Foto: CCEE

San Martino: la misericordia irrompe nella storia d’Europa

La lettera del CCEE ai vescovi ungheresi in occasione del 17° centenario della nascita del santo di Tours, originario della Pannonia

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Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Martino che quest’anno segna la chiusura dell’anno celebrativo per il 17° centenario della sua nascita, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) si unisce “ai Vescovi e a tutti i fedeli dell’Ungheria, terra natia di questo grande Santo, nel rendere grazie a Dio per il contributo umano e spirituale che San Martino ha dato al continente”.
San Martino di Tours (ca. 316/317-397) era infatti originario di Sabaria (Szombathely) in Pannonia.
In una lettera indirizzata a mons. András Veres, Presidente della Conferenza Episcopale d’Ungheria, al cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate di Ungheria, e a tutti i vescovi ungheresi, il CCEE sottolinea la “felice coincidenza” della conclusione del Giubileo della Misericordia con “la memoria di uno dei santi che meglio seppero incarnare nel loro tempo il volto misericordioso di Cristo”.
“La vita di San Martino – si legge nella lettera – ci dice che nell’incontro con il mendicante infreddolito il santo scoprì Gesù Cristo, si convertì, cambiò vita, mettendola non più al servizio di un potere mondano ma di Dio. Con questo incontro, Cristo rese San Martino capace di vivere e di amare. Obbedendo alla chiamata divina san Martino, intraprese un itinerario di vita cristiana che lo portò a prendersi cura dei poveri e degli oppressi, a diffondere il Vangelo con coraggio, a combattere gli errori del suo tempo, a edificare le comunità ecclesiali con spirito di pastore, con i sentimenti di Cristo e la capacità di vedere il mondo con gli occhi di Dio”.
“San Giovanni Paolo II affermò che San Martino fu uno dei fondatori del monachesimo occidentale – prosegue la missiva -; egli appartiene anche a quella schiera di uomini che sono a fondamento della cultura e della civiltà europea, realtà che non è soltanto una memoria, ma anche un progetto da costruire con fiducia e convinzione. La figura e il ministero di San Martino testimoniano l’immenso contributo umano, culturale e spirituale, che il cristianesimo ha offerto all’Europa. Il continente è erede di San Martino, di quegli uomini e di quelle donne, che come lui, sono alla base dell’umanesimo europeo. Anche nel nostro tempo è necessario ricordare che la vita cristiana unisce la profondità della preghiera, la vita comunitaria, l’annuncio del Vangelo, l’attenzione e la dedizione ai poveri e a quanti soffrono”.
In conclusione, il presidente del CCEE, cardinale Angelo Bagnasco e i cofirmatari della lettera, ringraziano Dio “per la luminosa testimonianza di San Martino, che ha contribuito a mantenere accesa la fiaccola della fede cristiana nel mondo”.
Unendosi ai vescovi ungheresi, il CCEE “chiede al Signore la grazia di suscitare nuovi santi europei che possano vivere la Misericordia e testimoniarla nella loro vita personale e comunitaria.
L’Europa e il mondo hanno oggi bisogno di “una Chiesa ricca di testimoni”. Solo in questo modo la Chiesa “potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa” (Papa Francesco, Discorso per il Premio Carlo Magno, 6 maggio 2016)”.
“Sull’esempio di San Martino, anche noi, vogliamo annunciare gioiosamente che Cristo è la nostra vita e il perenne fondamento di civiltà e cultura”, conclude poi il CCEE.

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ZENIT Staff

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