"Rafforzare con il vostro vivo annuncio la fede"

Omelia di monsignor Markus Büchel all’Assemblea del CCEE

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SAN GALLO, domenica, 30 settembre 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo l’omelia tenuta questa mattina nella cattedrale di San Gallo da monsignor Markus Büchel, vescovo della diocesi locale, in occasione dell’annuale assemblea plenaria dei Presidenti delle Conferenze episcopali in Europa, che si conclude oggi. La città svizzera commemora quest’anno il1400° anniversario dell’arrivo di San Gallo nell’omonimo cantone.

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Si concludono, con oggi, giornate di intenso lavoro, ma anche di incontro. Assieme alla grande comunità di chi ci segue in televisione e con i fedeli di diverse lingue e culture presenti, siamo qui per celebrare, alla fine della grande assemblea plenaria, la nostra fede.

Con la celebrazione eucaristica incontriamo Cristo nella Parola e nei Sacramenti. Già da oggi o da domani, voi, gentili ospiti, rientrerete nei vostri Paesi europei e avrete il compito di  guidare la Chiesa locale e rafforzare con il vostro vivo annuncio la fede. Si tratta di un’importante sfida sociale e spirituale, soprattutto alla luce delle rapidissime trasformazioni che si susseguono nel nostro tempo!

Chi in queste settimane e in questi mesi ha avuto modo di visitare la città di San Gallo, non avrà potuto fare a meno di imbattersi nelle celebrazioni per il grande anniversario giubilare. 1400 anni or sono, alcuni monaci irlandesi attraversarono l’Europa gettando con la propria testimonianza di vita e con le loro prediche le basi cristiano-spirituali in grado di sostenere quella cultura cristiana, che è andata poi evolvendosi nel corso dei secoli. Chi visita la ricostruzione della piccola cella che ospitò San Gallo sulla piazza del convento, circondata dall’imponente struttura conventuale, in una città consapevole della propria storia, ravviserà bene l’incredibile sviluppo che, da un inizio modesto, attraverso i secoli, è giunto fino ad oggi. Laddove un tempo c’era solo un uomo dal grande carisma, entusiasta di Dio, oggi ritroviamo la comunità di una Chiesa, che lotta per affermarsi nel mondo secolarizzato…

In questa situazione conflittuale, la memoria mi ha riportato alle parole del Cardinal Maria Martini, recentemente scomparso, che nella sua veste di Presidente del CCEE si è intrattenuto spesso anche qui a San Gallo. In un’intervista rilasciata poco prima della sua morte, il Cardinal Martini disse:

“La Chiesa è stanca nell’Europa del benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case religiose sono vuote e l’apparato burocratico della Chiesa lievita, i nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose, però, esprimono quello che noi siamo oggi? I beni culturali di cui dobbiamo prenderci cura servono veramente all’annuncio e alla gente? Oppure costringono troppo le nostre forze impedendoci di muoverci anche quando le difficoltà ci opprimono?” 

Nel corso degli ultimi decenni il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee si è impegnato per l’evangelizzazione in Europa, come attesta l’imponente mole di documenti prodotti. Nelle prossime settimane prenderà il via a Roma un importante Sinodo dei Vescovi dedicato proprio a questa tematica. In quell’occasione, la domanda del saggio Cardinale, la cui esistenza è stata caratterizzata da profonde esperienze spirituali di vita e di dolore, dovrà

ricoprire un ruolo centrale: I beni culturali di cui dobbiamo prenderci cura servono all’annuncio e alla gente? Esprimono veramente, ciò che noi oggi siamo? Mi auguro e prego, affinché tutte le riflessioni e le fatiche spese per la Nuova Evangelizzazione siano accompagnate dalla grande fiducia nell’efficacia dello Spirito Santo e dalla preoccupazione di comprendere, cosa siano e dove si trovino oggi gli uomini.

Cari fedeli qui in questa Chiesa e a casa, le letture delle Sacre Scritture previste per questa domenica ci forniscono importanti impulsi a sostegno del nostro impegno a trovare Cristo:

Mosè guida il Popolo di Dio dalla prigionia in Egitto verso la libertà, ma il cammino attraverso il deserto è duro e faticoso, proprio come il futuro è incerto. Il popolo si lamenta e vorrebbe tornare indietro. Mosè, da solo, si sente sovraffaticato e chiede l’aiuto del Signore. Nel libro dei numeri leggiamo (11,25): Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: prese lo spirito che era il lui e lo infuse sui settanta anziani. Intanto, due uomini, uno chiamato Eidad e l’altro Medad, erano rimasti nell’accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti, ma non erano riusciti ad andare alla tenda; si misero a profetizzare nell’accampamento. Lo spirito aleggia dove vuole e anche chi sembra all’apparenza estraneo alla logica del Vangelo, può essere strumento di grazia. Nella nuova unione Cristo distribuisce i doni dello spirito fra tutti coloro che sono pronti a riceverli. Il Concilio Vaticano Secondo paragona la Chiesa con il peregrinante popolo di Dio attraverso il tempo. In qualità di pastori del popolo, speriamo di riuscire a riconoscere, sostenere le vocazioni e le doti intellettuali proprie degli uomini nella Chiesa, affinché possano essere messe proficuamente al servizio di quest’ultima. D’altronde, la Nuova Evangelizzazione non significa altro che aprire i cuori e le orecchie per la parola di Dio e per riscoprire la comunità di Cristo così ricca di spirito.

Nella lettera a Giacomo la comunità è confrontata con un’altra prigionia –  l’essere prigionieri dell’esistenza terrena, del benessere, del possesso. Gli uomini che conoscono il lato positivo della vita e del mondo vengono esortati a non perdere di vista anche le ricchezze più profonde della vita. Oggigiorno, infatti, molte persone soffrono per la mancanza di importanti valori interiori. Chi lascia che l’amore di Cristo trasformi la sua vita sa, che il Figlio dell’Uomo durante il giudizio ci chiederà come abbiamo trattato i poveri e i più bisognosi fra i nostri fratelli e le nostre sorelle. In questo, dunque, a noi come Chiesa nel mondo e nella società viene attribuito un ruolo ben chiaro. Per questo siamo così grati per ogni azione diaconica dei cristiani e soprattutto anche, che il Santo Padre Papa Benedetto XVI sul palcoscenico del mondo non manchi mai di prendere la parola e di esprimersi sui grandi temi di pace, libertà e giustizia.

Finiamo con un terzo impulso dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9):

Gesù è in lotta contro il male, l’avversario, ma quando si tratta degli uomini, non conosce alcun fanatismo. Le sagge parole “Chi non è contro di noi è per noi” ci aiutano anche a noi ad assumere un atteggiamento d’incontro verso gli altri uomini, andandoli a prendere là dove sono – incontrarli nello spirito della comunione e condurli sul cammino che li porterà a LUI, a Cristo, che di sé stesso ha detto: “Io sono il cammino, la verità, la vita”.

Preghiamo oggi, dunque, per quest’amore riparatore, l’amore per Cristo e per il prossimo, un amore che contro ogni disperazione e rassegnazione, ci dona coraggio e fiducia.

Amen

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ZENIT Staff

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