Prendersi "cura" della scuola è un compito irrinunciabile

La lettera aperta di mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, a dirigenti scolastici e insegnanti

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È una pagina forte, ricca, vibrante, la lettera aperta che mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, ha inviato nei giorni scorsi ai dirigenti scolastici ed insegnanti, in occasione dell’avvio della apertura della Scuola. Un messaggio, quello del presule, che per i suoi contenuti è trasferibile ad ogni docente e responsabili didattici, che si preparano  a trasmettere il proprio contributo, culturale e formativo, ai tanti studenti pronti alla loro avventura annuale tra i banchi, in ogni località del Paese.

Nonostante metta in rilievo le tante criticità presenti nel mondo scolastico e in particolare in quello dei giovani, la lettera di mons. Bertolone offre una via per alzare la testa e aprire nuovi spazi di rinascita educativa, sociale e morale. La voce dell’arcivescovo diventa così un grido autorevole di speranza, quando invita i professori, i dirigenti, le famiglie a fare rete per la tutela della dignità degli allievi, spesso soli e privi di ogni ragione di vita.

Nella prima parte, il presule sottolinea il valore straordinario della formazione personale e lamenta la perdita dei riferimenti valoriali, in nome di autonomia fine a se stessa: “Carissimi dirigenti scolastici e insegnanti, mi rivolgo a voi all’inizio di questo nuovo anno scolastico anzitutto per ringraziarvi di quello che fate, del delicato ministero che svolgete con dedizione”.

Bertolone cita le parole di Simone Weil che riecheggiano una parabola evangelica: «Gli studi scolastici sono come il campo che racchiude una perla: per averla, vale la pena di vendere tutti i propri beni, nessuno eccettuato, al fine di poter acquistare quel campo». La filosofa francese, con la sua metafora, porta a guardare con un’ottica diversa l’anno scolastico incipiente perché ci ricorda semplicemente, l’importanza della scuola, in specie in un contesto culturale, quale quello presente, segnato da scetticismo e da individualismo che sgretolando i capisaldi dell’educazione riducendola a mera trasmissione di conoscenze e abilità tecniche, consegnando così il singolo alla assoluta autonomia senza riferimenti valoriali oggettivi che lo orientino sul piano etico e sociale, e confinandolo in sé, lo fanno prigioniero della propria libertà illimitata.

Questo avviene in una società che per molto tempo è andata fiera del benessere raggiunto e dello sviluppo conseguito e per questa via è arrivata a pensarsi autonoma dalle sue radici, inclusi valori ed ideali. Forse anche per questo alle urgenze poste dalla nostra epoca per l’educazione e la formazione dei giovani non sembrano essere state date risposte concrete e convincenti.

Sublime e paterno l’appello agli insegnanti, perché ritrovino il gusto della missione pedagogica che apre alla vita. Anzi, la scuola da risorsa pare essere divenuta marginale, un problema addirittura, con gravi conseguenze dal punto di vista sociale. Ne sono prova la diminuzione degli investimenti e delle risorse destinate all’educazione e alla cultura e la contemporanea insorgenza di vari malesseri a livello dei docenti e la diffusione, a livello giovanile, di modelli facili di successo, per i quali può risultare superflua qualsiasi seria preparazione intellettuale e morale.

C’è un bisogno estremo di maestri, di buoni maestri, di gente che non insegni solo per professione, ma che creda che quello che fa è una missione che deve far crescere allievi non servili, non interessati soltanto al nozionismo, ma anzitutto alla vita. Prendersi “cura” della scuola è un compito irrinunciabile: è ad essa che occorre guardare quale bene di tutti e di ciascuno, operando nella prospettiva della sua concreta valorizzazione, del suo progressivo e coerente rinnovamento, della piena attuazione della libertà di educazione e di istruzione.

Mons. Bertolone chiude citando Maritain e il crimine spirituale perpetrato nei confronti dei giovani, lasciati spesso nel vuoto più assoluto. Poi la sua benedizione e preghiera, offrendosi come compagno di viaggio nella nuova missione che attende tutti gli operatori della Scuola.

Ignorarlo significherebbe macchiarsi di un delitto, come preconizzato già nel 1959 da Jacques Maritain: “Tra i giovani si fa sentire il vuoto, il nulla completo di ogni valore assoluto e di ogni fede nella verità nella quale la gioventù è posta dall’intellighenzia al potere e da una educazione scolastica e universitaria che in generale, malgrado molte eccezioni individuali, tradisce allegramente la sua missione essenziale. La gioventù contemporanea è stata sistematicamente privata di ogni ragione di vita. E questo è un crimine spirituale”.

 All’inizio del nuovo anno scolastico, allora, rinnovo ad ognuno di voi l’augurio più sincero per il prezioso servizio prestato tra sacrifici, ed a volte privazioni, ed assicuro a tutti la mia preghiera e la benedizione, confidando di avere occasione di incontrarvi, insieme con i vostri alunni e con le famiglie, ed offrendo fin d’ora non solo vicinanza ed affetto, ma la disponibilità ad essere, se lo vorrete, vostro compagno di viaggio nella nuova missione che vi attende”.

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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