Primo Maggio in poesia

Il valore del lavoro nelle composizioni poetiche di tre importanti autori a cavallo tra 800 e 900

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Un Primo Maggio a tinte contrastanti quello di quest’anno. Da un lato gli appelli autorevoli di papa Francesco (“Occasione propizia per globalizzare la solidarietà”) e del presidente Mattarella (“Priorità al lavoro, dialogo con parti sociali”), dall’altro la violenza cieca di alcuni esagitati che hanno puntato a boicottare l’inaugurazione di un evento a cui si attribuisce grande importanza per il rilancio del Paese.

Se è giusto evidenziare che la “festa è stata rovinata da pochi violenti”, come ha detto il commissario unico di Expo Giuseppe Sala, ed è importante sottolineare il senso civico dei cittadini milanesi che si sono impegnati a ripulire le strade dopo le devastazioni prodotte dagli estremisti, non bisogna, al tempo stesso, chiudere gli occhi sulla situazione sociale difficile che rischia di alimentare la contestazione violenta. La condanna, insomma, seppure doverosa, non dev’essere una scusante per i decisori politici al fine di “glissare” sui diritti sociali negati e sulla crescente ingiustizia redistributiva che blocca l’economia e minaccia le fondamenta della coesione sociale, inibendo una prospettiva futura alle giovani generazioni.

“Sono grato di unire la mia voce” all’Expo, ha detto papa Francesco nel suo videomessaggio mandato in onda sui maxischermi. La mia “è la voce dei pellegrini nel mondo intero, è la voce di tanti poveri che fanno parte di questo popolo e con dignità cercano di guadagnarsi il pane col sudore della fronte. E vorrei farmi portavoce di tanti fratelli e sorelle, cristiani e non, che Dio ha amato e per i quali ci ha insegnato a chiedere il pane quotidiano”. Facciamo sì – ha continuato il Pontefice – che l’Expo dedicato a nutrire il pianeta “non resti solo un tema”, non sia “un’occasione sprecata”, ma sia accompagnato “dalla coscienza e dai volti di milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano…”.

Sono bellissime parole di speranza e di fede ma, al tempo stesso, di autorevole monito, che ci fanno da viatico per ritornare alle nostre riflessioni sulla poesia. Che non è una fuga dal mondo ma, anzi, un modo d’interpretare il mondo in maniera più consapevole, dopo aver meditato sui valori che contano, al di là dello sterile utilitarismo della incultura corrente.

Ecco dunque tre belle poesie, dedicate al valore del lavoro e quindi alla celebrazione del Primo Maggio, Festa dei lavoratori. Poesie che, del lavoro, mettono in luce le coordinate più autentiche: quelle che richiamano i diritti di giustizia ed equità sociale che, prima ancora d’essere capisaldi della convivenza civile, sono fondamenta inalienabili della dignità dell’uomo.

*

PRIMO MAGGIO

…pareva in quel cielo di brace
a lettere d’oro
scolpito un solenne, profondo messaggio
– O umani, sia pace
ne l’aspro lavoro!
nel sole
ripeti, nel sole, il messaggio,
col suono di mille campane!
Con l’onda di mille profumi,
col raggio di mille bagliori,
con l’acuto tintinnio di mille petali,
coi venti,
ripeti, ripeti il saluto:
Sia pace al lavoro fecondo,
sia pace al dolore!
e al palpito enorme, nel petto alle genti,
nel core del mondo
trionfi l’amore!

Luigi Orsini (1873-1954)

*

LE MANI DELL’OPERAIO Dice il Signore a chi batte
alle porte del suo Regno:
Fammi vedere le mani;
saprò io se ne sei degno.
L’operaio fa vedere
le sue mani dure di calli:
han toccato tutta la vita
terra, fuochi, metalli.
Sono vuote d’ogni ricchezza,
nere, stanche, pesanti.<br> Dice il Signore: Che bellezza!
Così son le mani dei Santi!  Renzo Pezzani (1898-1951)

IL PIÙ BEL GIORNO

S’io facessi il fornaio
vorrei cuocere un pane
così grande da sfamare
tutta, tutta la gente
che non ha da mangiare.
Un pane più grande del sole,
dorato, profumato
come le viole.
Un pane così
verrebbero a mangiarlo
dall’India e dal Chilì
i poveri, i bambini,
i vecchietti e gli uccellini.
Sarà una data da studiare a memoria:
un giorno senza fame!
Il più bel giorno di tutta la storia!

Gianni Rodari (1920-1980)

***

I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org

I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.

Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.

Inviando le loro opere alla Redazione di ZENIT, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.

Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Massimo Nardi

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione