Quando si mette l'incenso nel turibolo

Risponde padre Edward McNamara, L.C., professore di Teologia e direttore spirituale

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Un missionario in Ghana ha sottoposto la seguente domanda all’attenzione di padre Edward McNamara: Chiedo se è accettabile che il sacerdote rimanga seduto mentre versa l’incenso nel turibolo durante il canto dell’Alleluia prima del Vangelo. Un liturgista della diocesi di Cape Coast in Ghana ha recentemente definito questa pratica un “abuso liturgico”, in quanto tentativo di assimilare la dignità del sacerdote a quella del vescovo. – V.P., Ghana

Ecco la risposta formulata da padre McNamara.

Anche se esiterei a usare il termine “abuso liturgico” per questa pratica, credo che l’interpretazione data dal liturgista sia sostanzialmente corretta. Piuttosto che di un abuso, parlerei di un errore comprensibile.

Esaminiamo le norme riguardo a questa pratica.

L’Ordinamento Generale al Messale Romano afferma :

“131. Poi tutti si alzano e si canta l’Alleluia o un altro canto, come richiesto dal tempo liturgico (Cf. nn. 62-64). 

“132. Mentre si canta l’Alleluia o un altro canto, se si usa l’incenso, il sacerdote lo mette nel turibolo e lo benedice. Quindi, a mani giunte, e inchinato profondamentedavanti all’altare, dice sottovoce: Purifica il mio cuore”.

Dove tratta la concelebrazione, il documento dice inoltre:

“212. Durante la Liturgia della Parola, i sacerdoti concelebranti stanno al loro posto, e nel sedere e nell’alzarsi si uniformano al sacerdote celebrante principale.

Iniziato il canto dell’Alleluia, tutti si alzano, tranne il Vescovo, che impone l’incenso senza nulla dire e benedice il diacono o, se questo è assente, il concelebrante che proclamerà il Vangelo. Tuttavia nella concelebrazione presieduta da un presbitero, il concelebrante che proclama il Vangelo in assenza del diacono né chiede né riceve la benedizione del celebrante principale”.

A mio avviso, la chiave di interpretazione sta nell’assenza di qualsiasi eccezione dopo le parole “Poi tutti si alzano” nel n° 131.

Se il legislatore avesse previsto l’eccezione per il sacerdote di rimanere seduto, lo avrebbe specificato, come del resto lo fa per il vescovo durante una concelebrazione. In altre parole, il testo avrebbe dovuto dire “Poi tutti si alzano, tranne il sacerdote, che mette l’incenso nel turibolo”.

Allo stesso modo nessuna distinzione viene fatta al n° 175, quando fa riferimento alle azioni del diacono.

Perciò, la mia interpretazione del testo è che il sacerdote deve alzarsi in piedi all’Alleluia, mettere l’incenso nel turibolo, e benedire il diacono da posizione eretta. Questa interpretazione è stata seguita anche da alcuni ex Cerimonieri Pontifici.

Detto questo, devo ammettere che non tutti i liturgisti sono d’accordo con questa interpretazione. Alcuni sostengono la tesi che, dal momento che il Cerimoniale dei Vescovi non fa tale distinzione e questo libro è stato progettato per fungere da guida per le celebrazioni sacerdotali laddove il Messale non è chiaro, allora i sacerdoti debbano seguire le indicazioni fornite nel Cerimoniale dei Vescovi.

Direi che una tale deduzione sarebbe stata corretta prima della pubblicazione della terza edizione del Messale Romano. Questo è il motivo per cui sopra ho detto che la pratica di rimanere seduto è un errore comprensibile.

Tuttavia, dal momento che il Messale è il documento più recente e fa una netta distinzione tra sacerdote e vescovo, penso che abbia chiarito un punto controverso e pertanto dovrebbe essere seguito.

I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.orgSi chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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ZENIT Staff

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