Il Pontefice ha subito chiarito: “Sarà un po’ difficile per me fare il tifo, ma per fortuna è un’amichevole… e che sia veramente così, mi raccomando!”. Dopodichè ha spiegato la grande responsabilità sociale di chi pratica questo sport così popolare: “Cari giocatori – ha precisato – siete molto popolari: la gente vi segue molto, non solo quando siete in campo ma anche fuori. Questa è una responsabilità sociale!”
Secondo il Vescovo di Roma, nel calcio “non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra”. A questo proposito, Francesco ha rilevato che non si deve mai abbandonare la passione del “dilettante”, dell’”amateur”, perché ”la dimensione professionale non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra”. “Uno sportivo – ha aggiunto – pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di ‘dilettante’, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza”.
Di fronte a tanti campioni che militano nelle due nazionali, il Papa ha sottolineato: “Prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità”.
Ai dirigenti presenti, il Pontefice ha detto: “Lo sport è importante, ma deve essere vero sport!”. Il calcio – ha proseguito – come alcune altre discipline, è diventato un grande business! Lavorate perché non perda il carattere sportivo”. Li ha invitati pertanto a promuovere “questo atteggiamento di ‘dilettanti'”, in modo da eliminare definitivamente il pericolo della discriminazione. “Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti” ha affermato Papa Bergoglio. Il Santo Padre ha quindi raccontato la sua esperienza di giovane tifoso del San Lorenzo, e la gioia di tutta la famiglia che andava allo stadio. Ha infine benedetto i presenti ed ha chiesto preghiere perché “anch’io, nel ‘campo’ in cui Dio mi ha posto, possa giocare una partita onesta e coraggiosa per il bene di tutti noi”.
Tra i 200 giocatori, dirigenti e funzionari delle due nazionali di Italia e Argentina, il più attivo si è mostrato Mario Balotelli, che in più di un occasione ha provato a scambiare due parole con il Papa. Gianluigi Buffon che insieme a Leo Messi ha consegnato al Papa una pianta di ulivo da piantare in Vaticano, era il più commosso. Alla fine dell’incontro ha dichiarato: “E’ stata una giornata speciale, che resterà impressa nelle menti e nei cuori di tutti noi per sempre”.
“Abbiamo la fortuna di avere un Papa speciale – ha affermato il portiere della squadra azzurra – finalmente si possono tradurre in fatti concreti le molte parole e pensieri che spesso ci proponiamo di fare e non mettiamo in pratica. Con un Papa così, che ci indica la via da seguire, che ci scalda anima e cuore, è più facile fare quelle cose che ci rendano migliori”.
Dopo l’udienza, i due capitani hanno partecipato ad una conferenza stampa presso la Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze, durante la quale hanno illustrato l’iniziativa di una nuova rete educativa globale. Presenti, tra gli altri, il cancelliere della Pontificia Accademia, mons. Marcelo Sánchez Sorondo, gli allenatori delle due nazionali, l’italiano Cesare Prandelli e l’argentino Alejandro Sabella.
L’ultima parola, nell’udienza, è stata sempre quella del Pontefice che ha scherzato sulla scarsa disciplina degli argentini. Dopo i saluti e lo scambio di doni, Francesco ha infatti osservato: “Ho visto la squadra italiana, erano tutti in fila … e anche ho visto che gli argentini tutti… ma questo è importante, perché qui in Vaticano mi rimproverano, e dicono che io sono indisciplinato! Adesso, hanno visto la mia razza …”.