Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Romania (31 maggio – 2 giugno 2019) – Incontro con il Primo Ministro e Incontro con le Autorità, con la Società Civile e con il Corpo Diplomatico nel Palazzo Presidenziale di Bucarest - Foto © Vatican Media (Screenshot)

"Quanto più infatti una società si prende a cuore la sorte dei più svantaggiati, tanto più può dirsi veramente civile"

Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Romania (31 maggio – 2 giugno 2019) – Accoglienza Ufficiale e Cerimonia di benvenuto in Romania, Visita di cortesia al Presidente della Romania, Incontro con il Primo Ministro e Incontro con le Autorità, con la Società Civile e con il Corpo Diplomatico nel Palazzo Presidenziale di Bucarest

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Accoglienza Ufficiale all’Aeroporto di Bucarest, Cerimonia di benvenuto in Romania presso il Palazzo Presidenziale e Visita di cortesia al Presidente della Romania
All’arrivo all’Aeroporto Internazionale di Bucarest, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Presidente della Romania, Sig. Klaus Werner Iohannis, e dalla Consorte. Quindi due bambini in abito tradizionale hanno consegnato un omaggio floreale al Papa. Erano presenti circa 400 fedeli. Dopo aver attraversato la Guardia d’Onore, prima di entrare nella Presidential Lounge dell’Aeroporto, Papa Francesco ha salutato i Vescovi della Romania. Quindi si è trasferito in auto al Palazzo Cotroceni, sede della Presidenza della Repubblica romena, per la cerimonia di benvenuto in Romania. Al Suo arrivo, alle ore 12.22 (11.22 ora di Roma), il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Presidente della Repubblica e dalla Consorte all’ingresso del complesso del Palazzo Presidenziale Cotroceni. Dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle Delegazioni, il Papa si è trasferito in auto al Palazzo Presidenziale dove, alle ore 12.38 (11.38 ora di Roma), ha avuto luogo la visita di cortesia al Presidente della Romania, Sig. Klaus Werner Iohannis. Il Papa e il Presidente hanno posato per la foto ufficiale. Quindi raggiunto la Honor Room dove, dopo la Firma del Libro d’Onore e lo scambio dei doni, ha avuto luogo l’incontro privato. Concluso l’incontro, il Santo Padre e il Presidente si è trasferito all’Ambassador Room per la presentazione della famiglia.
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Incontro con il Primo Ministro
Al termine dell’incontro con il Presidente della Repubblica, il Santo Padre si reca nel Salon Blue del Palazzo Presidenziale per l’incontro privato con il Primo Ministro della Romania, Sig.ra Vasilica Viorica Dăncilă. Alla fine dell’incontro, Papa Francesco saluta il Consorte del Primo Ministro. Quindi, insieme al Presidente della Repubblica, si trasferisce nella Sala Unirii per l’incontro con le Autorità.
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Incontro con le Autorità, con la Società Civile e con il Corpo Diplomatico
Alle ore 13.15 (12.15 ora di Roma), nella Sala Unirii del Palazzo Presidenziale di Bucarest, il Santo Padre Francesco ha incontrato le Autorità, i rappresentanti della Società Civile e i Membri del Corpo Diplomatico. Dopo il saluto del Presidente della Romania, Sig. Klaus Werner Iohannis, Papa Francesco ha pronunciato il Suo discorso. Al termine, il Santo Padre si è recato in auto alla Nunziatura Apostolica di Bucarest. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto alle Autorità, ai rappresentanti della Società Civile e ai Membri del Corpo Diplomatico:
Discorso del Santo Padre
Signor Presidente,
Signora Primo Ministro,
Beatitudine,
Illustri Membri del Corpo Diplomatico,
Distinte Autorità,
Distinti Rappresentanti delle varie Confessioni religiose e della società civile,
Cari fratelli e sorelle,
Rivolgo il mio cordiale saluto e il mio ringraziamento al Signor Presidente e alla Signora Primo Ministro per l’invito a visitare la Romania e per le gentili espressioni di benvenuto rivoltemi, anche a nome delle altre Autorità della Nazione e del vostro amato popolo. Saluto i Membri del Corpo Diplomatico e gli esponenti della società civile qui riuniti. Saluto con fraterno amore il mio fratello Daniel. Con deferenza porgo il mio saluto a tutti i Metropoliti e ai Vescovi del Santo Sinodo, e a tutti i fedeli della Chiesa Ortodossa Romena. Saluto con affetto i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e tutti i membri della Chiesa Cattolica, che vengo a confermare nella fede e a incoraggiare nel loro cammino di vita e testimonianza cristiana.
Sono lieto di trovarmi nella vostra bella terra, a vent’anni dalla visita di San Giovanni Paolo II e mentre la Romania – per la prima volta da quando è entrata a far parte dell’Unione Europea – presiede in questo semestre il Consiglio Europeo. È questo un momento propizio per rivolgere uno sguardo d’insieme ai trent’anni ormai trascorsi da quando la Romania si liberò da un regime che opprimeva la libertà civile e religiosa e la isolava rispetto agli altri Paesi europei, e che inoltre aveva portato alla stagnazione della sua economia e all’esaurirsi delle sue forze creative. Durante questo tempo la Romania si è impegnata nella costruzione di un progetto democratico attraverso il pluralismo delle forze politiche e sociali e il loro reciproco dialogo, per il fondamentale riconoscimento della libertà religiosa e per il pieno inserimento del Paese nel più ampio scenario internazionale. È importante riconoscere i molti passi avanti compiuti su questa strada, anche in mezzo a grandi difficoltà e privazioni. La volontà di progredire nei vari campi della vita civile, sociale e scientifica ha messo in moto tante energie e progettualità, ha liberato numerose forze creative tenute un tempo prigioniere e ha dato nuovo slancio alle molteplici iniziative intraprese, traghettando il Paese nel secolo XXI. Vi incoraggio a continuare a lavorare per consolidare le strutture e le istituzioni necessarie non solo per dare risposta alle giuste aspirazioni dei cittadini, ma anche per stimolare e mettere in condizione il vostro popolo di esprimere tutto il potenziale e l’ingegno di cui sappiamo è capace.
