"Quella feconda fedeltà a Cristo"

Omelia del cardinale Filoni nella messa per la chiusura delle celebrazioni per il 150° anniversario della morte della venerabile Pauline Marie Jaricot

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Riprendiamo l’omelia tenuta dal cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nella Messa celebrata mercoledì 9 gennaio nella chiesa di Trinità dei Monti, a Roma, a conclusione delle celebrazioni per il 150° anniversario della morte della venerabile Pauline Marie Jaricot (1799-1862), fondatrice della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede e del movimento del Rosario vivente. 

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Cari Fratelli e Sorelle in Cristo,

la Parola di Dio, proclamata dalla lettera dell’Apostolo Giovanni, ci parla della volontà di Cristo di “amarci gli uni gli altri come Dio ci ha amati”; in questo amore, continua Giovanni, “non c’è timore”. Questo amore che viene da Dio è presente nella persona di Gesù, che invita i suoi Apostoli, sconvolti pensando di aver visto un fantasma, a prendere coraggio: “Coraggio sono io, non abbiate paura!”

Siamo qui riuniti per celebrare questa Eucaristia per la chiusura del giubileo dedicato alla Venerabile Pauline-Marie Jaricot, per i 150 anni della sua entrata nella vita eterna, e per ricordare il 50° anniversario del decreto di eroicità delle sue virtù, proclamato dal Beato Papa Giovanni XXIII. Siamo in questo momento uniti spiritualmente a Saint-Nizier, la chiesa che a partire dal 1935 custodisce a Lione il corpo della Venerabile Pauline-Marie Jaricot. Si realizza dunque un ponte di preghiera tra questa storica e ben nota chiesa di Trinità dei Monti e Saint-Nizier: qui a Roma, con la partecipazione del Cardinale Prefetto di Propaganda Fide, delle Fraternità monastiche di Gerusalemme, degli Officiali e degli impiegati con le loro famiglie della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e delle Pontificie Opere Missionarie; a Saint-Nizier, con la partecipazione del Cardinale Delegato Pontificio, dell’Em.mo Arcivescovo di Lione, dei sacerdoti e fedeli di Lione.

L’amore di cui l’Apostolo Giovanni ci ha parlato era quello che ha riempito il cuore e la mente di Pauline-Marie, per dare tutta se stessa per la causa dell’Evangelizzazione.

Per quanti non la conoscessero, vorrei brevemente rispondere alla domanda: chi era Pauline-Marie Jaricot? Nata a Lione il 22 luglio 1799, 8a figlia di una famiglia di ricchi industriali, Pauline-Marie Jaricot riceve da essa un’educazione cristiana. Grazie al fratello, Philéas, studente che si preparava a partire come missionario in Cina nel seminario di Saint Sulpice a Parigi, Pauline venne a conoscenza della situazione critica in cui versavano le missioni. Nel 1816, quando aveva 17 anni, dopo aver sentito l’omelia dell’abate Würt sulla vanità, decise di cambiare vita e di vestirsi in modo semplice, come le povere operaie. Ma soprattutto questo momento fu un momento di trasformazione interiore che le costò molto. Lei lo ricordava come il momento della sua conversione, con queste parole: “Ho sofferto terribilmente durante i primi mesi della mia conversione. Non sarei mai stata capace di curarmi dalla vanità se non avessi vigilato su me stessa con diligenza. Per me sembrava che la morte fosse preferibile, più che rinunciare a tutte le vanità del mondo”(1). Pur sentendosi incompresa nel suo ambiente, si dedica a Gesù, che vuole servire partecipando all’evangelizzazione e, in forma privata, fa voto di castità. Con un abbandono totale a Cristo, essa si prodiga coraggiosamente per conoscere le esigenze dei missionari e cercare il modo di sostenerli.

Nel 1817 Pauline organizza le prime collette in favore delle missioni e un anno dopo lancia, con 200 giovani operaie, l’offerta settimanale di un soldo per il riscatto di bambini abbandonati in Cina. Il 3 maggio 1822 fonda l’Associazione della Propagazione della Fede e trova centinaia di associati per raccogliere le collette per le missioni.

Sotto il nome di Riparatrici del Sacro Cuore di Gesù poi organizza le sue amiche operaie, che mostrano tutto il loro zelo per le missioni. Sostenuti nei loro progetti e carichi di dinamismo, pensava la Jaricot, i missionari si impegneranno al massimo. Già nel 1821 l’Opera contava circa 2.000 membri. Come patrono fu scelto San Francesco Saverio.

