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San Francesco di Paola: un santo inattuale?

Mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, ricorda il taumaturgo calabrese di cui ricorre quest’anno il 600° della nascita

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C’era molta attesa quest’anno per la ricorrenza che in Calabria riversa su Paola (CS) un mare di persone devote a San Francesco che visse completamente in povertà, ma con il suo cuore rivolto sempre agli ultimi. Nel Santuario della ridente città tirrenica intitolato al taumaturgo, fervono le iniziative per i 600 anni dalla sua nascita.
Nell’omelia del presidente della Conferenza Episcopale Calabra, monsignor Vincenzo Bertolone, vi è tutta la statura morale, sociale, storica e spirituale di un Uomo del Signore che ritorna oggi, tempo devastato dal relativismo e da quotidiane pratiche corruttive, ad essere punto stabile di riferimento, ma anche esempio di carità e fratellanza in un mondo che alza muri e finanzia focolai di guerra. La sua attualità è davvero “impressionante”!
Il Pastore calabrese ci regala undici affreschi della storia di San Francesco che può definirsi una, “esplosione di colori, forme, simboli, figure che rapiscono lo sguardo, generano emozioni forti, inchiodano lo spettatore in una contemplazione quasi estatica”. Il santo, ricorda il presidente della CEC, è ancora vivo e la sua memoria e carisma possono vivificare la vita della Chiesa e di ognuno di noi.
1 – Il carisma penitenziale di san Francesco di Paola, oggi
“Una spiritualità, la sua, che porta a stabilire una giusta distanza dai beni materiali e a considerarsi pellegrino in un mondo non nostro, ma che ci è stato dato solo, mi si perdoni la frase, in comodato d’uso. Quando gran parte della Chiesa reputava sorpassate certe forme penitenziali e i suoi stessi frati lo giudicavano oltremodo rigoroso per le disposizioni penitenziali lasciate nella Regola, egli tenne ferme le sue scelte, appellandosi all’amore di Dio (“A chi ama Dio tutto è possibile”) e alla libera scelta dell’uomo che accetta la penitenza in spirito di libertà”. Non manca il riferimento ai rilievi degli inviati dalla santa Sede che lo definiscono “villano e rustico”. “Egli”, sottolinea il presule, “non cedette dinanzi ai potenti del tempo che cercavano  di averlo dalla loro parte, con le lusinghe o con le minacce”. Interessante la descrizione che l’arcivescovo di Catanzaro – Squillace fa di un uomo da molti ritenuto fuori dal mondo: “… A me piace considerare il fondatore dei Minimi, tanto coraggioso quanto caritatevole come il compendio e l’incarnazione stessa  della Dottrina sociale della Chiesa”. Il sangue che fece sprizzare dalla moneta spezzata difronte al Re di Napoli non è altro che la sua denuncia di fronte allo sfruttamento dei sudditi dello stesso sovrano.
2 – In Francia
Il santo non fu mai succube dei potenti:Il re di Francia Luigi XI aveva voluto Francesco vicino a sé,  non per la propria crescita spirituale, ma piuttosto per il proprio “particulare”, (come direbbe il Guicciardini), ossia per ottenere da lui, diventato celebre per i suoi prodigi, il miracolo della guarigione della sua gravissima malattia che lo stava uccidendo. Il frate, tuttavia, non gli restituì la salute del corpo, ma quella dell’anima, riconciliandolo con Dio”.
3 – Uomo essenziale
La vita di San Francesco di Paola è tutta una “ricerca dell’essenzialità, di ciò che riconduce l’uomo alla verità dell’esistenza che oggi dobbiamo riscoprire per affrancarci dal banale atteggiamento consumistico e tornare alla vera essenza delle cose che danno valore alla vita”.
4 – Uomo della riconciliazione
Oggi che si vive in un tempo in cui la conciliazione è una frase solo ad effetto, prezioso diventa lo stile di vita del religioso. “Il nostro santo ci ammaestra sulla riconciliazione con Dio, con gli altri, con noi stessi e con la natura e con il mare….A questo proposito, è opportuno e doveroso  rammentare che nel 1943 papa Pio XII, in memoria di una sua miracolosa traversata dello Stretto, lo nominò protettore della gente di mare italiana”.
5 – Uomo della sobrietà
La mancanza odierna del gusto della pausa, della riflessione, della meditazione, aboliti da un mondo frenetico e rampante, esalta la sobrietà del taumaturgo paolano. “Il messaggio di Francesco di Paola è chiaro: l’uomo del nostro secolo deve risvegliarsi dal sogno della tecnocultura, relativizzarlo, inserirlo in un percorso creativo tendente ad abbandonare la volontà di potenza e di dominio e affidarsi a quella sana e razionale capacità che sa andare oltre il visibile ed il possibile”.
6 – Homo viator
San Francesco, fino all’età di 91 anni, si presenta come l’uomo delle scelte certe, del cammino verso Dio, della carità. Atteggiamenti che servono all’uomo attuale per cambiare la rotta insicura del nostra pianeta. “Il peregrinare di san Francesco di Paola. Il suo andare continuo deve essere il simbolo del nostro viaggiare verso Dio. …..San Francesco di Paola è l’uomo che sa e vuole scegliere:
l’impegno per la scelta di una vita santa è il valore fondamentale che un uomo può cogliere nel nostro santo e scegliere non è facile, perché la paura di assumersi delle responsabilità fa rimandare al futuro ogni decisione e si rischia così di non vivere, ma di lasciarsi vivere”.
