San Francesco e Paolo VI tra povertà e denaro

Per la puntata di sabato 21 settembre di “Eco della storia”, Paolo Mieli ha intervistato padre Pietro Messa sul rapporto tra il Poverello e papa Francesco, ricordando anche Giovanni Battista Montini

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Sabato 21 settembre 2013, Rai Uno alle ore 9,10 dedica la puntata della serie Eco della storia a San Francesco e la povertà. Nel corso della puntata Paolo Mieli intervista padre Pietro Messa, preside della Scuola superiore di studi medievali e francescani, sul rapporto tra il Poverello di Assisi e papa Francesco e ricorda un discorso di Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, che nel 1958 rifletteva su come sia possibile «maneggiare i beni di questo mondo senza restarne prigionieri». Riportiamo la trascrizione di parte dell’intervista in cui Paolo Mieli fa alcune considerazioni su san Francesco e Paolo VI – indicato come «il più grande intellettuale della Chiesa del Novecento […] un Papa ingiustamente sottovalutato» – tra povertà e denaro.

***

Paolo Mieli: Tornando a Francesco d’Assisi, io ricordo un discorso di Giovan Battista Montini Arcivescovo di Milano nel 1958 circa che si chiedeva “è possibile maneggiare i beni di questo mondo senza restare prigionieri e vittime?”, parlando appunto di san Francesco. Che voleva domandarsi il futuro papa Paolo VI?

Pietro Messa: Montini è un grande intellettuale.

Paolo Mieli: E’ il più grande intellettuale della Chiesa del novecento, lo ripeto spesso perché è un papa ingiustamente sottovalutato, è un grandissimo papa ed è uno dei grandi della Chiesa del ‘900.

Pietro Messa: Dico una cosa che ho per testimonianza diretta: papa Giovanni XXIII aveva dato ordine all’entourage di Montini a Milano di fare in modo che il meno gente possibile potesse andare a disturbarlo perché lui doveva prepararsi a condurre il Vaticano; si erano incontrati poco prima dell’elezione di Roncalli al papato e Montini, futuro papa, si trova nella Milano degli anni cinquanta, la Milano intraprendente.

Paolo Mieli: Perché va ad attingere alla sorgente di Francesco d’Assisi?

Pietro Messa: Va nel 1958 perché ogni anno, e ancora adesso è così, ogni regione d’Italia porta la lampada che arde davanti alla tomba di san Francesco. Nel 1958 va la Lombardia e lui come metropolita di Milano presiede le liturgie e quindi fa questa omelia bellissima, dove dice “possiamo coniugare Madonna Povertà con Madonna Economia?”. Tante immagini di san Francesco che sono circolate anche tra fine ‘800 inizio ‘900 e che ancora abbiamo anche nel mondo cinematografico, pensiamo a Fratello sole, Sorella Luna di Zeffirelli, nascono anche da un mondo romantico, utopico, un mondo di sogno: lì Montini si trova con la realtà e quindi chiede “questo Francesco ha qualcosa da dirmi in questa realtà concreta, manageriale, di denaro, di intraprendenza, milanese, lombarda, oppure siamo qui per un momento di evasione dalla realtà per poi ritornare con un sacco di domande senza risposte?”

Paolo Mieli: Facciamo un salto a oggi. Nel mondo globalizzato la povertà è l’incubo, povertà intesa non francescanamente come rinuncia ai beni ma la povertà del Terzo Mondo rischia di risucchiare il mondo globalizzato. Le rifaccio io la domanda che mi ha appena detto: in che modo è possibile coniugare Madonna Povertà e Madonna Economia?

Pietro Messa: E’ importante la riflessione che fecero i frati dopo Francesco, soprattutto Pietro di Giovanni Olivi, sul fatto che il problema non è il denaro ma l’uso del denaro per cui Olivi arriva a dire “anche un mercante può essere santo se usa il denaro per il bene comune”. I frati devono avere un uso povero del denaro, oggi diremmo un uso sobrio. I manager, persone che lavorano nella finanza, nel mondo dell’economia, devono fare un uso del denaro per il bene comune.

Paolo Mieli: Mi allaccio a questa sua osservazione per farle l’ultima domanda. Veniamo a papa Francesco. Sono proprio i suoi gesti poveri che colpiscono in maniera crescente l’opinione pubblica, una serie di gesti da persona semplice, da persona che si comporta il più possibile come l’ultimo degli abitanti del pianeta? Hanno un significato questi gesti, sono gesti  studiati, voluti, che vogliono comunicare qualcosa o sono semplicemente gesti naturali di una persona che viene da quel mondo?

Pietro Messa: Sono gesti naturali da parte di una persona che viene da quel mondo. Ad esempio, per comprendere papa Francesco bisogna comprendere bene la Chiesa in Argentina e credo uno dei personaggi purtroppo trascurati, ma che è un gigante, è il Cardinal Francisco Eduardo Pironio;  se uno va a leggere e va a vedere il modo di comportarsi di Pironio scopre che è uguale a come si comporta oggi papa Francesco.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione