"Rimuovere la maschera dell'ipocrisia"

Messaggio di mons. Felice di Molfetta per la Quaresima 2015

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Riprendiamo di seguito il testo del messaggio per la Quaresima 2015 di monsignor Felice di Molfetta, Vescovo di Cerignola – Ascoli Satriano.

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Carissimi,

per la Quaresima di quest’anno, in preparazione alla Pasqua, vi presento una icona che ben evidenzia l’invito di Papa Francesco a fare delle nostre parrocchie e comunità “isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza” (Messaggio per la Quaresima).

Pieter Bruegḣel il Giovane (Bruxelles 1564 – Anversa 1638) dipinge le sette opere di carità corporale in un villaggio fiammingo con i suoi colori e con i suoi abiti dove gli abitanti sono occupati a compiere o a ricevere molte opere di carità:

dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti.

L’artista sembra volerci dire che non si deve andare lontano per prendersi cura della persona, ma si deve cominciare dalla propria casa, dal proprio vicinato, dalla propria città, dalla Casa della Carità, da Tre Titoli… In altre parole, da quelle persone che Dio ci mette accanto e ci affida.

In questo fervore di opere buone l’autore dell’opera dipinge una strada che dalla piazza esce dal villaggio su cui si affacciano gli edifici per perdersi nell’orizzonte di uno squarcio di luce calda e accogliente, evidenziando così il cuore di Dio da cui partiamo e a cui approdiamo, ma da cui non ci dobbiamo allontanare, vedendo nel prossimo il suo volto.

Non è forse questo il senso della Quaresima? Quello di orientare il nostro percorso alla vita buona, espresso dalla liturgia in modo orante: “Ogni anno tu doni ai tuoi fedeli di prepararsi con gioia, purificati nello spirito, alla celebrazione della Pasqua, perché, assidui nella preghiera e nella carità operosa, attingano ai misteri della redenzione la pienezza della vita nuova in Cristo” (Prefazio Quar. I).

Sì, siamo soliti rifugiarci – dice Papa Francesco – in un amore universale che si impegna lontano nel mondo, ma si dimentica il Lazzaro “seduto davanti alla propria porta chiusa” (cfr. Lc 16,19-31). Si lancia da più parti l’allarme povertà, ma concretamente non si fa nulla o quasi nulla. Tutti pensiamo di voler cambiare il mondo con il cumulo delle sue aberrazioni e ingiustizie, là dove i ricchi diventano più ricchi e i poveri diventano più poveri.

Forse dovremmo cambiare noi stessi, perché i veri cambiamenti avvengono nel cuore: cambiare dentro per cambiare ciò che è fuori di noi. Allora si comprende il grido profetico di Gioele: “Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore” (2,12). È della Quaresima farci rimuovere la maschera dell’ipocrisia, perché quelli che fanno professione di appartenere a Cristo potranno essere riconosciuti solo dalle loro opere: infatti è dal frutto che si riconosce l’albero (Mt 12,33).

D’altronde, una fede ridotta a dichiarazione che non cambia la vita, non è fede. Essa invece deve consistere nell’orientare concretamente la propria vita credente alla luce dell’evangelo di Cristo. E la Quaresima è un’occasione propizia per ritornare a questa scuola di vita vera in cui l’abbondante seminagione della Parola quotidiana e domenicale deve andare oltre la mera valenza rituale per tradursi in impegno etico-comportamentale: questa sì che è autentica conversione.

E se la preghiera non è una pianta che nasce nella serra del tempio ma germoglio che cresce nel terreno della vita (A.J. Heschel), la Quaresima ci richiama alla preghiera più assidua, come ala che ci innalza al cielo. Occorre perciò pregare quotidianamente senza limitarsi ai rari e angusti momenti di intima commozione. Oh, se la famiglia, genitori e figli, riservassero un po’ del loro tempo all’ascolto orante di Cristo, modello e maestro di preghiera!

È nella preghiera che si respira quell’aria di pacificazione e di cordiale intesa, di capacità di perdono e reciproca comprensione, facendo proprio lo stile di Gesù, la cui vita è stata intessuta di costante dialogo con il Padre, fino a passare la notte e levarsi all’alba, essere per quaranta giorni nel deserto e scandire la sua giornata con momenti di lode e di supplica per il suo popolo.

Papa Francesco ci sollecita ancora sulla necessità della preghiera senza trascurare la sua forza, proponendoci altresì l’iniziativa 24 ore per il Signore da celebrarsi anche a livello diocesano nei giorni 13 e 14 marzo.

Carissimi, in questi 40 giorni, mi farò anch’io con voi penitente visitando tutte le comunità, incoraggiandoci reciprocamente a fare frutti degni di conversione, ben consci di essere peccatori e pur bisognosi di perdono; perdono che non ci sarà mai negato da Colui che gode nell’accoglierci in festa tra le sue braccia.

Buona Quaresima con ogni benedizione.

Cerignola, 18 febbraio 2015, Mercoledì delle Ceneri.

Aff.mo

† don Felice, Vescovo

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ZENIT Staff

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