Prosegue il dibattito sul matrimonio omosessuale negli USA

I vescovi dell’Illinois hanno pubblicato un prontuario per definire la natura della questione

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di padre John Flynn LC

ROMA, lunedì, 10 dicembre 2012 (ZENIT.org) – L’approvazione del matrimonio omosessuale in tre stati USA, Maine, Maryland e Washington, in coincidenza con le elezioni presidenziali dello scorso mese, pone le basi per un rinnovato dibattito sull’argomento nei prossimi mesi.

L’attenzione è attualmente focalizzata sulla Corte Suprema degli Stati Uniti, chiamata a dare un responso agli appelli sui tre casi citati nei tribunali di grado inferiore. I giudici del massimo organo giudiziario americano si sono incontrati due venerdì fa per valutare se accogliere gli appelli ma al momento non hanno ancora annunciato cosa intendono fare.

I casi riguardano: Il Defense of Marriage Act che nega benefici federali a coppie sposate dello stesso sesso; la Proposizione 8, un emendamento della costituzione dello stato della California che capovolge una legge precedente che legalizzava il matrimonio gay; una legge dell’Arizona del 2009 che garantisce benefici coniugali solo a dipendenti statali legalmente sposati.

Dal momento in cui i risultati dei recenti referendum avranno effetti legali, il matrimonio omosessuale sarà vigente in nove stati: Connecticut, Iowa, Maine, Maryland, Massachusetts, New Hampshire, New York, Vermont, Washington e il Distretto di Columbia.

Sebbene i votanti nei tre stati abbiano approvato il matrimonio omosessuale, in altri 31 stati la costituzione è stata emendata per definire il matrimonio come legale solo se tra uomo e donna.

Al tempo stesso la Chiesa Cattolica prosegue i suoi sforzi nella difesa della concezione tradizionale di matrimonio. La Conferenza Episcopale dell’Illinois ha recentemente pubblicato un Toolkit on Marriage (prontuario matrimoniale).

L’opuscolo si compone di una serie di domande e risposte sul tema del matrimonio omosessuale, assieme a una lista di fonti online e suggerimenti per catechesi ed omelie.

Bene comune

“Sia la fede che la ragione ci dicono che il matrimonio tra un uomo e una donna tira fuori il meglio degli sposi, non solo per il loro interesse ma anche per il benessere dei figli e per l’avanzamento del bene comune”, spiega il prontuario.

Un matrimonio tra un uomo e una donna stabile e pieno d’amore è il miglior ambiente per la crescita dei figli. Inoltre punta alla naturale complementarità tra un uomo e una donna.

“Il matrimonio è un bene anche per gli adulti, in quanto struttura ideale per l’uomo e la donna per vivere in maniera interdipendente, riconoscendo l’uguale dignità, bellezza e valore dell’altro, basandosi sull’amore e sull’attenzione reciproci”, si legge nella pubblicazione.

Il prontuario osserva inoltre che “il matrimonio è sempre esistito come realtà naturale ben prima del riconoscimento legale da parte dell’ordinamento statuale. Cambiando le leggi sul matrimonio, lo stato metterebbe in pericolo il bene intrinseco del matrimonio”.

“Quindi, per la stabilità e il benessere della società, lo stato è obbligato a conferire uno status preferenziale e una protezione legale a questa cellula fondamentale della società”, conclude il documento.

Le leggi sul matrimonio hanno un effetto educativo, quindi ridefinirle avrà un effetto sull’approccio della gente al matrimonio. Legalizzare il matrimonio omosessuale, in definitiva, significherebbe dire alla gente che non c’è alcun beneficio nell’avere un padre e una madre.

L’istituzione del matrimonio è stata già indebolita dall’alto tasso di divorzi e di nascite di figli fuori dal matrimonio, osservano i vescovi dell’Illinois.

“Quindi vediamo che se lo stato promuove le unioni tra persone dello stesso sesso, ben poco rimane dell’istituzione del matrimonio al di là di un temporaneo legame emotivo tra due adulti: permanenza, esclusività e procreatività diventerebbero mere opzioni nelle norme sociali”, ammoniscono i presuli.

Replicando all’argomento che le coppie dello stesso sesso hanno il diritto di sposarsi, il documento afferma che il diritto di sposarsi è un diritto che riguarda uno specifico tipo di relazione che porta particolari benefici sociali.

Nessuna ingiustizia

“Non è ingiusto, né scorretto accettare e istituzionalizzare requisiti basati sulla natura di una istituzione”, si afferma.

Ci sono molte disposizioni che distinguono tra gruppi e individui. Inoltre il matrimonio non è mai stato aperto a tutti, essendovi restrizioni poste ai consanguinei.

Ridefinire il matrimonio è anche un serio pericolo per la libertà religiosa in quanto il rifiuto di accettare il matrimonio tra persone dello stesso sesso da parte di taluni ministri del culto, rovescerebbe su di loro la coercizione del potere statale.

Ciò è già accaduto quando le agenzie cattoliche sono state costrette a rinunciare ai servizi di adozione per il loro rifiuto di affidare bambini a coppie conviventi.

“Non è da bigotti, né è una discriminazione trattare cose diverse in modo diverso”, aggiunge il documento dei vescovi. Il matrimonio è unico, in quanto una delle sue caratteristiche centrali è la differenza sessuale. Le coppie dello stesso sesso non presentano questa differenza e non possono procreare, né fare da padre e da madre a un bambino. Si tratta, perciò, di una situazione molto diversa da quella delle norme che, un tempo, proibivano i matrimoni interrazziali.

È vero, Gesù ha accolto tutti ma l’amore e l’accoglienza non implicano l’accettazione della ridefinizione di una delle istituzioni fondamentali della società.

Non si tratta di imporre ad altri le proprie concezioni religiose, quanto, piuttosto, di proteggere il bene comune delle generazioni future.

[Traduzione dall’inglese a cura di Luca Marcolivio]

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ZENIT Staff

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