità internazionale al superamento di tutte le forme di razzismo, discriminazione razziale e xenofobia, nella consapevolezza che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti e sono uniti in un’unica famiglia umana”.

Una comunità internazionale giusta, ha sottolineato il presule, si sviluppa in modo adeguato “quando il desiderio naturale delle persone umane di relazionarsi non viene distorto dal pregiudizio, dalla paura degli altri o dagli interessi egoisti che minano il bene comune”.

Nonostante la globalizzazione odierna unisca le persone, “la vicinanza spaziale e temporale non crea in sé le condizioni per un’interazione costruttiva e una comunione pacifica”.

Il razzismo, infatti, “persiste”: “gli stranieri e i ‘diversi’ sono troppo spesso rifiutati al punto che vengono commessi contro di loro atti barbari, inclusi il genocidio e la pulizia etnica. Antiche forme di sfruttamento danno vita a nuove: donne e bambini sono oggetti di traffico in una forma contemporanea di schiavitù, gli immigrati irregolari vengono sfruttati, le persone percepite come diverse o che lo sono diventano, in numeri sproporzionati, vittime dell’esclusione sociale e politica, di ghettizzazione e stereotipizzazione. Le ragazze sono costrette a matrimoni non voluti; i cristiani sono imprigionati o uccisi a causa del loro credo”.

“La mancanza di solidarietà, una maggiore frammentazione delle relazioni sociali nelle nostre società multiculturali, il razzismo e la xenofobia, la discriminazione sociale e razziale, soprattutto nei confronti delle minoranze e dei gruppi emarginati, lo sfruttamento politico delle differenze sono evidenti nella vita di ogni giorno”.

Monsignor Tomasi rivela che la Santa Sede è preoccupata anche per “la tentazione ancora latente dell’eugenetica, che può essere alimentata da tecniche di procreazione artificiale e dall’uso di ‘embrioni in eccesso'”.

La creazione di bambini di cui si potrebbero scegliere i tratti, avverte, potrebbe portare “alla creazione di una ‘sottocategoria di esseri umani’ o all’eliminazione di esseri umani che non rispettano le caratteristiche predeterminate da una certa società”.

Accanto a questo, “le preoccupazioni relative alla sicurezza e la conseguente introduzione di misure e pratiche eccessive hanno creato una maggiore mancanza di fiducia tra persone di culture diverse ed esacerbato l’irrazionale paura degli stranieri”, ha aggiunto, sottolineando che “la legittima lotta al terrorismo non dovrebbe mai minare la protezione e la promozione dei diritti umani”.

In questo contesto, osserva l’Arcivescovo, la Conferenza di Ginevra può rappresentare “l’occasione per mettere da parte la sfiducia e le differenze reciproche, respingere ancora una volta ogni teoria di superiorità etnica o razziale e rinnovare l’impegno della comunità internazionale all’eliminazione di ogni espressione di razzismo come requisito etico del bene comune, il cui perseguimento è l’unica ragione dell’esistenza delle autorità civili a livello nazionale, regionale e internazionale”.

Secondo il presule, per combattere il razzismo sono indispensabili “accordi e dichiarazioni internazionali, così come la legislazione nazionale”, ma “senza un cambiamento di cuore le leggi non sono efficaci”.

“E’ il cuore che deve essere continuamente purificato, perché non sia più governato dalla paura o dallo spirito di dominio, ma dall’apertura agli altri, dalla fraternità e dalla solidarietà”.

Fondamentali per superare il razzismo, sostiene monsignor Tomasi, sono l’istruzione, l’accesso alla quale deve essere garantito alle minoranze razziali, etniche e religiose “in quanto diritto umano che assicura la coesione della società con il contributo dei talenti e delle capacità di ciascuno”, l’azione dei media e le comunità di fede, il cui ruolo diventa ancor più efficace “se c’è un rispetto autentico del diritto alla libertà religiosa”.

La dignità umana, dichiara infatti il presule, può essere difesa e promossa solo con “un’azione collettiva di tutti i settori della società”.

Di fronte alle gravi sfide rappresentate dal razzismo e dalla discriminazione, il primo passo per una soluzione pratica è “un’istruzione integrale che includa i valori etici e spirituali”, unita a “un nuovo esame per rendere i vari approcci più incisivi ed efficienti” e alla “ratifica universale degli strumenti fondamentali contro il razzismo e la discriminazione”.

Solo quanto si riconoscerà che tutti i popoli e gli individui costituiscono un’unica famiglia umana, ricca nella diversità, e che tutti gli esseri umani sono uguali in dignità e diritti, ha concluso monsignor Tomasi, “le vittime del razzismo saranno libere e sarà assicurato un futuro comune di pace”.

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ZENIT Staff

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