Occorre, al tempo stesso, riconoscere che le trasformazioni rese necessarie dall’apertura di una nuova era hanno comportato – insieme alle positive conquiste – il sorgere di inevitabili scogli da superare e di conseguenze non sempre facili da gestire per la stabilità sociale e per la stessa amministrazione del territorio. Penso, in primo luogo, al fenomeno dell’emigrazione, che ha coinvolto diversi milioni di persone che hanno lasciato la casa e la Patria per cercare nuove opportunità di lavoro e di vita dignitosa. Penso allo spopolamento di tanti villaggi, che hanno visto in pochi anni partire una considerevole parte dei loro abitanti; penso alle conseguenze che tutto questo può avere sulla qualità della vita in quei territori e all’indebolimento delle vostre più ricche radici culturali e spirituali che vi hanno sostenuto nei momenti più brutti, nelle avversità. Rendo omaggio ai sacrifici di tanti figli e figlie della Romania che, con la loro cultura, il loro patrimonio di valori e il loro lavoro, arricchiscono i Paesi in cui sono emigrati, e con il frutto del loro impegno aiutano le loro famiglie rimaste in patria. Pensare ai fratelli e alle sorelle che sono all’estero è un atto di patriottismo, è un atto di fratellanza, è un atto di giustizia. Continuate a farlo.
Per affrontare i problemi di questa nuova fase storica, per individuare soluzioni efficaci e trovare la forza per applicarle, occorre far crescere la positiva collaborazione delle forze politiche, economiche, sociali e spirituali; è necessario camminare insieme, camminare in unità, e proporsi tutti con convinzione di non rinunciare alla vocazione più nobile a cui uno Stato deve aspirare: farsi carico del bene comune del suo popolo. Camminare insieme, come modo di costruire la storia, richiede la nobiltà di rinunciare a qualcosa della propria visione o del proprio specifico interesse a favore di un disegno più ampio, in modo da creare un’armonia che consenta di procedere sicuri verso mete condivise. Questa è la nobiltà di base. In tal modo si può costruire una società inclusiva, nella quale ciascuno, mettendo a disposizione le proprie doti e competenze, con educazione di qualità e lavoro creativo, partecipativo e solidale (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 192), diventi protagonista del bene comune; una società dove i più deboli, i più poveri e gli ultimi non sono visti come indesiderati, come intralci che impediscono alla “macchina” di camminare, ma come cittadini, come fratelli da inserire a pieno titolo nella vita civile; anzi, sono visti come la migliore verifica della reale bontà del modello di società che si viene costruendo. Quanto più infatti una società si prende a cuore la sorte dei più svantaggiati, tanto più può dirsi veramente civile.
Occorre che tutto questo abbia un’anima e un cuore e una chiara direzione di marcia, non imposta da considerazioni estrinseche o dal dilagante potere dei centri dell’alta finanza, ma dalla consapevolezza della centralità della persona umana e dei suoi diritti inalienabili (cfr ibid., 203). Per un armonioso sviluppo sostenibile, per la concreta attivazione della solidarietà e della carità, per la sensibilizzazione delle forze sociali, civili e politiche verso il bene comune, non è sufficiente aggiornare le teorie economiche, né bastano le pur necessarie tecniche e abilità professionali. Si tratta infatti di sviluppare, insieme alle condizioni materiali, l’anima del vostro popolo; perché i popoli hanno un’anima, hanno un modo di capire la realtà, di vivere la realtà. Tornare sempre all’anima del proprio popolo: questo fa andare avanti il popolo.
In questo senso, le Chiese cristiane possono aiutare a ritrovare e alimentare il cuore pulsante da cui far sgorgare un’azione politica e sociale che parta dalla dignità della persona e conduca ad impegnarsi con lealtà e generosità per il bene comune della collettività. Nel medesimo tempo, esse si sforzano di diventare un credibile riflesso e una testimonianza attraente dell’azione di Dio, e così si promuove tra loro una vera amicizia e collaborazione. La Chiesa Cattolica vuole porsi in questo alveo, vuole portare il suo contributo alla costruzione della società, desidera essere segno di armonia, di speranza e di unità e mettersi al servizio della dignità umana e del bene comune. Intende collaborare con le Autorità, con le altre Chiese e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per camminare insieme e mettere i propri talenti al servizio dell’intera comunità. La Chiesa Cattolica non è estranea, ma pienamente partecipe dello spirito nazionale, come mostra la partecipazione dei suoi fedeli alla formazione del destino della nazione, alla creazione e allo sviluppo di strutture di educazione integrale e forme di assistenza proprie di uno Stato moderno. Essa perciò desidera dare il suo contributo alla costruzione della società e della vita civile e spirituale nella vostra bella terra di Romania.
Signor Presidente, nell’augurare alla Romania prosperità e pace, invoco su di Lei, sulla Sua famiglia, su tutte le persone presenti, così come sull’intera popolazione del Paese l’abbondanza delle Benedizioni divine e la protezione della Santa Madre di Dio. Dio benedica la Romania!

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ZENIT Staff

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