Psicologia e maturità nella vita consacrata

La prefazione del card. Maradiaga al nuovo libro di Eugenio Fizzotti

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ROMA, venerdì, 1 giugno 2012 (ZENIT.org).- In vista della presentazione del nuovo libro di Eugenio Fizzotti, che avverrà lunedì prossimo, riprendiamo la prefazione al volume, firmata dal cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, Honduras. Nel libro, l’autore e sacerdote salesiano riflette sullavita consacrata, generatrice di felicità sia per ogni singola persona che per il contesto comunitario e per il mondo intero.

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Lunedì 4 giugno alle ore 18 si farà nella sala Marconi della Radio Vaticana la presentazione del volume “Psicologia e maturità nella vita consacrata” di Eugenio Fizzotti, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Assieme a me, con il coordinamento di Enzo Romeo, Caporedattore del TG2, interverranno Mons. Guillermo Rodrigo Teodoro Ortiz Mondragón, Vescovo di Cuautitlán in Messico, lo psicologo e psicoterapeuta Aureliano Pacciolla, il Direttore dell’Editrice Vaticana D. Giuseppe Costa e ovviamente l’autore che è docente presso varie università pontificie romane ed è esperto soprattutto della Logoterapia e Analisi esistenziale dello psichiatra Viktor E. Frankl, di cui è stato l’unico allievo italiano al Policlinico di Vienna ed è tra i più qualificati e noti rappresentanti a livello internazionale.

Per favorire la conoscenza dell’incontro di lunedì 4 giugno e invitare a prendervi parte, mi permetto di riportare qui di seguito la prefazione che ho scritto con particolare rispetto dell’autore e con molto apprezzamento per come è stata affrontata la tematica della vita consacrata dal punto di vista psicologico.

L’ottica specifica dell’orientamento psicologico esistenziale di Viktor E. Frankl, straordinario psichiatra viennese, fondatore della Terza Scuola Viennese di Psicoterapia, nota in tutto il mondo come “Logoterapia e Analisi esistenziale”, concentrata sulla ricerca di senso della vita e sull’impegno, grazie alla forza di resistenza dello spirito, a prendere posizione nei confronti dei fattori che possono favorire il sorgere del vuoto esistenziale, caratterizza in forma chiara e ben qualificata questo testo di Eugenio Fizzotti, che è stato l’unico italiano allievo di Frankl al Policlinico di Vienna ed è uno dei suoi rappresentanti più stimati a livello mondiale.

L’ampia letteratura di cui Eugenio Fizzotti è autore e curatore in traduzione italiana mette in evidenza che l’ottica umanistico-esistenziale di Viktor E. Frankl è sicuramente la più adeguata a comprendere e aiutare la persona che pone al centro della sua esperienza l’atteggiamento religioso senza limitarlo a comportamenti esterni, a processi cognitivo-emotivi e a condizionamenti culturali e sociali, ma rileva l’autorevolezza e la significatività dell’autotrascendenza che evidenzia la centralità dell’apertura al mondo degli altri e l’attenzione alle domande che la vita pone quotidianamente e alle quali occorre dare con forte responsabilità delle risposte pienamente significative.

Considerando che uno dei pregi di questo volume di Eugenio Fizzotti è quello di rendere attuale l’orientamento esistenziale di Frankl nella specifica prospettiva della vita consacrata, risulta particolarmente interessante la proposta di verificare l’approfondimento del modo di intendere la felicità, la maturità e la visione nuova e fortemente convincente dell’inconscio che non è solo da vedere come il luogo delle eventuali repressioni, ma come la sorgente della spiritualità e quindi di decisioni autentiche e di grande apertura.

Il mio apprezzamento per questo libro va anche per le modalità con le quali viene affrontato il tema della formazione permanente che, come è emerso dal convegno Verso la guarigione e il rinnovamento. Simposio per i Vescovi Cattolici e i Superiori degli Ordini Religiosi sugli abusi sessuali sui minori, che ha avuto luogo dal 6 al 9 febbraio 2012 alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, e soprattutto dall’intervento di Mons. Jorge Carlos Patrón Wong, Vescovo coadiutore della diocesi messicana di Papantla, sul tema: Candidati al sacerdozio e alla vita religiosa. Selezione, osservazione e formazione, comporta una sistematica verifica per mezzo di segni concreti della vita quotidiana che riguardano le predisposizioni e le motivazioni nelle attività pastorali, le eventuali relazioni conflittuali con gli altri, specialmente a livello di gelosia, di intrighi e di menzogne, i bisogni affettivi ritenuti come fonte energetica della propria vocazione senza la consapevolezza di comprenderli e modificarli, l’incapacità di assumere la preghiera, la vita fraterna, lo sport e l’apostolato come i canali alternativi sani offerti dalla formazione per vivere l’assenza di gratificazioni, uscendo da se stessi.

È interessante come una fonte così autorevole possa indicare la compatibilità e la congruenza tra le esigenze attuali della Chiesa e questo libro di Eugenio Fizzotti nel quale è messo bene in evidenza pure il contributo che la psicologia può dare sia per l’analisi e la chiarificazione delle crisi vocazionali e sia per i vissuti della cosiddetta terza età che, anche nel contesto pastorale e della vita consacrata, non è una malattia ma una condizione fisiologica che, raggiunta con serenità e impegno, costituisce una fonte straordinaria di incontro, di amicizia, di condivisione e di solidarietà.

Da tutto questo risulta con estrema chiarezza che la visione umanistico-esistenziale di Viktor E. Frankl condivide che la vita consacrata consiste nel mettersi nei panni degli altri, nello scoprire i loro bisogni e nel cercare di soddisfarli secondo le possibilità che sono offerte dalle singole situazioni in modo da favorire in pienezza felice il conseguimento del senso della propria esistenza. Ecco perché la pratica della solidarietà, caratteristica specifica e qualificante della vita consacrata, richiede il rispetto delle iniziative, della creatività e del senso di responsabilità degli altri senza assorbirli o privarli di quello che sono capaci di fare.

E il fatto che Frankl collochi al centro della sua riflessione il concetto dell’autotrascendenza, intesa come apertura sistematica agli altri, richiama la consapevolezza che vivere non è solo esistere, ma esistere orientati verso uno scopo. E nella situazione esistenziale della vita consacrata ciò fa emergere che essa è un’opportunità che viene offerta permanentemente per diventare quello che ancora non si è, ma che si desidera essere, che si può essere e che si deve essere a partire dal principio che la crescita ricca di senso si fonda su quel grado di contentezza e di benessere che si percepisce quando si vive con impegno e con atteggiamento di totale e gratuita donazione.

Le persone consacrate sono, quindi, disposte a vivere tutta la vita che è concessa loro non limitandosi semplicemente a sommare gli anni ma a riempirli di senso e a ripercorrere la loro completa traiettoria ringraziando sistematicamente Dio per il dono della vita e scoprendo il senso profondo di ogni suo istante. Del resto fu proprio Viktor Frankl a ricordare che «la vita non è qualcosa, ma è semplicemente l’occasione per qualcosa». Ecco perché occorre essere pienamente consapevoli che la presenza e la realizzazione del senso nella vita consacrata sarà generatrice di felicità sia per ogni singola persona che per il contesto comunitario e soprattutto per il mondo intero.

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ZENIT Staff

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