Quanti genitori sanno parlare del sesso e dell'amore ai loro figli?

Intervista con la biologa Leda Galli

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ROMA, giovedì, 4 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Parlare del sesso e dell’amore con i figli è tanto necessario quanto complicato. La biologa Leda Galli offre un aiuto concreto nel libro “Dal corpo alla persona: Il sesso come lo spiegherei ai miei figli”, appena pubblicato dalla San Paolo (collana Progetto famiglia)

Nella prefazione il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, scrive: “Nell’odierno clima culturale di relativismo, i giovani – privati di chiari punti di riferimento – sono spesso in balia di un angoscioso smarrimento esistenziale, che può spingerli ad una visione superficiale della vita e indurli a comportamenti trasgressivi, a volte anche violenti”.

“Si comprende così che molti genitori si scoprano impreparati e comunque in seria difficoltà nel portare a compimento la loro missione educativa, che è quella di accompagnare la persona verso la pienezza della sua umanità”, aggiunge il porporato.

“Non ci si può quindi che rallegrare – commenta – per ogni sforzo che viene intrapreso per sostenere i giovani nella loro ricerca di verità, di autenticità e di pienezza”.

Ecco le risposte della dottoressa Galli, che ha collaborato per vari anni col Moige (Movimento Italiano Genitori) ed è membro del Comitato Etico del Campus Bio-Medico di Roma.

Come le è venuta l’idea di questo libro?

Leda Galli: L’idea è nata fra i banchi di scuola, nel corso di un paio di decenni, insegnando Biologia ai miei alunni del liceo; anche se l’occasione estemporanea me l’ha data alla fine la richiesta, da parte del Moige, di pubblicare su Internet “qualche” puntata sul tema dell’educazione sessuale.

In che cosa consiste la novità del suo lavoro?

Leda Galli: Oggi sembra che non esistano più certezze. Tranne una: la Scienza, con i suoi dati che sono sotto gli occhi di tutti. Pertanto, impostare un lavoro esclusivamente sul piano dell’etica farebbe scattare subito l’obiezione “…ma questa è un’idea tua”, e il discorso sarebbe chiuso prima ancora di cominciare. Infatti ormai sul campo possiamo dire che vi sono tante etiche quante sono le opinioni.

Ma c’è il dato biologico, inoppugnabile, a costituire un solido punto di partenza. La novità sta dunque proprio in questo: nell’aiutare il lettore a scoprire che c’è un’etica già inscritta nella Biologia; e non la “mia” etica o un’etica qualsiasi, ma quella che scaturisce da sé, per logica rigorosa, dal dato scientifico stesso. In altre parole, il corpo ha un suo linguaggio sapienziale: basta volerlo leggere.

Insomma, lei avrebbe aperto una nuova strada?

Leda Galli: Se l’ho fatto è nel senso di aver applicato questa chiave di lettura alla trattazione di tutto l’argomento così vasto della sessualità e anche oltre: nel testo si parla infatti anche di amore e procreazione. Il sesso è solo lo spunto iniziale.

Che cosa l’ha aiutata a fare questo percorso?

Leda Galli: Mi ha aiutata l’applicazione, nel mio insegnamento, della ben nota tecnica partecipativa del problem solving. Questa consiste nel non dare ai ragazzi risposte pre-confezionate, ma, dopo aver fornito loro tutti gli elementi cognitivi necessari, limitarsi a guidarli lungo un percorso di rigorosa coerenza; e poi lasciare che siano essi stessi a mettere a fuoco la risposta finale, con tutte le sue conseguenti implicazioni. Ciò rende gli allievi protagonisti attivi del loro apprendimento.

È stata, e continua ad essere in tante occasioni, un’esperienza stupenda, rinnovata di anno in anno, quella di vedere a un certo punto “accendersi” gli occhi dei ragazzi, nell’attimo stesso in cui intravedono da sé una verità, piccola o grande che sia! Perché i giovani sono molto sensibili alla verità: la riconoscono, se abbiamo la pazienza di orientarli. E quando la riconoscono la amano. Forse il mondo gliela sfocherà di nuovo, ma di sicuro resta che, se vorranno, avranno almeno imparato il metodo per ritrovarla.

Non teme che il libro pecchi di confessionalismo? Che sia diretto cioè solo ad un pubblico cattolico…

Leda Galli: Assolutamente no. Se fossi partita dai dati della Rivelazione e da ciò che dice il Magistero della Chiesa, forse sì. Invece il lavoro parte dal punto diametralmente opposto, e cioè dalla Biologia, e si sviluppa totalmente e rigorosamente solo sul piano antropologico, con un discorso dunque comprensibile da tutti: cattolici, credenti in altre religioni e anche non credenti in nulla. Basta essere uomini.

Se poi le due antropologie, quella cristiana e quella esposta nel libro, coincidono, non posso farci nulla… Né la cosa mi meraviglia: la verità è una, da qualsiasi parte ci si arrivi! Il fatto è che, a difendere l’antropologia fondata su certe verità della persona umana, è rimasta oggi quasi solo la Chiesa, e così si accusa facilmente di confessionalismo chi semplicemente si attiene ad esse.

Nel libro tocca argomenti delicati e scabrosi. Non teme di venire attaccata?

Leda Galli: È possibile. È già successo durante la pubblicazione delle puntate su Internet, ed è stato attaccato anche il Moige per causa mia. Ma quando si crede profondamente in una verità, gli attacchi non possono avere altro effetto che quello di rinforzarla.

Il libro sembra essere rivolto ai genitori, ma può servire anche ai giovani?

Leda Galli: È chiaro che, in questo momento, ad essere preoccupati dell’emergenza educativa sono i genitori; ma chi ha più urgentemente bisogno di una parola chiara sono proprio i giovani. Pertanto ho scritto questo libro in modo che potesse essere letto con profitto anche dai giovani.

Che cosa si aspetta dal suo libro?

Leda Galli: Che insegni a guardare con occhi ammirati al linguaggio del corpo che, oltre la biologia, svela significati profondi a chi sia disposto a leggerli senza preconcetti. Ritrovare quel connubio perfetto fra scienza ed etica che riapre orizzonti affascinanti sulla bellezza dell’essere umano.

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ZENIT Staff

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