A priest hearing confession in a parish in the Philippines

Confessione / Wikimedia Commons - Judgefloro, CC BY-SA 4.0

Rientrare in se stessi con l’umiltà di chiedere consiglio

Si rende necessario chiedere consiglio a chi, come il sacerdote, ha il dono del discernimento che cresce di pari passo con la forza della sua missione

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Dobbiamo tutti riflettere con coscienza libera su quanto ci ruota attorno, sia a livello locale, sia in un quadro più ampio nazionale, se non oltre. Mai seguire in questo singolare viaggio personale, come insegna Papa Francesco, i profeti di sventura, esperti a presentare un mondo di continuo in preda alle negatività più scellerate. Il mondo non è brutto! È l’uomo che lo rende tale. In esso però, nonostante le invasioni barbariche attuali, spirituali e materiali, c’è sempre la strada per il giusto sentiero per respirare il profumo del bene; per ricominciare un nuova avventura guidata dalla Parola; per riprendere le redini della propria vita; per ripensare su spavalderie e orrori commessi.
È necessario perciò riprendersi il proprio ruolo naturale e con esso il gusto della ricerca di Dio, partendo dalle cose semplici della quotidianità. Un modo consapevole per giungere nel cuore di ogni cosa, piccola o grande che sia, ricadente nel sistema sociale a cui si fa riferimento nell’incanalare la propria vita. In poche parole bisogna rientrare in se stessi, senza mai smarrire l’umiltà e l’accortezza di chiedere consiglio. Spesso si è fuori dalla bellezza che ci appartiene attratti da una serie di avvenimenti che non danno spazio al singolo pensiero, tendendo ad uniformare conquiste, malumori ed aspettative in un fantomatico progetto che per esistere deve necessariamente abbatterne un altro.
Si vive insomma se muore l’altro, per poi fare la medesima fine. Un gioco al massacro che ha sempre attratto il genere umano nel tentativo di cambiare il futuro, rimanendo spesso fuori da se stesso. Rientrare nella propria natura può a volte essere troppo tardi, ma può soprattuto far riaccendere la speranza e la voglia di vita perdute. Il vangelo come sempre ci viene incontro con la sua forza sapienziale. Il figlio, pretesa dal Padre la sua parte per vivere fuori dalla casa domestica, si salva nel momento in cui, spogliato per sua stoltezza dalla ricchezza accumulata, trova il coraggio di ritornare dal Padre. Pronto anche a diventare l’ultimo dei servi.
Il ricco Epulone, da sempre ignaro del povero Lazzaro, speranzoso di raccogliere le briciole della sua tavola, prova a rientrare in se stesso dal fuoco eterno, vedendo Lazzaro accanto ad Abramo nei cieli. A nulla serviranno le sue richieste per sé e i familiari ancora vivi. Il tempo è ormai scaduto. Ognuno paga per quello che ha fatto. Il Signore non condanna alcuno. È sempre personale la scelta per una salvezza eterna. L’umiltà aiuta a rivedere con occhi chiari il proprio mondo, aprendosi alla sapienza altrui. Nel corso di una vita si rende a volte necessario chiedere un consiglio a chi, come il sacerdote, ha il dono del discernimento che cresce di pari passo con la forza della sua missione.
Un confronto che può essere ricercato in famiglia, se si vive nella grazia; tra le persone sagge e per bene che hanno delle responsabilità; con chi della sua esistenza ne ha fatto uno specchio per gli altri, testimoniando il vangelo con le sue opere. Tutto ciò è possibile oggi? Assolutamente si! Non c’è un campo d’azione escluso. Anche i potenti come il ricco Epulone, presenti in ogni epoca, dovrebbero capire che un consiglio santo potrebbe evitare danni incalcolabili nella realtà collettiva, oltre che in quella personale. Non è solo il disgraziato che ha bisogno della saggezza della Parola, ma ogni singolo uomo, nessuno escluso.
Ma l’umiltà di chiedere nel dubbio un consiglio scarseggia in tutte le sfere sociali, specie se non si riacquista la capacità di rientrare in se stessi e consegnare nelle mani del Signore la vita che ognuno ha avuto da Lui in prestito. Commentando le parole di esortazione della Sig.ra Maria Marino, ispiratrice del Movimento Apostolico, il teologo Mons. Costantino Di Bruno, ricordando che il carisma del consiglio fa parte dei doni dello Spirito Santo, così scrive in proposito:
Consigliare i dubbiosi è anche opera di misericordia spirituale. Il consiglio è un dono di luce nella verità di Cristo, del suo Vangelo. Consigliare è indicare la strada perché da un luogo si giunga ad un altro. Nel consiglio spirituale sempre la volontà è libera. Se il consiglio è luce, esso non è imposizione. Se è imposizione non è consiglio. La differenza tra obbligo e consiglio è significativa. Per un credente è basilare saperli distinguere e praticare, così come per ogni uomo di buona volontà.
Ancora una volta diventa illuminante il pensiero di Mons. Di Bruno: “I Comandamenti non sono consigli, sono obblighi.  Anche il Discorso della Montagna è obbligo per ogni discepolo di Gesù. Non si consiglia la preghiera per i persecutori, è obbligo. Neanche si consiglia lamore per i nemici, è obbligo. Neanche la fedeltà coniugale è un consiglio, è un obbligo che viene dal Padre celeste. Così essere perfetti nellamore come è perfetto il Padre nostro celeste non è un consiglio, è un obbligo. Dobbiamo sempre distingue le due cose.
La confusione in questa direzione c’è. Regna sovrana. La società va troppo di fretta, non si ferma a distinguere la realtà delle cose, nemmeno se incidono profondamente nella vita pubblica e privata.  Ognuno si sente solo pronto a dare consigli agli altri, non a riceverli. Gli obblighi sono solo formali; non c’è spazio per la coscienza carica d’amore evangelico. L’uomo tende di solito a semplificare le questioni sul terreno di una falsa demagogia, facendo dello scontro uno strumento necessario. Sarà così più facile dividere o sradicare i flussi culturali, politici, economici, sociali non graditi, depotenziandoli. Verrà meno di riflesso quella matrice universale aggregante che nella Parola è in grado di trattenere il valore dismesso dell’esemplarità, al centro di qualunque altrui rapporto.
Chiude così il suo messaggio di speranza per una società migliore Padre Costantino: “Senza l’esemplarità, ogni consiglio è vano, perché non è dallo Spirito Santo.  L’esemplarità è nell’obbedienza alla fede, nella carità delle opere di misericordia sia spirituali che materiali, nella preghiera. È nella collaborazione umile vissuta sempre con sapienza arrendevole, mite, docile, piena di gioia, ricca di misericordia, grande amore. È nella crescita costante nella grazia e nella sapienza”. Senza esemplarità l’uomo è viceversa prepotente; impietoso; ignorante; cieco di fronte al sangue di guerre senza fine e all’afflizione di milioni di uomini, donne e bambini da troppo tempo in fuga.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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