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Santa Marta: “So riconoscere quando Dio mi visita?”

Durante l’omelia del mattino, papa Francesco riflette sul pianto di Gesù davanti a Gerusalemme, segno del suo dolore per tutte le volte che non lo ascoltiamo

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Il pianto di Gesù davanti a Gerusalemme è il segno dell’“amore pazzo di Dio per il suo popolo”. Con queste parole papa Francesco ha commentato il Vangelo di oggi (Lc 19,41-44), durante l’omelia del mattino alla Casa Santa Marta.
È un “amore senza misure” il suo, cui, però, corrisponde “la risposta del popolo egoista, sfiduciata, adultera, idolatrica”. Dire che quello di Gesù è un “amore pazzo”, ha aggiunto il Pontefice, “sembrerebbe una bestemmia ma non lo è”. Anche nell’Antico Testamento, infatti, i profeti Osea e Geremia esprimono l’amore di Dio per Israele, mentre Gesù rimprovera Gerusalemme: “perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”.
Gesù lamenta l’“infedeltà” di Gerusalemme, incapace di “riconoscere le carezze di Dio, l’amore di Dio, di un Dio innamorato che ti cerca”, che vuole che “anche tu sei felice”. Lui stesso piange perché sa cosa lo aspetta “come Figlio” e piange anche “perché questo popolo non ha riconosciuto il tempo in cui è stato visitato”.
Il dramma vissuto da Gesù, tuttavia è un dramma che coinvolge gli uomini di ogni tempo e ci spinge a chiedere a noi stessi: “Io so riconoscere il tempo nel quale sono stato visitato? Mi visita Dio?”.
Tornando indietro alle letture dell’altro ieri, il Santo Padre ha posto l’accento sui tre momenti della visita di Dio: per correggere, per entrare in colloquio con noi, e “per invitarsi alla nostra casa”, come ha fatto con Zaccheo. Quando Dio bussa alla nostra porta è per “correggere”, per invitarci a “cambiare vita”; ci spinge a chiederci come è il nostro cuore, a “fare un esame di coscienza”, a chiederci se “so ascoltare le parole di Gesù” quando bussa “alla mia porta”.
Ognuno di noi, ha proseguito il Papa, “può cadere nello stesso peccato del popolo di Israele, nello stesso peccato di Gerusalemme: non riconoscere il tempo nel quale siamo stati visitati”. Occorre discernimento, quindi, per non cadere in una “situazione tanto dolorosa: ‘Quanto più li amavo, quanto più li chiamavo, più si allontanavano da me’”.
Ognuno di noi può dire “io sono sicuro, ho le mie cose, io vado a Messa…”; invece, un sincero esame di coscienza, dovrebbe spingerci a chiederci: “Oggi il Signore mi ha visitato? Ho sentito qualche invito, qualche ispirazione per seguirlo più da vicino, per fare un’opera di carità, per pregare un po’ di più?”. Sono tante, ha commentato Francesco, le cose alle quali “il Signore ci invita ogni giorno per incontrarsi con noi”.
Nel Vangelo odierno, ha puntualizzato ancora Bergoglio, “Gesù pianse non solo per Gerusalemme, ma per tutti noi”; Lui ci “dà la sua vita, perché noi riconosciamo la sua visita”.
Sant’Agostino ammetteva: “Ho paura di Dio, di Gesù, quando passa!”; e in particolare aveva “paura di non riconoscerlo”. Ognuno deve dunque stare attento al proprio cuore, per capire se Gesù lo sta visitando o no.
“Che il Signore ci dia a tutti noi la grazia di riconoscere il tempo in cui siamo stati visitati, siamo visitati e saremo visitati per aprire la porta a Gesù e così far sì che il nostro cuore sia più allargato nell’amore e serva nell’amore il Signore Gesù”, ha poi concluso papa Francesco.
 

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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