Foto: www.magosales.com

Quando dalla magia… nascono miracoli

Da cinquant’anni il salesiano don Silvio Mantelli gira il mondo esibendosi in giochi di prestigio: con i suoi spettacoli raccoglie fondi per i bambini bisognosi, portando loro allegria e buonumore

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Il santo di oggi, Giovanni Bosco, per entrare nello spirito dei giovani della sua epoca si appassionò di musica, di teatro, di fotografia e anche di magia. Lui stesso, da ragazzo, partecipò a spettacoli di saltimbanchi e si cimentò come prestigiatore, riscuotendo un successo che, negli anni, si è radicato nella tradizione salesiana.
Uno degli eredi questa tradizione è don Silvio Mantelli, 73 anni appena compiuti, in arte Mago Sales. Da almeno 50 anni, don Silvio gira l’Italia e il mondo per i suoi spettacoli. Nel 1996 si è esibito davanti a Madre Teresa di Calcutta, che lo pregò di prolungare la sua presenza in India. Evangelizzare attraverso il gioco e l’allegria era uno degli obiettivi di don Bosco ed è tuttora uno degli obiettivi dei salesiani e del Mago Sales.
Più della magia, infatti, nel cuore di questo bizzarro e generoso sacerdote ci sono i bambini. E, assieme a loro, il “padrone di casa”, ovvero Gesù Cristo.
Don Silvio com’è diventato mago e com’è nata la sua vocazione salesiana?
Da ragazzo ero molto timido e non andavo bene a scuola… Poi un giorno incontrai un amico di famiglia che mi insegnò i giochi di prestigio: io mi appassionai molto e imparai in fretta, anche se, inizialmente, non avevo un pubblico davanti a cui esibirmi. Intanto, a 19 anni, arrivò la vocazione: il “Padrone di casa” era venuto a chiedermi l’affitto… Mi sono allora buttato a capofitto in questa nuova e ricca esperienza. Ho avuto così il pubblico degli oratori e delle parrocchie, con la possibilità di esercitarmi in questo campo. Anche con l’arrivo degli studi seminariali e di tanti altri impegni, ho continuato a coltivare questa passione in mille modi, talvolta con qualche sotterfugio, perché non sempre il superiore era accondiscendente. Eppure, a volte, più si è contrastati, più ci si infervora. Se fosse tutto quanto consentito, alla lunga non avremmo molti stimoli… invece la difficoltà aiuta. Ho iniziato subito con gli ambienti oratoriali: a San Benigno Canavese ho creato il primo gruppo di magia coi ragazzi di quell’oratorio. Metti su una scuola, distribuisci giochi, vai in giro a proporre questi spettacoli… In oratorio domina il giocare a pallone, ma io sono stato sempre poco propenso per il calcio: quando si giocava, io mi assentavo per allenarmi… ma con la magia.
Quella dei maghi è una grande tradizione salesiana…
Sì… Don Bosco partiva sempre dall’amore verso i giovani, che lo portava ad amare e coltivare quello che loro stessi amavano: la musica, lo sport, il teatro. Si era accorto che i giochi di prestigio attiravano tantissima gente e molti andavano a vedere i saltimbanchi ma non andavano in chiesa. Allora pensò: ‘se i preti fossero interessanti come questi ciarlatani, Dio potrebbe avere una popolarità molto maggiore…’. E don Bosco, che non aveva soldi, andava a catturare uccelli nei boschi e li vendeva al mercato per comperarsi gli attrezzi da magia. Si esibiva in numeri come spaccare un orologio e ritrovarlo dentro una pagnotta, far apparire un’anatra da una casseruola fatta vedere prima vuota, far apparire monete dal naso o dalle orecchie dei bambini. Poi lasciò la magia: faceva i miracoli e non aveva più bisogno di bacchette magiche…
Anche la magia, quindi, può essere un’occasione per avvicinare le persone a Dio?
