Sako: “Più protezione per i cristiani in Iraq”

Il Patriarca dei Caldei denuncia le numerose uccisioni di persone sequestrate: gli aguzzini hanno il timore di essere riconosciuti e catturati

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Il governo iracheno dovrebbe proteggere tutte le minoranze, nessuna esclusa, con particolare riguardo per i cristiani. Lo ha detto il Patriarca di Babilonia dei Caldei, monsignor Louis Sako, ai microfoni di Radio Vaticana.

“Purtroppo, il governo adesso è molto occupato con la liberazione di Anbar, Ramadi e Mosul – ha detto il Patriarca -. Tutto l’esercito è lì e qui a Baghdad ci sono gruppi di “mafiosi” che cercano soldi prima della festa dell’Ifar o per comprare armi…”.

Sako ha quindi chiesto al governo di proteggere i luoghi con maggiore presenza di cristiani, ricordando che “in due settimane, quattro cristiani sono stati rapiti, due uccisi nonostante fosse stato pagato un riscatto molto alto”.

Molti rapimenti, ha sottolineato il Patriarca, avvengono ad opera di “individui e gruppi che cercano soldi”, tuttavia, una volta pagato il riscatto, spesso i sequestrati vengono uccisi, poiché gli aguzzini temono di essere riconosciuti, ricercati, arrestati e processati. “È triste questa anarchia del governo iracheno che è incapace di controllare tutto”, ha commentato Sako.

Secondo il Patriarca caldeo, “è scandaloso che la comunità internazionale stia solo a guardare, a dire qualche parola di condanna, mentre ci vuole un’azione seria per fermare l’Is e anche più ordine in questo Medio Oriente”.

Sako si è domandato anche per quale motivo “coloro che pagano di più sono i cristiani” e se vi siano “piani” per cacciarli dal Medio Oriente. “Noi non abbiamo una visione chiara della realtà e dunque non possiamo fare nulla”, ha aggiunto.

Il risultato è che migliaia di cristiani sono costretti all’emigrazione senza “nessuna visione chiara, nessuna conoscenza dell’Occidente, della lingua, della tradizione, della società, della morale”.

A tal proposito il Patriarca ha parlato della realtà della Francia, paese da lui recentemente visitato, dove quasi un migliaio di profughi sono stati accolti. “Sono un po’ persi perché non conoscono la lingua, la mentalità, gli usi, e sono molto isolati. È una situazione molto triste”, ha poi concluso.

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ZENIT Staff

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