Nel 1826 creò il Rosario Vivente e più tardi, nel 1831, Pauline fonda le Figlie di Maria, con le quali si stabilisce a Lorette, sulle pendici della collina di Fourvière, conducendo una vita religiosa inserita nel mondo e rispondendo alle enormi responsabilità derivanti dal Rosario Vivente.          

L’8 settembre 1845 riesce ad aprire la fabbrica di Rustrel, in favore degli operai, con lo scopo di dare loro più dignità umana, ma quest’opera ebbe breve vita, perché la Jaricot venne truffata. Fu l’inizio di enormi difficoltà e di numerosi insuccessi. Piena di debiti chiedeva aiuto, ma alcuni membri le contestavano il titolo di fondatrice o affermavano che volesse sviare i fondi.

Pauline-Marie dovette resistere ai creditori esigenti, alla “Commissione di Fourvière” e ad altri cosiddetti “amici di Dio” che erano diventati suoi avversari. Venne accusata di voler ostacolare il progetto di costruzione della Basilica che la Diocesi di Lione aveva fatto voto di erigere sulla collina in onore della Vergine, dopo il colera del 1849. Con la sua fedele amica Marie Dubouis, Pauline-Marie partì il 6 ottobre 1856 per Marsiglia, dove prese la nave per Roma. Qui la Jaricot fu confortata dalle Dame del Sacro Cuore di Trinità dei Monti, dal Cardinale Villecourt e da Pio IX.

Gli ultimi anni di vita di Pauline-Marie si concludono  nel dolore, che essa riuscì a superare con l’amore, donando alla sua opera una fecondità segnata dalla croce. Pauline morì il 9 gennaio 1862, dopo aver donato tutta sé stessa a Dio, alla Chiesa, alla causa delle Missioni, del Rosario Vivente e della promozione operaia, con una fiducia totale in Dio e Maria.

La sua vita e l’Opera che ha fondato sono l’immagine reale di quello che ci ha detto l’Apostolo Giovanni: “amare gli altri come Dio ci ha amati”. L’amore di Dio che la Jaricot ha trasmesso agli altri, per mezzo della sua vita e dell’Opera che ha fondato, continua a essere diffuso anche oggi tramite l’Opera della Propagazione della Fede.

L’Arcidiocesi di Lione, che ha il privilegio di aver dato i natali e di custodire i resti della Venerabile Pauline-Marie Jaricot, di averne visto muovere i primi passi spirituali, nonché l’opera in favore dell’evangelizzazione, ha voluto in modo particolare che i due eventi, del 150° anniversario della morte della Jaricot e del 50° del decreto di eroicità delle virtù, non passassero privi di attenzione, mentre ricorre l’Anno della Fede, in cui tutti i cristiani sono chiamati a riflettere sul dono ricevuto nel battesimo, spesso dimenticato se non rigettato.

L’eroicità delle virtù della Jaricot non consiste in una miracolistica serie di eventi, ma in quella feconda fedeltà a Cristo cui consacrò se stessa, sia nei momenti belli, sia in quelli difficili e tormentati, nonché nella visione lungimirante di un impegno per l’evangelizzazione, perché a tutti i popoli potesse giungere la conoscenza di Cristo e dell’amore misericordioso di Dio. Se S. Franesco Saverio fu il missionario entusiasta dell’evangelizzazione, la Jaricot fu colei che vide nel sostegno dell’evangelizzazione “un dovere fondamentale del Popolo di Dio” (Decr. Ad Gentes, 36), che chiamò alla partecipazione spirituale e materiale. Nel 1893, dieci anni dopo la sua morte, nasceva ad Alençon, proprio in gennaio, un’altra grande santa missionaria, Teresa di Lisieux, che con il suo grande desiderio missionario, accompagnò gli evangelizzatori ad gentes con la sua preghiera.

Saverio-Jaricot-Teresa: ecco un trittico straordinario di amore per l’opera missionaria: l’evangelizzazione diretta, il sostegno all’evangelizzazione e la preghiera per l’evangelizzazione. Noi vogliamo raccoglierne l’esempio, che ci parla della voc
azione e dell’amore per le missioni, perché nella completezza degli ideali di questi tre grandi protagonisti dell’opera missionaria ognuno trovi rinnovata energia per adempiere il mandato di Gesù risorto: andate, annunciate, battezzate. Amen.

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ZENIT Staff

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