Roma chiama, Wadowice risponde

Oltre 100 pellegrini presenti oggi in piazza San Pietro provengono dalla città in cui nacque, il 18 maggio 1920, Karol Wojtyla

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Muoversi a passo spedito per il centro di Roma, in questi giorni, è più disagevole del solito. È un vero e proprio turbinio di pellegrini, quello che si aggira festante per le strade e rallenta il cammino. I colori che maggiormente si distinguono in mezzo a tanta folla sono il bianco e il rosso della bandiera polacca, segno evidente del gran numero di connazionali di papa Wojtyla giunti a Roma in occasione della sua canonizzazione.

 Soltanto dalla Polonia, nei giorni scorsi si parlava della partenza di oltre 1.700 pullman, 5 treni e 58 voli charter in direzione della Città Santa. A questi numeri vanno aggiunti poi i pellegrini polacchi residenti in Italia e quelli provenienti da altri Paesi.

Copiosa la rappresentanza dalla città di Wadowice, meno di 20mila abitanti, situata nel sud della Polonia. Sono almeno un centinaio i pellegrini che provengono da questa ridente località, che il 18 maggio 1920 diede i natali a Karol Wojtyla.

I concittadini del Papa santo sono ospiti a Carpineto Romano, piccolo comune tra Roma e Frosinone, paese d’origine di un altro Pontefice, Leone XIII. I due paesi, Carpineto e Wadowice, sono infatti gemellati da 25 anni, per questo la delegazione polacca attesa nella cittadina laziale è guidata dal sindaco, Eva Filipiak.

Non è la prima volta che i concittadini di Wojtyla soggiornano alle porte di Roma. L’8 aprile 2005, in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II, un centinaio di loro prese parte alle esequie portando un’ampolla con la terra di Wadowice. Il cofanetto in argento contenente frammenti di terreno prelevati dai luoghi patri di Karol Wojtyla venne consegnato alle autorità vaticane.

Aprile 2005 e aprile 2014. C’è un filo rosso che lega quei momenti di lutto a questa occasione di festa, che si celebra oggi. È un filo attraversato dalla santità di un uomo nato a Wadowice, nel sud della Polonia semper fidelis, e salito sulla cattedra di Pietro.

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Federico Cenci

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