7 – Uomo controcorrente
In queste parole di mons. Bertolone c’è una denuncia indiretta verso una società servile e spesso catturata dai riti sociali costruiti a tavolino da un certo potere economico. “San Francesco di Paola è uomo controcorrente: scegliere è sì un dovere e un bene, ma nella coerenza di vita, nella fedeltà agli ideali ed è questo che rende un uomo maturo e onesto. La tentazione di cedere alle mode altalenanti, al pensiero dominante, all’asservimento a chi può darti qualcosa nella vita, al do ut des, è molto forte per l’uomo di oggi: su questo aspetto Francesco dà un’altra lezione di vita perché, uomo tutto d’un pezzo, ostile alla visione secolarizzata della vita, in nome del rigore eremitico e quaresimale”.
8 – Fondatore
Profetico questo aspetto del santo che l’alto prelato calabrese consegna alla nostra attenzione, spesso assente alla chiamata del Signore: “Diventò fondatore di un Ordine religioso che non era nei suoi progetti, ma che rispondeva a un disegno di Dio e che colse dagli avvenimenti. Egli dovette adattare le abitudini di eremita solitario alle esigenze della vita comunitaria. Diventa in tal modo l’interprete dei problemi sociali della sua gente, oppressa dall’ingiustizia, che egli lentamente assume, interviene, e anche se non era facile opporsi al dispotismo del tempo”. Non a caso rischia l’arresto.
9 – Uomo fustigatore dei costumi
San Francesco di Paola insegna a non temere le ingiustizie, i loro ricatti e le minacce dei potenti o dei falsari della verità di turno. Nell’omelia risalta un tratto biografico del tempo: “La sua vita è stata sempre la stessa: una coerenza non basata sulla monotonia del vivere quotidiano, ma sulla fedeltà ai valori accolti e alle scelte fatte nelle circostanze sempre mutevoli della sua vita. Per cui a 91 anni sembrava un sedicenne”. Illuminante la prova del fuoco ricordata ai fedeli: “Tenendo tra le mani dei tizzoni ardenti senza bruciarsi, convinse l’inviato del Papa, nel 1467, all’età di 40 anni, sulla possibilità di vivere l’ascesi quaresimale, affermando che l’amore di Dio rende possibile tutto e, all’età di 91 anni, il giorno prima di morire, 1° aprile 1507, prese di nuovo il fuoco tra le mani per convincere i suoi frati dell’osservabilità della sua proposta di vita”.
10 – Uomo della gioia
La povertà del santo, la sua vita di preghiera, i suoi continui ritiri spirituali non hanno intaccato minimamente la sua vocazione alla gioia. Ecco come lo descrive Mons. Bertolone: “Possiamo definirlo l’uomo della gioia. Una delle note caratteristiche della sua vita è aver dato serenità e gioia a quanti si imbatterono in lui. Nelle testimonianze ai processi di canonizzazione è ricorrente l’osservazione “e tutti ritornavano contenti”, perché  la gioia é frutto di una pace interiore che il nostro Santo dava, prospettando i valori della vita…nel timore di Dio”.
11 – Parla ai Giovani
Un uomo del Signore non appartiene ad un tempo, ma è per l’eternità. Anche sui giovani il santo  può darci una lettura interessante del suo pensiero. Non sfugge a mons. Bertolone durante la sua seguitissima omelia, l’attualità del suo messaggio rivolto alle nuove generazioni, speranza del domani. “Il Santo offre ai giovani delle indicazioni per come avere gioia dentro e saperla diffonderla attorno; per come essere felici e per come dare felicità agli altri. La felicità va correlata al bene e va coniugata con l’impegno di un lavoro onesto e responsabile. Oggi bisogna gridare perché i governanti combattano la corruzione, risolvano il problema della disoccupazione, moralizzino la vita pubblica nei vari ambiti. I giovani devono guardarsi dal cadere nella rete della piccola o grande delinquenza, ma essere interpreti della loro vita “alzando la voce” pacificamente, per spingere i potenti di questa società globalizzata ad amare la pace e il bene comune”.
Nelle sue conclusioni gli appelli che rimangono pietre miliari di questa ricorrenza. L’Arcivescovo spiega perché il santo di Paola sia amato da ogni calabrese, ovunque si trovi: “…perché è l’uomo che visse il soprannaturale nelle vicende umane, il santo che trionfò sugli elementi naturali ed umani vivendo l’alto ideale di carità cristiana”.  Ma c’è anche un leggero richiamo alla politica regionale in ogni sua espressione, perché non dimentichi mai, con quello che significa, che san Francesco è stato “il primo realizzatore della rinascita della Calabria e del Mezzogiorno; il viandante di Dio in mezzo ad una società di sofferenti senza nomi, ad una umanità languente nel disimpegno politico, economico e sociale e per tutti questi fratelli stanchi ed oppressi”.  
Infine la sollecitazione alla cristianità tutta, e non solo, nel guardare sempre verso San Francesco di Paola come “l’uomo della speranza”. Poi una paterna certezza: “ …e coloro che lo incontrarono (o lo incontrano) trovarono (e possono ritrovare) la gioia e la speranza in un domani migliore per sé, i propri cari la propria vita e il proprio cuore”. La strada da seguire, ma da richiedere al frate che è nei cieli, è tracciata: “Ci aiuti ad essere persone capaci di una scelta radicale per il Vangelo, perché per mezzo della nostra vita, ogni uomo possa essere conquistato da Cristo”.
L’ultima invocazione del presidente dei vescovi calabresi chiude un’omelia che rimarrà negli annali della regione calabrese e del convento intitolato al santo: “Charitas, carità: ecco la sintesi del Vangelo e del Giubileo, che dal santo calabrese raggiunge il mondo intero! Amen!”.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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