Viaggio Apostolico in Bulgaria e Macedonia del nord - Incontro per la Pace - Foto © Servizio Fotografico - Vatican Media

"Rispettarci in ciò che ci separa e incoraggiarci a guardare il futuro come spazio di opportunità e di dignità"

Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Bulgaria e nella Macedonia del Nord – Incontro per Pace alla presenza degli Esponenti delle varie Confessioni Religiose in Bulgaria, nella Piazza Nezavisimost di Sofia

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Alle ore 18.15 (17.15 ora di Roma) [6 maggio 2019], nella Piazza Nezavisimost di Sofia, il Santo Padre Francesco presiede un incontro per la pace alla presenza degli Esponenti delle varie Confessioni Religiose presenti in Bulgaria. Al Suo arrivo sale sul palco insieme ai vari rappresentanti mentre viene eseguito un canto. Sul palco si trovano: un cero con il logo della visita del Papa, una pianta d’ulivo come simbolo di pace e le rose, simbolo della Bulgaria. Dopo la lettura del Cantico delle Creature di San Francesco e la recita del Salmo 122, vengono accesi un cero e sei fiaccole a simboleggiare le Confessioni Religiose presenti. Quindi, dopo le preghiere degli esponenti ortodossi, ebrei, protestanti, armeni, musulmani e cattolici, viene recitata la Preghiera di San Francesco, al termine della quale Papa Francesco rivolge un saluto. A conclusione dell’incontro, dopo lo scambio del segno della pace, viene eseguito il canto dell’Alleluja. Quindi il Santo Padre rientra in auto alla Nunziatura Apostolica di Sofia dove al Suo arrivo, prima di ritirarsi, saluta il Personale e i Benefattori. Pubblichiamo di seguito il saluto che il Papa rivolge nel corso dell’incontro:
 
Saluto del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
abbiamo pregato per la pace con parole ispirate a San Francesco di Assisi, grande innamorato di Dio Creatore e Padre di tutti. Amore che egli ha testimoniato con la stessa passione e sincero rispetto verso il creato ed ogni persona che incontrava sul suo cammino. Amore che ha trasformato il suo sguardo dandogli la consapevolezza che in ognuno esiste «uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 6). Amore che lo portò ad essere un autentico costruttore di pace.
Anche ciascuno di noi, sulle sue orme, è chiamato a diventare un costruttore, un “artigiano” di pace. Pace che dobbiamo implorare e per la quale dobbiamo lavorare, dono e compito, regalo e sforzo costante e quotidiano per costruire una cultura in cui anche la pace sia un diritto fondamentale. Pace attiva e “fortificata” contro tutte le forme di egoismo e di indifferenza che ci fanno anteporre gli interessi meschini di alcuni alla dignità inviolabile di ogni persona. La pace esige e chiede che facciamo del dialogo una via, della collaborazione comune la nostra condotta, della conoscenza reciproca il metodo e il criterio (cfr Documento della fratellanza umana, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019) per incontrarci in ciò che ci unisce, rispettarci in ciò che ci separa e incoraggiarci a guardare il futuro come spazio di opportunità e di dignità, specialmente per le generazioni che verranno.
Noi questa sera siamo qui a pregare davanti a queste fiaccole portate dai nostri bambini. Esse simboleggiano il fuoco dell’amore che è acceso in noi e che deve diventare un faro di misericordia, di amore e di pace negli ambienti in cui viviamo. Un faro che vorremmo illuminasse il mondo intero. Con il fuoco dell’amore noi vogliamo sciogliere il gelo delle guerre. Stiamo vivendo questo evento per la pace sulle rovine dell’antica Serdika, a Sofia, cuore della Bulgaria. Noi possiamo vedere da qui i luoghi di culto di diverse Chiese e Confessioni religiose: Santa Nedelia dei nostri fratelli ortodossi, San Giuseppe di noi cattolici, la sinagoga dei nostri fratelli maggiori gli ebrei, la moschea dei nostri fratelli musulmani e, vicino, la chiesa degli armeni. In questo luogo, per secoli, convergevano i Bulgari di Sofia appartenenti a vari gruppi culturali e religiosi, per incontrarsi e discutere. Possa questo luogo simbolico rappresentare una testimonianza di pace. In questo momento, le nostre voci si fondono e all’unisono esprimono l’ardente desiderio della pace: la pace si diffonda in tutta la terra!
Nelle nostre famiglie, in ognuno di noi, e specialmente in quei luoghi dove tante voci sono state fatte tacere dalla guerra, soffocate dall’indifferenza e ignorate per la complicità schiacciante di gruppi di interesse. Tutti cooperino alla realizzazione di questa aspirazione: gli esponenti delle religioni, della politica, della cultura. Ciascuno là dove si trova, svolgendo il compito che gli spetta può dire: “Fa’ di me uno strumento della tua pace”. È l’auspicio che si realizzi il sogno del Papa San Giovanni XXIII, di una terra dove la pace sia di casa. Seguiamo il suo desiderio e con la nostra vita diciamo: Pacem in terris! Pace sulla terra a tutti gli uomini amati dal Signore.

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ZENIT Staff

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