Prepariamo la Festa della Mamma

“Il termine Madre, ieri come oggi, è sinonimo di amore”, scrive padre Piatti

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Il sole risplende sulle montagne del Signore,
la bellezza di una donna virtuosa adorna la sua casa (Siracide 26,16).

di P. Mario Piatti icms

ROMA, sabato, 5 maggio 2012 (ZENIT.org).- Il termine Madre, ieri come oggi, è sinonimo di amore, di affezione al bene, di premurosa custodia nei confronti della propria famiglia e dei figli. Indica il quotidiano sacrificio di un cuore che vive per i suoi cari e che trova la sua gioia nel servire, senza cedimenti né ripensamenti.

Penso alle nostre mamme. Penso a quelle che ci hanno lasciato e già si trovano al cospetto di Dio; penso a quelle che ancora ci accompagnano qui, sulla terra, magari cariche di anni e di malanni, ma pronte, come una volta, a rimproverare benevolmente il nostro disordine e a richiamarci, un po’ imbronciate, per le nostre mancanze, piccole o grandi, quasi fossimo i loro bimbi di un tempo.

Per le mamme –scriveva Guareschi- i figli restano sempre dei bambini e –se stesse soltanto in loro- continuerebbero a farli dormire eternamente nella culla. E, vedendo un metro e mezzo di gambe fuor dal lettuccio, non direbbero: Mio figlio è cresciuto. Direbbero: La culla del mio bambino è ristretta… ” (da “La favola di Natale”).

Si parlava della donna, una volta, come dell’ “Angelo del focolare”: che bella espressione, a ben pensarci! L’Angelo è colui che custodisce e difende chi gli è affidato; vigila sul cammino dei più deboli, li sorregge e li incoraggia, senza mortificarli; si preoccupa del loro sostentamento e li afferra con la destra, quando sono in pericolo. Immagini del genere rischiano, forse, di far sorridere qualcuno, insofferente di fronte ai retaggi di un passato ormai morto e sepolto: eppure il fascino e la freschezza che effondono arrivano fino ai nostri giorni! Così, dice il Signore, “ … una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore… In lei confida il cuore del marito… Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare” (cfr. Proverbi 31,10-31).

Noi, figli, siamo spesso disabituati a riconoscere il bene ricevuto e a dire semplicemente: grazie! Vorrei farlo qui, ora, a nome di tutti, ringraziando Dio per il dono della maternità, riflesso “al femminile” dell’eterno amore di Dio per l’uomo.

Vorrei ringraziare il Signore per le nostre mamme, per il loro coraggio e per la loro fedeltà, per la loro dedizione assoluta alle proprie famiglie, in tempi spesso non facili. Vorrei ringraziarle per la loro preghiera silenziosa e per le loro lacrime nascoste, per la loro pazienza e per la loro Fede incrollabile. Il loro esempio cristiano è il dono più bello che abbiamo ricevuto, patrimonio di un passato che non è nostalgia né vuoto tradizionalismo, ma è passione per la Vita e santa audacia, nell’affrontare gli ostacoli e le prove quotidiane.

Vorrei ringraziarle perché hanno sopportato i nostri capricci infantili, le nostre crisi adolescenziali, la giovanile presunzione di essere noi i padroni del mondo. Sono restate là, al loro posto: hanno saputo guardare oltre, sperando contro ogni speranza e trovando in Dio la forza di andare avanti e di sostenere le fragilità nostre e dei nostri padri.

E’ vero, i tempi sono cambiati, l’evoluzione della società ci ha fatto progredire, ha aperto anche alla donna prospettive e possibilità nuove. Ma bisogna peraltro riconoscere quali danni incalcolabili abbia provocato la cultura oggi dominante. Stiamo aiutando le giovani generazioni a emanciparsi sempre di più, con il risultato di produrre spesso cuori insoddisfatti, insofferenti a tutto, incapaci di progettare e costruire insieme il presente e l’avvenire. In particolare, abbiamo riempito di illusioni il mondo e l’immaginario delle nostre ragazze, preoccupate solo di apparire, di somigliare a qualche “top-model” di successo, ingannate da una bellezza soltanto esteriore e non di rado devastate –come i loro coetanei- dal “sesso facile e dallo spinello libero”.

Non voglio essere catastrofista: il bene c’è ancora, e come! Preoccupa, però, la facilità con la quale si offusca e si offende la vera dignità personale, si calpestano i fiori più belli che vivono nel giardino del cuore. Tutto si cura, a tutto si educa tranne che al rispetto di sé, alla scoperta del proprio “io” interiore e della gioia che nasce dalla vera libertà, che è frutto dello Spirito e dominio di se stessi; che esige prudenza, capacità di sacrificio e apertura sincera al mistero della Grazia.

Vorrei poter dire alle ragazze di oggi: il mondo ha bisogno di voi, future mamme del Nuovo Millennio! Ha bisogno ancora della vostra premura e della vostra abnegazione, della vostra vocazione a ricondurre le famiglie –che il buon Dio vi affiderà- e la famiglia umana all’Amore e alla verità. Abbiamo e avremo sempre bisogno di voi, della vostra dolcezza e della vostra riservatezza, della vostra bontà e della vostra pazienza e comprensione. Beate voi, se lo spirito del Vangelo vivrà nelle vostre anime e fluirà un giorno nelle vostre case, illuminandole, ancora una volta, delle vostre virtù e della vostra santità!

E vorrei ringraziare Dio per il dono di Sua Madre. È il Cuore che riassume tutti gli accenti e i toni più belli della maternità. Madre di Gesù e Madre nostra: di noi, accolti come figli nel dolore infinito del Venerdì Santo, come ultima eredità di amore del Crocifisso.

A Lei affido il cuore di tutte le nostre mamme.

[Tratto da “Maria di Fatima”, rivista del movimento Famiglia del Cuore Immacolato di Maria (rivistamariadifatima@yahoo.it)]

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ZENIT Staff

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