"Procedere l'idea ispiratrice di Sophia"

Discorso del professor Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico

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ROMA, sabato, 20 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Riprendiamo il testo del discorso tenuto giovedì 18 ottobre nell’Auditorium di Loppiano, ad Incisa in Val d’Arno (FI), dal professor Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia (IUS), in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno accademico. 

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Un cordialissimo saluto e un vivo grazie a tutti per la vostra presenza: autorità civili e religiose, amici vicini e lontani – a nome mio personale e di tutt’intera la comunità accademica: docenti, studenti e staff.

1. «Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.
Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente;
anche la prima pioggia
l’ammanta di benedizioni.
Cresce lungo il cammino il suo vigore,
finché compare davanti a Dio in Sion» (Sal 84,5‐8).

Mi è affiorata spontanea dal fondo cuore la melodia di questo Salmo, il Salmo 84, quando, con lo slancio del primo inizio e forse più, insieme abbiamo dato l’avvio, lo scorso settembre, al nuovo anno accademico. Non hanno voluto, i nostri studenti, chiamare “casa per tutti”, abitata dalla Sapienza e gratuitamente e senza esclusioni generosa di essa, la nostra Università? 

E le difficoltà che inevitabilmente abbiamo attraversato, gli ostacoli e le prove che siamo stati chiamati a sormontare, non si son rivelati, a conti fatti e secondo la promessa, fonte di benedizione? E non si è così rinvigorito lungo il corso di questi anni, per il dono di Dio, il passo del nostro cammino?

Lasciando alle nostre spalle il primo quadriennio di vita di Sophia e inoltrandoci fiduciosi nel secondo, non possiamo dunque non aprirci, con sincerità e stupore, alla gratitudine. Che non soltanto e in primo luogo va a Dio, ma – ne siamo certi – giungerà anche al cuore di chi ci ha seguiti, accompagnati, sostenuti. Nulla è piccolo di ciò che è fatto con amore e per amore.

2. Il nuovo anno accademico, che oggi ufficialmente inauguriamo, si annuncia strategicamente significativo, nel cammino di Sophia: non solo perché decollano le tre nuove specializzazioni, che sono state richiamate nei precedenti indirizzi di saluto e che affiancano ed esplicitano il percorso interdisciplinare in cultura dell’unità.

Ma anche perché il presente anno vede la conclusione del periodo di approvazione “ad experimentum”, per un quinquennio, degli Statuti che reggono l’Istituto. Dallo scorso mese di marzo stiamo infatti lavorando – debbo dire in unità d’intenti e con buon frutto – alla loro revisione, in vista dell’approvazione definitiva che ci auguriamo possa avvenire entro l’anno accademico in corso.

Tale lavoro costituisce l’occasione propizia per rileggere l’esperienza sin qui condotta, in fedeltà all’ispirazione originaria che ci guida e con attenzione alla lezione di vita appresa in questi anni. Per giungere così a una formulazione più chiara ed efficace del progetto globale e del programma articolato che insieme vogliamo cercare d’incarnare a Sophia.

3. Permettete, dunque, che in questa sede condivida con voi, in sintesi, tre direttrici d’impegno che da questa comune riflessione corale e verifica sono emerse in questi mesi.

a) Innanzi tutto, abbiamo avvertito l’esigenza di rendere la struttura e l’esercizio della governance dell’Istituto il più possibile espressione dello spirito di collegialità che ne ispira il progetto. Ciò significa fare sempre più partecipi, ciascuno per la propria parte e secondo il proprio ruolo, le diverse componenti della nostra comunità: docenti, studenti e staff.

Di qui, in particolare, la proposta di un senato che, nella sua configurazione e composizione, veda effettivamente e attivamente convergere i rappresentanti di tutte queste componenti: come luogo del loro incontro e della loro interazione libera e plurale nell’unità, e insieme come organo di definizione delle linee strategiche di vita e di sviluppo.

