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Nel mondo globalizzato è urgente restituire all’uomo un’immagine nella quale tutte le parti si rapportano ad un centro: Dio

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di padre Alfonso Bruno

ROMA, domenica, 18 novembre 2012 (ZENIT.org).- Benedetto XVI nell’indire l’Anno della Fede riconosce quanto sia urgente restituire all’uomo un’immagine del mondo globale e sicura, nella quale tutte le parti si rapportano ad un centro: Dio.

Nella sua più recente esortazione apostolica, Ecclesia in Medio Oriente, dal Libano il Papa esprime in maniera innovatrice, ma sempre coerente col Magistero di sempre, quello che intende sulla laicità.

“Come il resto del mondo, il Medio Oriente conosce due realtà opposte: la laicità, con le sue forme talvolta estreme, e il fondamentalismo violento che rivendica un’origine religiosa. È con grande sospetto che alcuni responsabili politici e religiosi medio-orientali, di tutte le comunità, considerano la laicità come atea o immorale. È vero che la laicità può talvolta affermare, in maniera riduttiva, che la religione riguarda esclusivamente la sfera privata, come se non fosse che un culto individuale e domestico, situato fuori dalla vita, dall’etica, dalla relazione con l’altro.

Nella sua forma estrema e ideologica, questa laicità, diventata secolarismo, nega al cittadino l’espressione pubblica della sua religione e pretende che solo lo Stato possa legiferare sulla sua forma pubblica. Queste teorie sono antiche. Esse non sono più soltanto occidentali e non possono essere confuse con il cristianesimo. La sana laicità, al contrario, significa liberare la religione dal peso della politica e arricchire la politica con gli apporti della religione, mantenendo la necessaria distanza, la chiara distinzione e l’indispensabile collaborazione tra le due.

Nessuna società può svilupparsi in maniera sana senza affermare il reciproco rispetto tra politica e religione, evitando la tentazione costante della commistione o dell’opposizione. Il rapporto appropriato si fonda, innanzitutto, sulla natura dell’uomo – dunque su una sana antropologia – e sul pieno rispetto dei suoi diritti inalienabili. La presa di coscienza di questo rapporto appropriato permette di comprendere che esiste una sorta di unità-distinzione che deve caratterizzare il rapporto tra lo spirituale (religioso) e il temporale (politico), perché ambedue sono chiamati, pur nella necessaria distinzione, a cooperare armoniosamente al bene comune.

Una tale laicità sana garantisce alla politica di operare senza strumentalizzare la religione, e alla religione di vivere liberamente senza appesantirsi con la politica dettata dall’interesse, e qualche volta poco conforme, o addirittura contraria, alle credenze religiose. Per questo la sana laicità (unità-distinzione) è necessaria, anzi indispensabile ad entrambe. La sfida costituita dalla relazione tra politica e religione può essere affrontata con pazienza e coraggio mediante una formazione umana e religiosa adeguata. Occorre richiamare continuamente il posto di Dio nella vita personale, familiare e civile, e il giusto posto dell’uomo nel disegno di Dio. E soprattutto, a tale scopo, occorre pregare di più” (Ecclesia in Medio Oriente 29).

La piena crisi economica, resa ancora più drammatica dalla frenesia insaziabile del consumo, l’accumulo dei beni, rivela che le aspirazioni profonde degli uomini si riferiscono a una dimensione che supera i beni materiali stessi, incapaci di appagare il cuore dell’uomo.

Come diceva Bernanos, “l’avvenire è qualcosa che si supera. Non si subisce l’avvenire, lo si costruisce […]. Se l’ottimismo è una falsa speranza impiegata dai codardi, la speranza è una virtù, una determinazione eroica dell’anima. La più alta forma di speranza è la disperazione vinta”.

La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta.

Come ne troviamo la strada?

Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine – di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza – lei che con il suo « sì » aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente Arca dell’Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14)?

Dal summenzionato triplo trittico devastatore, tutto deve convergere verso il Dio Uno e Trino Creatore e creativo.