Per me la magia è stata la possibilità di venire in contatto con molte realtà in giro per il mondo. Sono stato in Africa, in America, negli paesi ex comunisti, nel mondo arabo e ovunque mi sono trovato bene. Faccio divertire i bambini e i bambini, al di là delle tendenze politiche o religiose, sono sempre sacri. Don Bosco proponeva: ‘partite dai bambini per conquistare il cuore degli adulti’. I bambini, infatti, hanno il gioco nel sangue. Sono i bambini che mi portano i grandi, anche se sono i grandi che sono convinti di portare i piccoli. I miei spettacoli, ormai, sono una forma di catechesi. La musica lo è altrettanto: è la pentecoste delle lingue, il ritmo e la melodia muovono il cuore e le ossa… Io però con la musica sono sempre stato negato!
In che modo e dove si svolgono i suoi spettacoli?
Ho compiuto 73 anni pochi giorni fa e oggi non è che mi muova più tanto. Vado solo in parrocchie, oratori e scuole. È un’attività proporzionata alla pastorale e alla catechesi. Ho anche creato il Museo della Magia a Cherasco, dove faccio spettacoli tutte le domeniche. Da febbraio a luglio, quasi tutti i giorni, ricevo gite di scuole e di parrocchie. Nelle parrocchie dove vado, chiedo sempre di concelebrare messa o di dire l’omelia domenicale. Forse ho successo più con le messe che con gli spettacoli, perché racconto la mia vita. Non dò importanza tanto ai giochi, quanto all’anima e al cuore. Ciò che importa è che il mio cuore raggiunga tutti i presenti.
C’è stato un episodio o un incontro che ricorda con particolare piacere?
L’incontro che ha cambiato il mio modo di fare magia è stato quello con Madre Teresa. La conobbi a Calcutta, nel 1996, un anno prima che lei morisse. Lì fui ospite delle scuole salesiane con 3000, 5000 anche 8000 ragazzi per istituto. Uno spettacolo dopo l’altro, anche 4-5 al giorno… era come lavorare alla Fiat! Un prete salesiano mi disse che avrebbe celebrato nella casa madre con Madre Teresa: non me lo sono fatto ripetere e sono andato anch’io. Dopo la messa, la conobbi, le raccontai che ero mago e feci lo spettacolo nel cortile con lei presente. Lei mi trattenne dieci giorni al punto che dovetti rimandare i voli. Ogni mattina Madre Teresa mi dava il bigliettino da visita e mi mandava in tutti i suoi lebbrosari ed istituti: ne aveva veramente tanti. Le sue parole furono una grande benedizione, mi hanno infervorato. Così ho unito la magia alla solidarietà. All’inizio di quest’anno, ho creato un’associazione per la raccolta fondi e la realizzazione di progetti per l’infanzia, dal sostegno a distanza alle scuole, al cibo, attraverso i nostri missionari. Facendo raccolta fondi mi aggancio ai progetti dei salesiani nel mondo. In 20 anni, ho raccolto sui 12 milioni di euro per le missioni. Sono piccole gocce nell’oceano ma qualcosa è stato fatto. Ho anche creato l’associazione Magiciens Sans Frontieres, per organizzare spettacoli di beneficienza in Italia e in tutto il mondo. Per il recente terremoto abbiamo raccolto 30mila euro e li abbiamo destinati a monsignor Giovanni D’Ercole e alla diocesi di Ascoli Piceno.
In sintesi, come descriverebbe se stesso e la sua vita?
È una bella vita la mia, mi riconosco come un grande regalo di Dio. Un regalo è come la vita: nessuno chiede di venire al mondo. Se ci siamo, dev’essere per un motivo, se ci siamo, dobbiamo essere un regalo di Dio all’umanità e un regalo non puoi tenerlo impacchettato… devi sporcarti le mani, non sempre riesci nei tuoi scopi ma almeno ci hai provato! Poiché, purtroppo, c’è anche la magia nera, io amo ripetere ai miei colleghi che “non tutti i maghi vengono per nuocere”…
 

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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