In questa stessa linea si muove lo studio per meglio definire e attribuire le competenze e responsabilità: a livello amministrativo‐didattico, economico‐finanziario e gestionale‐operativo.

b) Il nostro Istituto, poi, lo sappiamo bene sin dall’inizio e abbiamo cercato di realizzarlo al meglio delle nostre capacità ed energie, è una “scuola” in cui lo studio, l’approfondimento e la ricerca intellettuale sono chiamati a coniugarsi in profondità, da dentro, con l’esperienza della vita insieme compartita, con il dialogo costante tra le persone e le culture di cui esse sono portatrici, con la sperimentazione pratica delle idee condivise e degli orientamenti acquisiti nella fatticità dei vari ambiti dell’esistenza personale e sociale.

Di qui il nuovo e stagliato rilievo che, negli Statuti rinnovati, intendiamo dare a quella espressione della nostra comunità accademica che – con linguaggio che ormai va accreditandosi anche tra gli addetti di lavori – si definisce Community life. Si tratta, nell’equilibrio complessivo della vita dell’Istituto, di dar sempre più effettiva, consapevole ed incisiva evidenza al fatto che due sono le gambe con le quali camminiamo: il rigore e la meraviglia dell’incontro con la luce della verità nell’esercizio del “pensare insieme”, da un lato, la responsabilità e la gioia della sua sperimentazione vitale nell’esercizio comunitario dell’esistenza, dall’altro.

Ne deriva, in particolare, dopo questi anni d’iniziale laboratorio, la proposta di un Consiglio per la vita della comunità degli Studenti che va ad affiancare – nel suo specifico ambito di competenza – il già collaudato Consiglio accademico. In esso confluiscono i rappresentati delle varie comunità di vita in cui gli Studenti esplicano la loro esperienza, insieme a coloro che, a nome dell’Istituto, son chiamati a delineare e dare effettività, di concerto con gli Studenti, alle linee portanti di un percorso formativo in sintonia con la proposta accademica.

c) Si tratta di innovazioni importanti e significative. Non meno lo è la terza direttrice lungo la quale ci spingono a procedere l’idea ispiratrice di Sophia e l’esperienza, pur piccola ma insieme ricca e sfaccettata, maturata in questi anni: si tratta del profilo propriamente accademico dell’Istituto. Percorrendo il nostro cammino, e in dialogo costante con la Congregazione per l’Educazione Cattolica, abbiamo infatti guadagnato la seguente convinzione.

Sino ad ora, nella legislazione che regola le istituzioni universitarie della Chiesa cattolica, sono previsti due tipi di Istituti (mi si perdoni una certa semplificazione, per rendere più chiara l’idea): quelli deputati all’approfondimento della dottrina cristiana e alla preparazione per la missione di annuncio del Vangelo (teologia, filosofia, diritto canonico e affini) e quelli chiamati invece a qualificare scientificamente e professionalmente nelle diverse discipline (dall’economia alla politica alle scienze naturali) in un contesto rispettoso della fede cristiana, ma senza un rapporto formalmente ricercato e perseguito con essa.

Ora, la cultura dell’unità, così come comincia a germogliare dal carisma che la ispira, sembra propiziare un terzo tipo di Istituto: quello in cui tutte le scienze sono chiamate a entrare in rapporto, nel rispetto della loro figura e autonomia, con la Sapienza del Vangelo per “intridere” di essa (l’espressione è di Chiara Lubich, nel suo storico discorso di fondazione) i loro percorsi e i loro risultati, ponendosi al contempo programmaticamente le une in dialogo di reciprocità con le altre. Così che la crescita di tutta la persona
umana, in tutte le dimensioni del suo essere, sapere ed agire, sia illuminata dal Vangelo di Gesù e possa sbocciare nella sua ricchezza più vera, più umana, più efficace.

