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Salvaci, Signore

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 8,23-27

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Lettura
Occorre pensare che sulla barca ci fossero solo gli apostoli in quanto, come spiega san Giovanni Crisostomo, il Maestro intendeva preparare i discepoli a rimanere “imperterriti nei pericoli e misurati negli onori”. «Perché non venissero tacciati di scarsa fede, prende con sé solo essi e li corregge, e, prima della tempesta delle acque, dissolve la tempesta della loro anima, rimproverandoli e dicendo: “Perché temete, uomini di poca fede?”. Insegna al tempo stesso che la paura non è generata dall’assalto delle tentazioni, ma dalla debolezza dell’animo» (Om. 28,1).
Meditazione
La paura è una naturale difesa dell’uomo contro i pericoli. Aggredisce all’improvviso e, quando è intensa, è difficile da controllare; sfocia facilmente nel terrore, scatenando anche gesti violenti e irresponsabili. I discepoli sono presi dal panico dall’inaspettata tempesta, scuotono Gesù dal sonno e sollecitano un suo intervento di aiuto. In mezzo a tanto terrore, con un timoniere stremato e remi indomabili, è facile supporre qualche risentimento contro Gesù: era impossibile dormire in quell’inferno! La fede è sempre messa a dura prova di fronte ai pericoli, alle disgrazie, alle morti incomprensibili, agli eventi catastrofici, alle vicende dolorose. E parte la girandola dei “Perché?” e dei “Se Dio c’è, perché lo permette?”. L’episodio evangelico dice che Gesù ci è sempre accanto; in certi casi è la nostra fede che dorme. Il miracolo consiste nel trasformare la prova in fonte di coraggio e di fede ancora più intensi. Gesù continua a ripeterci: “Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo. Non temere, piccolo gregge: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi”. Quel giorno al timone ci doveva essere proprio Pietro, perché desse prova di abilità e coraggio. Gesù voleva che lui e tutti i suoi successori, dopo di lui, fossero capaci e impavidi per affrontare le vicende burrascose che la Chiesa avrebbe dovuto sostenere lungo la storia. Tornata la bonaccia, lo stupore investe i discepoli. Fa cose incredibili: “i venti e il mare gli obbediscono!”. Hanno di nuovo paura, perché si trovano di fronte al mistero di Gesù. Sono al cospetto di Dio, ma la loro fede è ancora poca. Un giorno, quel “timore di Dio” porterà Pietro ad inginocchiarsi davanti al Maestro e ad adorarlo. Dio è un Padre che ama, infonde fiducia, consola e perdona, ma per incontrarlo occorre superare il timore con l’amore, con “spirito da figli” (Rm 8,15). Gesù è in noi, è con noi, è per noi. Pertanto, «nulla ti turbi, nulla ti spaventi; tutto passa. Dio non cambia; la pazienza ottiene tutto; chi possiede Dio non manca di nulla. Solo Dio basta» (santa Teresa d’Avila).
Preghiera
Signore, nel mare della vita non mancano venti contrari e burrasche pericolose. La tua presenza mi salvi e la tua parola mi conforti.
Agire
Non dare corso a nessuna paura, ma affidare tutto al Signore: Dio vede, Dio provvede!
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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