Primarie USA: la rivincita degli outsider

Hillary tallonata dal ‘socialista’ Sanders, mentre Cruz sorpassa l’esuberante Trump. Buone speranze per Rubio. Se a novembre vince un repubblicano sarà una svolta a 360° in sanità e politica estera

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Ancora una volta gli Stati Uniti riservano sorprese. Ai recenti caucus in Iowa, i candidati dei poteri forti di entrambi i partiti sono stati sconfitti o fortemente ridimensionati.
Per l’eterna “futura presidente” Hillary Clinton, partita favoritissima tra i democratici, è pari e patta con l’outsider Bernie Sanders, il 74enne senatore, con la fama di ‘socialista’. Entrambi i candidati si attestano su percentuali molto simili: 49,9% l’ex first lady, 49,6% il senatore del Vermont. Praticamente una questione di decimali.
Sembra così ripetersi il film già visto otto anni fa: la donna dell’establishment, surclassata dallo sfidante ‘di sinistra’. Così era avvenuto all’inizio del 2008, quando in Hawaii era iniziata l’irresistibile avanzata di Barack Obama, ai tempi indicato come l’uomo della rottura.
Sanders si presenta come candidato radicale ed uno dei suoi obiettivi è sicuramente quello di preservare la discussa riforma sanitaria che porta il nome del presidente uscente.
Un risultato – quello in casa democratica – che dimostra come gli americani (era avvenuto anche nel 1980, al momento dell’elezione di Ronald Reagan), quando si tratta di dare una svolta al paese, sono disposti a votare un candidato anziano, piuttosto che un esponente della nomenclatura.
Diverse, ma per certi versi simili, le dinamiche nelle primarie repubblicane. Dato per favoritissimo, fino a pochi giorni fa, Donald Trump si è fermato al 24%, scavalcato dal senatore texano di origini italo-cubane Ted Cruz, assestatosi al 28%. Terzo classificato, ma tutt’altro che fuori partita, un altro ‘cubano’: il senatore della Florida, Marco Rubio, al 23%. Decisamente al lumicino le speranze per Jeb Bush, fermo al 2,8%.
Quali sono, tuttavia, i programmi dei principali sfidanti e che tipo di America hanno in mente?
Il programma di Hillary Clinton è senza dubbio quello in maggiore continuità con l’uscente amministrazione Obama. In politica interna, l’ex segretario di Stato proseguirebbe le politiche sociali del predecessore, con l’aumento dei salari minimi e forse anche delle tasse per i più ricchi. Nei fatti, tuttavia, il realismo in chiave ‘moderata’, che caratterizzò gli otto anni di presidenza di Bill Clinton (1993-2001), potrebbe ripetersi anche in un ipotetico mandato di sua moglie.
Mentre da un lato, proseguirebbero le politiche obamiane sul global warming e l’implementazione dei ‘diritti civili’ (a partire dall’aborto), una timida apertura potrebbe esserci sull’immigrazione dall’America Latina.
Il cambiamento potrebbe arrivare in politica estera: una presidenza Clinton metterebbe in discussione l’accordo con l’Iran, tornando a sbilanciare l’equilibrio a favore di Israele, mentre una sostanziale continuità si riscontrerebbe sui fronti siriano ed ucraino.
Da parte sua Sanders vuole combattere le disparità sociali e i grandi poteri finanziari, sganciando definitivamente gli Stati Uniti dal ruolo di potenza leader del capitalismo mondiale. In politica estera la sua linea è dichiaratamente pacifista e propensa al disimpegno militare nelle zone calde del pianeta.
Chi non ha bisogno di presentazioni è Donald Trump: il settantenne vulcanico magnate newyorkese è l’unico dei candidati alle primarie a non avere esperienza politica alle spalle e la sua campagna elettorale sta assumendo contorni piuttosto “populisti”.
In economia e in politica estera, Trump opererebbe una volta a 360 gradi, virando decisamente verso un liberismo sfrenato e una guerra totale al mondo islamico. La sua proposta di chiudere l’ingresso al paese ai musulmani è forse stata una boutade ma la dice lunga sul clima di scontro di civiltà che il candidato tende a fomentare e ad auspicare.
L’aspetto più peculiare del programma trumpiano è il paventato “disgelo” con la Russia di Putin, che porterebbe però gli Stati Uniti ad abdicare al loro ruolo di prima potenza geopolitica mondiale e ad aprire il possibile scenario di una “pax russa”.
Sui temi etici, Trump si presenta come il più liberal dei candidati repubblicani, sebbene, per andare incontro all’elettorato più conservatore, potrebbe attuare politiche pro life, a partire dalla cancellazione dei finanziamenti federali ad organismi internazionali promuoventi l’aborto, il controllo demografico e la ricerca sugli embrioni.
I temi etici, oltretutto, si annunciano piuttosto in sordina durante questa campagna elettorale, in particolare per ciò che riguarda il matrimonio omosessuale che, stando ai più recenti sondaggi, sarebbe ben accetto anche da una parte non trascurabile della popolazione di orientamento repubblicano.
Pro life senza se e senza ma sono i due candidati di origine cubana. Cruz, in particolare, è stato, nel marzo scorso, il primo repubblicano a candidarsi ufficialmente alle presidenziali 2016. In quasi un anno di campagna elettorale, il senatore del Texas – che ha ascendenze anche italiane ed irlandesi – ha espresso posizioni conservatrici, vicine a quelle del Tea Party, del quale non è organico ma piuttosto contiguo.
Cruz è uno dei più convinti sostenitori di una “controriforma sanitaria” e, nonostante le sue origini, sposa la linea dura nei confronti dell’immigrazione dall’America Latina.
In politica estera, il senatore texano vorrebbe mandare a monte le trattative con l’Iran, ed appoggiare decisamente Assad per una guerra senza quartiere al terrorismo.
Decisamente più smussate le posizioni di Rubio per il quale il dittatore siriano è il problema e non la soluzione, mentre più apertura è stata espressa dal senatore della Florida sul fronte dell’immigrazione.
Se l’esuberanza di Trump iniziasse a diventare incontrollabile e a produrre un effetto boomerang, è verosimile che sempre più americani, a partire dalle minoranze, riverseranno i propri consensi sui due senatori. Ci troveremmo, così, dinnanzi ad un evento storico: il primo candidato presidenziale di origine latino-americana. Repubblicano, per di più.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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