Saint Peter's basilica - view from the Pincio Hill

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San Pietro di notte: una meraviglia anche in TV

I nuovi mezzi digitali per trasmettere un patrimonio di fede: è l’obiettivo del documentario in programma su Rai Uno martedì 27 dicembre

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Continua la collaborazione tra il Centro Televisivo Vaticano e la Rai. Ieri mattina si è tenuta, nella sede Rai di Via Mazzini, la conferenza stampa di presentazione del documentario Stanotte a San Pietro. Viaggio tra le meraviglie del Vaticano con Alberto Angela. All’evento hanno partecipato: Antonio Campo Dall’Orto, Direttore Generale della Rai, mons. Lucio Adrian Ruiz, segretario della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, Andrea Fabiano, direttore di Rai Uno, Stefano D’Agostini, Direttore del Centro Televisivo Vaticano ed Alberto Angela.
La produzione è stata realizzata grazie ad uno sforzo congiunto da parte della Rai e del Centro Televisivo Vaticano, in collaborazione con l’Officina della Comunicazione. Le riprese si sono svolte, quasi esclusivamente, di notte ed utilizzando la tecnologia 4K HDR. Al progetto hanno preso parte ospiti d’eccezione come Giancarlo Giannini e Carlo Verdone. Stanotte a San Pietro sarà trasmesso martedì 27 dicembre alle 20.45 su Rai Uno e sarà anticipato da un backstage, trasmesso, sullo stesso canale, venerdì 23 dicembre in seconda serata, dove sarà raccontata la realizzazione del documentario. La peculiarità del progetto consiste nella possibilità di ammirare dei luoghi e dei capolavori del Vaticano, che non sono mai stati ripresi di notte, quali i giardini vaticani, la Pietà di Michelangelo, la Cappella Sistina, i Musei Vaticani, il Palazzo Apostolico e la necropoli di Santa Rosa.
Un lavoro che è stato apprezzato anche in Vaticano, come dimostrano le parole di monsignor Lucio Ruiz, il quale ha affermato: “Avere la possibilità di condividere tutta questa bellezza è meraviglioso perché, all’interno della Chiesa, non è soltanto fare arte perché è bello farlo” ed ha aggiunto: “Fare arte è un modo con cui la Chiesa vive la sua fede, una maniera per tramandare la fede e grazie al digitale abbiamo la possibilità di vivere la fede che ci è stata tramandata e tramandarla, a nostra volta”. Ruiz ha accennato anche alla riforma del sistema mediatico vaticano, voluta dal Santo Padre, affermando: “Anche il rinnovamento del sistema comunicativo, richiesto da Papa Francesco, ha come obiettivo l’espressione della fede e la trasmissione del buono e del vero. Questo perché comunicando il vero, il buono ed il bello, la gente possa godere degli aspetti piacevoli della vita e non patire soltanto i fatti tristi della quotidianità”.
Un ruolo molto importante, nello sviluppo del documentario, è stato svolto dal Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, mons. Dario Edoardo Viganò, come confermano le parole di Andrea Fabiano. Nel corso della conferenza stampa, Fabiano ha affermato: “Monsignor Viganò è stato molto importante nell’avviare questa esperienza, che ha coinvolto circa 60 persone tra Rai e Centro Televisivo Vaticano. Per realizzare il documentario, infatti, sono state necessarie 30 notti di riprese, che sono state realizzate in circa 40 location, e 16 persone fra attori ed intervistati”. Anche Stefano D’Agostini ha ricordato la funzione di “scintilla iniziale” svolta da monsignor Viganò ed ha evidenziato la disponibilità completa, ricevuta durante le riprese, da parte delle amministrazioni vaticane coinvolte, a cominciare dalla Fabbrica di San Pietro e dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. Quest’ultima, infatti, ha messo a disposizione degli operatori televisivi dei documenti mai apparsi in un documentario.
La conferenza stampa è stata conclusa dall’intervento di Alberto Angela, il quale ha ricordato che la Basilica di San Pietro “è uno scrigno della storia dell’arte, che continua a produrre dei capolavori dell’arte da oltre 2000 anni e raccoglie delle storie sulla storia”. Egli, infine, ha rivelato la partecipazione di un altro ospite, il velista Giovanni Soldini, “che troveremo nella Galleria delle carte geografiche e spiegherà come si navigava all’epoca e quali erano le principali rotte di navigazione”.

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Claudio Ianniello

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