Non è questa, del resto, la grande lezione che ci viene dal Concilio Vaticano II, del cui inizio proprio in questi giorni celebriamo il cinquantesimo anniversario? Basta rileggere con attenzione, in proposito, la Gaudium et spes, la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. In essa leggiamo: «Cristo Gesù, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore rivela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (n. 22) e così «insieme ci insegna che la legge fondamentale dell’umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il comandamento nuovo dell’amore» (n. 38). È questa la direzione vigorosamente auspicata da Benedetto XVI nella Caritas in veritate in vista del «nuovo slancio del pensiero» più che mai necessario per fronteggiare le ingenti e correlate sfide dell’oggi.

Ebbene, l’avvio delle tre specializzazioni (Ontologia trinitaria, Economia e management, Studi politici) che da quest’anno specificano l’offerta accademica di Sophia nel comune alveo della cultura dell’unità, e ciò che a partire di qui si può presagire per il futuro nell’articolazione progressiva dei diversi ambiti disciplinari in essa esercitati, si collocano precisamente in questa prospettiva. Che è senz’altro originale e persino inedita, ma proprio così ci sembra intercettare i più urgenti segni dei tempi e corrispondere alle linee di un realistico e incidente colpo d’ala, a livello culturale, per quella Nuova Evangelizzazione cui proprio in questi giorni c’invita con forza la Chiesa cattolica raccolta in Sinodo.

4. Con fiducia, entusiasmo e realismo intendiamo dunque camminare lungo queste direttrici di marcia, che già da quest’anno ci coinvolgono e decisamente sollecitano la nostra mente e il nostro cuore. Forse anche per questo ci è dato costatare un singolare clima di fervore, di vivacità e di gioia nell’avvio delle nostre attività.

24 sono gli Studenti al primo anno tra Laurea magistrale e Diploma, 16 gli iscritti al primo anno del ciclo di dottorato, che si aggiungono agli iscritti agli anni successivi di corso di Laurea Magistrale e Dottorato, per un totale di 80 Studenti (di 27 nazioni diverse), ivi compresi coloro che frequentano da straordinari e da ospiti. Ad essi si aggiungono i 5 iscritti alla scuola di post‐dottorato (orientata alla ricerca e alla qualificazione dei nuovi docenti), 3 dei quali, in maniera stabile per un biennio, vengono ad arricchire la nostra comunità accademica.

Gli Studenti che sinora hanno conseguito la Laurea Magistrale sono 49. Il 7 novembre si svolgerà il dialogo pubblico in occasione della prima Tesi dottorale: siete tutti invitati, il candidato è Paolo Frizzi e il titolo è Cristianesimo e religioni nel ’900: l’intuizione e la vicenda Chiara Lubich. Storia Teologia Società.

L’anno che si apre è ricco di appuntamenti. Le due “cattedre” previste avranno a protagonisti due figure d’eccezione, rispettivamente, Enzo Bianchi, fondatore e priore della comunità monastica di Bose, e il filosofo Emanuele Severino. Ne potete avere notizia tempestiva dal nostro rinnovato e puntuale sito web, nonché dalla vivace e solerte attività del nostro ufficio per le relazioni e gli eventi. Mi limito a ricordare – perché non si svolgono in sede – la prima Summer School fuori Italia di Sophia, che si terrà intorno a Natale presso la Mariapoli Lia di O’Higgins, in Argentina; e il Congresso internazionale che ci vedrà impegnati a Taipei, Taiwan, Repubblica di Cina, nel prossimo mese di aprile, a sostegno di un impegno accademico e di animazione culturale che ci è stato chiesto nel quadro del rapporto – a livello universitario – tra la Santa Sede e questo Stato.

Rinnovando con tutti voi l’impegno reciproco ad abitare e promuovere con gratitudine e gioia il dono che ci è fatto e la responsabilità consistente e condivisa che esso suscita, dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico 2012/2013, quinto di vita dell’Istituto Universitario Sophia.

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ZENIT Staff

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