Street view of the historical site of Pompei

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Rifunzionalizzare la città e il territorio tra “Memoria e sostenibilità"

Ad un convegno a Nocera Inferiore, il prof. Rosario Giuffrè ha spiegato come unire ciò che sembra contrapporsi: la memoria, che non è somma di ricordi, ma quadro di operatività, e la sostenibilità, scienza per l’uomo

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Intervenendo ad un convegno che si è svolto a Nocera Inferiore il dieci ottobre, il prof. Rosario Giuffrè, emerito di tecnologia dell’architettura, già rettore reggente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, architetto e membro della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra e i Beni Culturali presso il Vicariato di Roma, ha spiegato come la memoria e la sostenibilità possono essere coniugati per riconoscibilità e continua risignificazione di luoghi.

Riportiamo alcuni passaggio dell’intervento del professore.

***

“Per me la memoria non è una somma di ricordi, un album a cui attingere per conforto o giustificazione dell’operare, ma essa stessa un quadro di operatività, e, quindi, una evenienza costante che agisce nel nostro corrente pensare, delineare, configurare, con quella antiveggenza che rende comprensibile la parola progetto: proiectum, scagliato avanti.

La seconda premessa, che osserverete sottendere tutto il mio discorrere, attiene ai significati di sostenibile che, in una lectio per l’Università di Reggio Calabria con il prof. Raymond Cole della University of British Columbia di Vancouver sostenevo appartenere a quella allegra famiglia di ossimori, dalla costruibilità compatibile sino ai luoghi e non luoghi di Augè,  che continuano a condizionare l’intera progettualità contemporanea, giustificando ogni azione di regenerative design, specialmente nei campi della cosiddetta Progettazione Ambientale, che invece resta scienza assolutamente per l’uomo”.

Per questo motivo “la Progettazione Ambientale, non possa essere né soltanto urbanistica né igiene ecologica,  ma fenomeno procedurale e figura strutturale, che richiede processi comunicativi e di guida alle azioni di politica e di consenso, in area vasta”.

In questo contesto “Potremmo in definitiva pensare, anzi iniziare a proporre, che possa esistere, nel caso, una forma di progettualità, che recuperi i ricordi, le memorie emergenti o richiamate, sempre compatibili con il substrato concreto, anzi non in antitesi, delinei una sorta di nuova scienza, di retorica  di progettazione, in grado di incidere contestualmente sui termini tecnici e su quelli linguistici, su quelli territoriali e sulle significanze storiche, senza mortificare le avventure fantastiche tese ad adombrare neoluoghi: un quarto paradiso”.

In merito alla sostenibilità il prof. Giuffrè ha detto che: “è un concetto interno al disegno dell’ambiente, habitat antropologicamente denso di contenuti già in essere, che asseconda una logica di adeguazione e di corrispondenza, senza porre limiti di operatività e gestionalità, ne pretestuosi obblighi di finanza, non di economia, a protezione di disegni, a volte sperequati per rispetti di termini di legislature o consiliature, chiusi a quadri proiettivi più funzionali a specifiche operative e di rispetto esigenziali, per il futuro”.

“Questa sostenibilità, sposata con la memoria, non diviene quindi laccio che esangue i processi vitali della trasformazione globale di un habitat, anzi ne accresce il respiro e l’incisività larga. Purtroppo, consentitemi l’inciso, tutti abbiamo confuso il concetto di globalizzazione esclusivamente aggettivandolo in termini di economia, neppure della produzione, ma dei mercati finanziari”.

(…)la memoria dei luoghi non è qualcosa di trascendente, di etereo per intellettuali, ma una pressione concreta sull’agire, programmare, gestire, disegnare realtà fisiche, che pur essendo realtà effettuale, la trascendono per utopie oltre il nostro tempo sempre scandito”.

E ”agire per conservare non vuol dire costituire un’ipostasi formale e materiale, pur necessaria, al contrario si tende a ricostituire la capacità di trasmissione che l’oggetto già ha e deve continuare ad avere, utilizzando tecnologie della riconfigurazione che lascino integra la realtà fisica, senza intralciare disegni e pensieri degli operatori istituzionali, non chiusi ideologicamente, o.politicamente connotati in solitudine.

In fondo si tratta di coniugare la memoria attuale, con l’eredità storica, perché con i metodi, i criteri, gli strumenti della cultura scientifica e tecnica contemporanea, si richiami una civiltà antica entro una figuratività efficace di un assetto contemporaneo di un territorio”.

Inserita nel contesto specifico del territorio tra le due urbs Pompei e Nuceria, secondo il prof. Giuffrè  “questa riconoscibilità ci obbliga, specialmente nei processi territoriali, a promuovere questo richiamo dalla memoria, una memoria che ci induce a comprendere che il territorio storico non era una landa con poche emergenze, ma una densa e stratificata giacitura di assi di infrastrutturazioni con finalità di assecondare flussi e trasporti di idee, prodotti, umanità. Questo era il mondo romano, e questo fu perduto,non tanto con i bizantini, quanto con la frammentazione longobarda. L’agro nocerino sarnese era una rete indescrivibile di tracciati, fasci neutronici che trasferivano uomini e cose: questo bisogna rinverdire, su questo si deve fondare utilizzando ogni esistenza reale, di qualità ancora emergenti, di significati di luoghi”.

“Va richiamato che nella nostra area non esistono isolati centri storici, ma storie di città, di territori, di habitat, per i quali vanno ridisegnate strategie di rigenerazione conforme e di durata proiettiva, rafforzate da cosiddette memorie culturali.

Si usa dire che un vecchio luogo produce un cittadino, mentre un non-luogo genera club di consumatori: dunque per questa fascia di territorio, la rigeneratività proposta non restringe il disegno in vetero catalogazioni politiche, o ancor peggio in desueti statuti disciplinari. La rigeneratività, che si ipotizza di mettere in essere, fra Pompei, Nuceria e il versante sarnese, dovrà figurarsi come il frutto di un lavoro di rete, ai cui caposaldi sono molteplicità di soggetti e di realtà comunitarie, con disegni e strategie convergenti”.

“Lo spazio che si disegna, – ha concluso Giuffrè – dovrebbe mettere in figura strutturalmente una struttura di relazioni specifiche, intorno ad un corpus di significati e ad un sistema di valori, in cui il paesaggio storico, la memoria, non le memorie senza vita, costituiscano una inclusività di operazioni e di attività convergenti, colorate come arcobaleni dei soggetti e degli oggetti chiamati in causa, sequenze di immagini dinamiche attive su molteplici comparti della cultura di oggi, prodotti della interrelazione fra la storia delle comunità e quelle degli individui, persone ed enti”.

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ZENIT Staff

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