Marie-Dominique Philippe, filosofo domenicano scomparso nel 2006, in Retour à la source, paragonava la filosofia contemporanea al fiume tumultuoso in piena che raccoglie molti affluenti e trascina a valle cadaveri. Invitava pertanto alla “risalita a monte” , all’andare controcorrente, per scoprire la sorgente della saggezza.

Nella ricerca storiografica i cadaveri che si lasciano trascinare dal fiume sono individuabili in tre trittici di personaggi che hanno dominato la scena della cultura europea frantumando l’eredità ebraico-greco-latino-cristiana. I primi tre “riformatori” sono Lutero, che ruppe l’unità della Chiesa; Cartesio che spostò l’asse della ricerca filosofica da Dio all’io; Rousseau che teorizzò l’assoluta sovranità del popolo che dovrebbe obbedire solo a se stesso.

Il secondo trittico è costituito invece da Darwin, Marx e Freud che negarono la libertà dell’agire umano cercando nell’evoluzione della specie, nelle strutture socioeconomiche e nell’inconscio le cause del comportamento umano e liberando l’uomo dalla sua relazione con Dio.

Nel terzo trittico Ernest Renan a livello teologico negò la divinità di Cristo e ridusse la religione a una morale naturale, André Gide a livello sociologico giustificò qualsiasi comportamento, anche il più immorale, come libera scelta dell’individuo e Jean Paul Sartre a livello filosofico fece del nulla il fondamento di una filosofia disperata, contaminando esistenzialismo e marxismo.

L’arte, come espressione creativa ed estetica della conoscenza e dell’esperienza dell’uomo, non fu da meno nella creazione dei mostri.

Poeti, pittori e romanzieri accompagnarono la scristianizzazione e la disumanizzazione della cultura contemporanea.

Francis Bacon, Pablo Picasso e Salvador Dalì sono il segno più evidente di questo processo.

“Il triplo trittico”, tuttavia, oltre a dare vita a correnti di pensiero e movimenti politici che si sono succeduti e accavallati, ha anche provocato una salutare reazione, quella di chi vuole “risalire la corrente” per affrancarsi dall’elemento ideologico, purificare la Modernità e al tempo stesso assimilare quello che c’è di buono in essa.

La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l’alto, ma sempre anche in avanti verso l’ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato (Spe Salvi).

Sarebbe semplicistico, infatti, dire che il mondo moderno è un mondo secolarizzato, da ripudiare, mentre quello medievale è un mondo cristiano, da accettare in toto.

Anche l’Antichità si presenta come Giano, il dio bi-fronte dei romani: una faccia cristiana e profondamente umana e un’altra faccia da schizofrenico per la confusione degli ordini naturale e soprannaturale che portò a due identificazioni ingiustificate: potere spirituale con potere politico e appartenenza alla Città di Dio con l’appartenenza alla città terrena.

A San Damiano in Assisi disse il Crocifisso al giovane Francesco, “Va e ripara la mia casa. Come vedi è in rovina”. La missione di riformare la Chiesa, divenuta col tempo sempre più chiara, venne confermata dal sogno di Innocenzo III che vide il Poverello reggere sulle sue spalle la Basilica del Laterano proprio
quando avrebbe dovuto approvare la forma di vita di S. Francesco e dei suoi seguaci.

Certamente, quello di ammirevole che c’era nella Cristianità era una cultura fondata sul teocentrismo, sul Vangelo, che da questa sua luce, in un periodo chiamato “età oscura” dalla propaganda ideologica del XVIII secolo, esaltava tuttavia le ombre della miseria degli uomini, chierici e laici, sovrani e sudditi, membra del Corpo Mistico ma anche del “mal seme di Adamo”.

Capire le origini intellettuali dei movimenti culturali giova ad un’analisi serena ed approfondita del mondo circostante.

E’ questo il dovere di ogni comunicatore, onesto per scienza e coerente in coscienza.

Trasmettere il messaggio della Buona Novella, parlare oggi di Chiesa, formarsi per formare ad una mentalità cattolica significa ampiezza di orizzonti e un rigoroso approfondimento in quello che c’è di perennemente vivo nell’ortodossia cattolica.

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ZENIT Staff

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