"Ri-annunciare il Messaggio del Vangelo con nuova forza e nuovo ardore"

Discorso inaugurale del card. Vegliò al XV Seminario Mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile

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ROMA, lunedì, 11 giugno 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo il discorso con il quale il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha inaugurato oggi il XV Seminario Mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e dei membri delle Cappellanie aeroportuali, che si svolge fino al 14 giugno a Roma.

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Cari Cappellani e Membri delle Cappellanie aeroportuali,
Cari Amici,

Con grande gioia vi do il benvenuto a questo XV Seminario Mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e dei membri delle cappellanie aeroportuali, che si svolge quest’anno a pochi mesi dall’inizio dell’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI perché possiamo ritrovare la gioia e l’entusiasmo dell’incontro con Gesù al quale il cammino della fede ci conduce. È la gioia che fa traboccare il cuore e scioglie la lingua in un entusiasta e entusiasmante annuncio di aver incontrato una Persona che dona la vita, e la dona in pienezza!

Questa è la missione della Chiesa: annunciare Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, e il Suo messaggio “fino agli ultimi confini della terra”. Anche voi, Cappellani e Operatori pastorali dell’Aviazione Civile, siete Chiesa, e partecipate alla sua missione evangelizzatrice. A voi compete svolgerla negli aeroporti, l’ambiente in cui la Chiesa vi affida uno specifico mandato. Esso è rivolto alpersonale di volo e di terra, a quello di polizia, dogana e sicurezza, a quello medico e paramedico, e a tutti coloro che prestano il loro servizio nelle varie attività che si svolgono nello scalo aereo. È indirizzato inoltre ai passeggeri aerei e agli altri utenti dell’aerostazione.

La vostra presenza ricorda la dimensione spirituale di ogni persona umana, e – come ha affermato il Santo Padre Benedetto XVI1 – aiuta a riconoscersi una sola famiglia, i cui membri non sono semplicemente messi uno accanto all’altro, ma, mettendosi in relazione tra loro e con Dio, attuano una solidarietà fraterna fondata sulla giustizia e sulla pace (cfr. Caritas in veritate, nn. 53-54).

Centro spirituale dell’aeroporto è la cappella, dove è presente Gesù nel Santissimo Sacramento. Lì la creatura esprime il suo rapporto più profondo con il Creatore. Si rivolge direttamente a Lui, che parla al suo cuore nel silenzio. In Lui trova il rapporto con tutti gli altri componenti della famiglia umana.

La presenza della cappella e il vostro servizio nelle Cappellanie aeroportuali sono la risposta della Chiesa al desiderio espresso dal Beato Giovanni Paolo II, pensando proprio all’aeroporto: “Quanto si desidera …incontrare un volto amico ‘nell’aeroporto’, ascoltare una parola serena, ricevere un gesto di cortesia e di concreta comprensione!”2 Attraverso questi gesti semplici e apparentemente piccoli può iniziare l’opera dell’evangelizzazione.

Nella Sua enciclica sulla missione Redemptoris Missio, il Beato Pontefice presenta in modo assai chiaro le varie attività che si possono svolgere all’interno dell’unica missione della Chiesa, sorte “non da ragioni intrinseche alla missione stessa, ma dalle diverse circostanze in cui essa si svolge” (RMi 33).

La prima consiste nella prima evangelizzazione, chiamata propriamente “missione ad gentes”. Essa si rivolge ai “popoli, gruppi umani, contesti socio-culturali in cui Cristo e il suo vangelo non sono conosciuti, o in cui mancano comunità cristiane abbastanza mature da poter incarnare la fede nel proprio ambiente e annunziarla ad altri gruppi”. Poi vi è la “cura pastorale” della Chiesa per quelle “comunità cristiane che hanno adeguate e solide strutture ecclesiali, sono ferventi di fede e di vita irradiano la testimonianza del vangelo nel loro ambiente e sentono l’impegno della missione universale.” Infine, soprattutto nei Paesi di antica tradizione cristiana, ma a volte anche nelle comunità più giovani, in cui “interi gruppi di battezzati hanno perduto il senso vivo della fede, o addirittura non si riconoscono più come membri della chiesa, conducendo un’esistenza lontana da Cristo e dal suo vangelo”, c’è bisogno di una “nuova evangelizzazione”, o “rievangelizazione” (cf. RMi 33).

Sono tutte forme di apostolato che i cappellani e gli operatori pastorali aeroportuali già attuano. Quante persone vi s’incontrano che non hanno mai conosciuto Cristo e alle quali la Buona Novella non è stata mai annunciata! Tra coloro che passano o lavorano negli aeroporti ci sono coloro che provengono da Paesi dove la comunità cristiana è una minoranza, quasi senza diritti e impossibilitata a professare la fede pubblicamente! Ci sono invece i fedeli che lavorano stabilmente negli aeroporti e che costituiscono la comunità cristiana aeroportuale. Essi hanno bisogno di essere accompagnati e rafforzati nella loro vita di fede, e a loro volta si fanno testimoni e annunciatori della vita cristiana alle persone con le quali vengono a contatto. Infine ci sono coloro, forse fra i lavoratori e i dirigenti aeroportuali, fra i passeggeri o le altre persone che vi passano regolarmente o occasionalmente, che sono stati battezzati ed ora sono indifferenti o hanno perduto la fede e conducono una vita lontana da Cristo. A loro bisogna ri-annunciare il Messaggio del Vangelo con nuova forza e nuovo ardore. Ecco perché a giusto titolo gli aeroporti si annoverano fra i nuovi areopaghi del mondo contemporaneo.

In questi giorni rifletteremo su nuovi modi per annunciare al mondo, particolarmente a quello dell’Aviazione Civile, la novità che Cristo ha portato sulla terra. Esamineremo anche le modalità di annuncio nel contesto ecumenico e nel rapporto con le altre religioni. Nello sforzo di trovare “nuovi modi ed espressioni della Buona Notizia da trasmettere all’uomo contemporaneo con rinnovato entusiasmo, proprio dei santi, testimoni gioiosi del Signore Gesù Cristo3, desidero richiamare alla mente che “l‘uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all’esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie” (RMi 42). Nella società contemporanea, “la testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione” (ibid.). Si crede ai maestri soltanto se sono anche testimoni, disse Paolo VI.

Nell’augurarvi un ricco e fruttuoso lavoro, che desidero portare tra i contributi del nostro Pontificio Consiglio alla prossima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dichiaro aperto questo Seminario.

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NOTE

1 Cfr. Benedetto XVI, Discorso all’Aviazione Civile Italiana (Enac – Enav), Vaticano, 20 Febbraio 2010.

2 Giovanni Paolo II, Omelia all’Aeroporto di Fiumicinio, 10 dicembre 1991.

3 Lineamenta in preparazione alla XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Introduzione.

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ZENIT Staff

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