Deserto / Pixabay CC0 - 2017_Franziska, Public Domain

Quando fare “un bene” è tentazione

Non bisogna dimenticare che la tentazione è ovunque: anche Cristo ha dovuto difendersi e prenderne le distanze

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

La prima domenica del tempo quaresimale è sempre dedicata alla tentazione. Un tema su cui è bene soffermarsi da laici credenti e non, con uno sguardo personale su quanto ci ruota attorno e sul nostro modo di affrontare la realtà. Non si può non riflettere sulla genesi e sulla trasformazione quotidiana della seduzione malefica. Ma si è tentati solo nel far del male o ci sono altre vie che portano comunque a lusinghe prive alla fine di un sano principio di salvezza? La domanda è seria e merita una risposta altrettanto affidabile. Si può dire con certezza che esiste un altro aspetto nell’essere tentati. Esso può essere riconosciuto anche in un percorso diretto a fare del bene.
Non siamo di fronte ad una eresia, ma alla verità. Può succedere di essere tentati mentre si cerca di risolvere una questione a favore del prossimo, escludendo a priori di potersi trovare, specie in taluni casi, su una strada del tutto sbagliata. È facile cadere infatti in qualche sgradevole insidia quando si vuole a tutti i costi compiere un gesto nel suo insieme positivo, ma che il Signore non ha mai comandato. Si pensi per un attimo alla prima tentazione che satana fece a Cristo nel deserto: “Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane“. Di per sé la richiesta non è di certo un invito a fare qualcosa di male, né tantomeno una sottile manovra per spingere il Figlio dell’Uomo contro i comandamenti del Padre. Quella richiesta però non è di sicuro la volontà di Dio.
È importante avere la serenità interiore per discernere sulle cose da fare, al di là della loro apparente funzione benefica. Non sempre svolgere un compito non richiesto, pur se positivo, rappresenta un’azione di amore verso un prossimo che produce salvezza. Si rischia in tal modo di impegnarsi a capo fitto in situazioni, anche con grandi coinvolgimenti fisici e mentali, che non determinano in conclusione nessun tipo di avanzamento interiore ed esteriore. Un credente non può non sapere che per conoscere la vera tentazione deve saper prima percepire la volontà di Dio sulla propria vita. Senza questa certezza ognuno è di fatto esposto nel cadere in errore.
Che cosa è la tentazione, se non liberarsi della volontà di Dio per rispondere ad un personale modello di esistenza terrena? Maturata questa condizione, satana non fa fatica ad impossessarsi del passaggio ulteriore che gli permette di imporre la sua padronanza. Quando il servizio secondo Dio passa al servizio secondo l’uomo, non si fa altro che aprire un’autostrada alla dipendenza del demonio, cadendo definitivamente in una tentazione permanente. La vita di conseguenza si trasforma e si imbruttisce. Quest’ultima condizione non genera liberazione, né redenzione, ma stoltezza camuffata da una simbologia ingannatrice e portatrice di infinite illusioni.
Non c’è quindi da piangersi addosso, se chi ha le leve del comando nella politica, nella finanza, nel lavoro, nelle questioni sociali, nella religione, aderisce ad un patto diretto o indiretto con il principe delle tenebre! Il mondo così prende un’altra via. Il diavolo purtroppo non si ferma mai.  Non a caso tentò ancora Cristo, invitandolo ad esercitare il suo potere, senza chiedere la benedizione del Padre. Non fu però ascoltato. Quante volte l’uomo viene invece stimolato a fare delle cose dall’alto del proprio ruolo, senza interrogarsi dentro, sicuro di compiere un atto di giustizia? In quante occasioni le conseguenze di una tale condotta hanno portato a dei risultati rivelatisi del tutto dolorosi?
Non basta intervenire solo perché si è in grado di farlo, ma necessita una riflessione accurata e capace di interpretare la voce dello Spirito, che sempre interviene nel cuore degli uomini timorati di Dio. È opportuno perciò ancora interrogarsi su alcune questioni centrali rispetto alle osservazioni fatte. Ogni volta che si interviene lo si fa sempre per compiere un bene “ispirato” o per una “convenienza” personale da soddisfare? È possibile oggi dire liberamente a qualcuno di vivere nell’obbedienza del Signore e non essere additati come dei soggetti fuori dal mondo? Il valore dell’obbedienza, in una società dove la libertà si misura in virtù della maggiore eliminazione di responsabilità e di regole oggettive, può avere un ampio spazio di cittadinanza?
Purtroppo l’obbedienza alla stessa Parola è diventata un optional. Secondo un pensiero trasversale la regina del “fare presto e bene” è oggi soltanto l’emotività del momento, sulle cui scie si determinano scelte profonde che meriterebbero una neutralità e un’oggettività fuori da ogni contesa apprensiva. Non basta quindi fare una cosa, se essa è fuori la volontà di Dio. È terribilmente sbagliato agire secondo la volontà del demonio, attento com’è a vestire ogni azione umana di buono e di accettabile pur di allontanare un cuore dalla verità rivelata.
La stessa terza tentazione a Cristo non è stata altro che un invito a diventare il padrone assoluto del mondo intero, senza l’intermediazione del Padre, ma attraverso un aperto riconoscimento del ruolo universale del re degli inferi. Non bisogna dimenticare che la tentazione è ovunque. Anche Cristo ha dovuto difendersi e prenderne le distanze. Il cammino quaresimale può aiutare ognuno a riconoscere il volto ingannevole delle molteplici tentazioni, per non divenire attori nella perfidia. Si spalanca in questi giorni davanti a noi un periodo di preghiera e di meditazione che, se vissuto nel modo più intenso e naturale possibile, potrà attivare nella vita del singolo e di una qualunque comunità una serie di “anticorpi celesti”, fondamentali per poter vincere su ogni male.
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email:egidiochiarella@gmail.com. Sito personale: www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio: https://www.facebook.com/troppaterraepococielo

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione