San Timoteo a settanta anni dal rinvenimento

A Termoli (CB) dove sono custodite le reliquie si discute di unità con gli ortodossi e prospettive giubilari

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Nel Vangelo, l’apostolo Luca lo nomina sei volte. San Paolo lo indicava come “suo vero figlio nella fede” (2 Timoteo 1,2). Sembra che avesse padre greco e madre ebrea. La mamma si chiamava Eunice e la nonna Loide (2 Timoteo 1,5). Fu convertito da san Paolo che lo scelse come compagno di missione.

Stiamo parlando di San Timoteo il cui nome significa onorare Dio, nato a Listra il 17 d.C. (circa) e morto a Efeso nel 97 d.C.

Il narratore Eusebio nella Storia ecclesiastica lo indica come primo vescovo di Efeso. Qui sarebbe morto lapidato per aver pubblicamente condannato il culto al dio pagano Dioniso. 

San Girolamo, nel Chronicon a. 356 p.Ch., sostiene che “Le reliquie dell’apostolo Timoteo vengono portate a Costantinopoli”. Ed è proprio da Costantinopoli, nel 1204, che furono trasferite a Termoli, probabilmente destinate altrove, ma di sicuro occultate nella cripta della cattedrale cittadina adriatica.

In effetti, dall’11 maggio del 1945, la chiesa di Termoli-Larino ha, fortuitamente, scoperto d’essere custode di un dono meraviglioso: il Corpo di san Timoteo, il discepolo e “figlio prediletto” di Paolo (2Timoteo 1,2).

Sono ormai trascorsi settant’anni da quando il muratore che stava procedendo al restauro della cripta della cattedrale ha gridato, chiedendo aiuto ed informando il parroco, d’aver trovato una cassetta contenente delle ossa.

Dalla lapide sovrastante, in posizione rovesciata rispetto a chi l’osservava, scritto in latino, si poteva evincere che le ossa contenute in quella custodia lignea narravano che fossero del discepolo di Paolo di Tarso.

Il vescovo Stefano nel 1239, in comunione col capitolo, le avevano lì collocate per sottrarle a profanazioni o trafugamenti. Il nascondiglio è stato così ben concepito che, per circa settecento anni, si perse la memoria d’essere custodi di una reliquia così insigne.

L’attendibilità e la veridicità di una così pregevole scoperta è stata data, sempre con maggiore forza probante, nel corso degli anni. Dapprima il fatto che nella cappella privata dell’episcopio si conservava un reliquiario contenente il capo di san Timoteo mancante di una mandibola che, successivamente, è stato riscontrato fosse nel piccolo sarcofago e che combaciava perfettamente con il teschio venerato nella cappella.

Secondariamente, lo studio del Ferrua (cf A. Ferrua, Le reliquie di S. Timoteo, in “Civiltà Cattolica”, 1947, anno 97, vol. III, quaderno 2332, pp. 328-336) ha portato alla probabile conclusione che “… una scoperta fortuita dell’archeologia è venuta improvvisamente ad aprire uno spiraglio di luce su questo argomento”.

Successivamente, in una lettera olografa di Giovanni Paolo II, indirizzata al Vescovo D’Ambrosio, viene ricordata la sua visita a Termoli (18 marzo 1983) durante la quale venerò le sacre reliquie.

Infine, papa Benedetto XVI, nell’udienza generale di Mercoledì 16 dicembre 2006 parlando di Timoteo, ha confermato: “custodito nella cattedrale di Termoli in Molise”.

Nel corso degli anni si sono celebrati vari convegni timoteani; scritti testi di spessore storico e documentale, studi e approfondimenti hanno arricchito la ricerca. Si sono composti ed eseguiti recital dal contenuto timoteano. E’ stata allestita, presso la parrocchia omonima in città, una mostra documentale, e, infine, è stato edito un DVD “Timoteo Figlio prediletto di Paolo. La storia del santo custodito a Termoli”.

Tanto altro resta da fare per valorizzare una presenza che riporta alle antiche origine della chiesa quando era “Una” secondo il desiderio di Cristo ma, che nel corso degli anni, si è frantumata perché è stata divisa la tunica dell’unità.

I recenti, frequenti, contatti col mondo ortodosso che lo venera come Apostolo, sottolineano come, oggi, san Timoteo potrebbe essere una scintilla che possa accendere il fuoco del desiderio dell’unità.

Anche la visita del Vescovo De Luca con una delegazione in Siberia, (Russia), a Kemerovo e la conseguente restituzione della visita, lo scorso anno, da parte di Mons. Aristach Metropolita di quella chiesa, hanno contribuito a scoprire la comune radice della fede e a proiettarsi, col dialogo, l’interscambio e la fraternità, in un futuro di rinnovata e reciproca accettazione pur con le differenze che diventerebbero reciproca ricchezza e fondamento di un percorso nuovo ed ecumenico.

La figura di Timoteo, gli insegnamenti di Paolo nelle due lettere a lui indirizzate, sono un patrimonio di riscoprire, valorizzare e interiorizzare. L’annuale celebrazione della festa in suo onore, il quotidiano permanere del suo corpo in questa chiesa locale, certamente sono uno stimolo di fecondità e supplemento di entusiasmo da donare alla causa della nuova evangelizzazione e alla testimonianza dell’amore misericordioso di Dio.

Timoteo può largamente contribuire a dare forza e forma a quell’auspicata Chiesa di cui papa Francesco parla nella Evangelii gaudium. Chiesa che è capace di generare nuovi figli non attraverso il proselitismo ma l’attrazione. San Timoteo, innamorato di Dio, impegnato ad onorarlo con la sua vita, chiama tutti noi a seguirlo per imitare Cristo con un cammino discepolare ove impariamo a conoscere, sperimentare e testimoniare la vita buona del Vangelo.

Le celebrazioni religiose di quest’anno prevedono un triduo di preparazione e lo svolgimento di un Convegno timoteano, sabato 9 maggio 2015: “E’ apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini…” (Tito 2,11). Mons. Michele Giulio Masciarelli – Prefetto degli studi dell’Istituto Teologico Abruzzese – Molisano presenterà la Bolla d’indizione del Giubileo straordinario della misericordia.

La conclusione della ricorrenza sarà coronata, Lunedì 11 maggio 2015 alle ore 19.00, nella chiesa parrocchiale di san Timoteo in Termoli (CB), da S. E. il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di san Pietro e Vicario di SS il Papa per la Città del Vaticano, che presiederà il solenne pontificale con la partecipazione del vescovo della Diocesi di Termoli – Larino S. E. Mons. Gianfranco De Luca e i presbiteri presenti.

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Benito Giorgetta

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